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Nagorno Karabakh. Bombardata la capitale, scontri lungo tutto il confine

Nel Nagorno Karabakh nella notte si sono registrati aspri combattimenti lungo l’intera linea di confine con l’Azerbaijan. La capitale della repubblica che rivendica l’indipendenza, Stepanakert, è stata ancora oggetto di bombardamenti notturni da parte dell’Azerbaigian. Quasi ogni ora, sono suonate le sirene d’allerta in tutta la città, sottoposta ad oscuramento nel tentativo di rendere più difficile ai droni colpire. Secondo le agenzie i bombardamenti sono proseguiti fino all’alba.

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, in un’intervista all’emittente televisiva britannica “Sky News”, ha evidenziato che le azioni della Turchia e dell’Azerbaigian sono equivalenti a un “attacco terroristico” nel Nagorno-Karabakh e sono un proseguimento del genocidio armeno. “Quello che stiamo affrontando è un attacco terroristico internazionale azerbaigiano-turco”, ha detto Pashinyan. “Per me non vi è dubbio che questa sia una politica volta a proseguire il genocidio armeno e a ripristinare l’impero turco”. L’Armenia, come noto, sostiene apertamente la rivendicazione di indipendenza del Nagorno Karabakh.

Dal canto suo il ministero della Difesa azerbaigiano, replica con un bollettino sui combattimenti in corso secondo cui le milizie del Nagorno Karabakh hanno riportato diverse perdite. “Nella notte del 7 ottobre, combattendo lungo l’intera linea del fronte, le nostre truppe hanno condotto operazioni di combattimento in varie sezioni al fine di consolidare il successo ottenuto negli ultimi giorni. Sono stati registrati attacchi di artiglieria da entrambe le parti. A seguito degli attacchi di artiglieria che ieri abbiamo inflitto al nemico è stata distrutta una postazione di osservazione vicino all’area dove opera il quinto reggimento. Ci sono diverse vittime e feriti”.

L’Azerbaijan come noto è materialmente e militarmente sostenuto dalla Turchia, la quale si guarda ben dal cercare una tregua o un cessate il fuoco puntando ad una vittoria militare sul campo per mettere fine all’indipendenza del Nagorno Karabakh e concretizzare il suo pluridecennale progetto di un’area turcofona nella regione con molte ambizioni nelle repubbliche asiatiche ex sovietiche (oltre all’Azerbijan ci sono il Turkmenistan e Uzbekistan).

Ma, secondo il sito specializzato Startmag, anche Israele sta svolgendo un ruolo rilevante nel conflitto visto che si serve dell’Azerbaijan come base per le sue missioni di Intelligence in funzione anti iraniana. Non solo: Tel Aviv ha stabilito un importante partenariato energetico e non ha mai riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno del 1915, a causa della sua partnership con Ankara.

Dal canto suo l’Armenia beneficia sia degli aiuti della Russia, che ha una base militare e 3000 soldati a Gumri e una base area di Erebuni, sia da parte dell’Iran, da sempre in tensione con l’Azerbaijan che potrebbe esercitare un’attrazione sulle proprie popolazioni azere sul territorio iraniano e dall’altro lato cerca di contrastare la crescente influenza turca e israeliana su quel paese e nell’area.

Non è un mistero la preoccupazione dell’Iran per il fatto che l’Azerbaijan ha comprato molte armi da Israele, come il nuovo missile balistico LORA da 300 km di gittata.

La Russia al momento continua ad insistere su una soluzione diplomatica che appare del tutto irrealistica e lontana. Mosca è intervenuta tramite Il portavoce Dmitrij Peskov: in questa fase “siamo molto attivi dal punto di vista diplomatico”, sottolineando come “la Russia è uno dei Paesi che può mediare per la soluzione di questo conflitto. Rimaniamo estremamente preoccupati per quello che sta succedendo e crediamo che le parti debbano cessare il fuoco e sedersi al tavolo dei negoziati”.

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