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Bolivia. Un nuovo colpo di Stato in caso di vittoria elettorale del MAS?

Da diversi mesi la destra nazionalista e conservatrice boliviana sta tentando, a tutti i costi e in tutti i modi possibili, di far fuori dalla corsa elettorale il candidato del Movimiento al Socialismo (MAS), Luis Arce.

Le oligarchie neoliberiste della destra, guidate dal leader golpista Luis Fernando Camacho e dall’ex-presidente (2003–2005) Carlos Mesa, hanno più volte fatto appello ad un intervento esterno dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per la sospensione delle elezioni in Bolivia, dopo tre rinvii (da marzo a maggio, poi a settembre ed infine a ottobre).

Queste frange sono decisamente intimorite da un ritorno al governo del MAS, dopo il colpo di Stato ai danni dell’ex presidente, legittimamente eletto, Evo Morales nel novembre 2019. A poco meno di due settimane dal voto (il prossimo 18 ottobre), la vittoria del MAS, alleato con la Central Obrera Boliviana e il Pacto de Unidad, si fa sempre più concreta e tangibile, configurandosi come una vera e propria occasione di riscatto per quelle masse operaie, contadine e popolari che grazie ad Evo Morales avevano avuto rappresentanza politica ed ottenuto un miglioramento economico e sociale della propria condizione di vita.

Tutti i sondaggi elettorali indicano il grande distacco dei candidati del MAS, Luis Arce e David Choquehuanca, con circa il 42% delle preferenze, dagli altri candidati, in particolare quelli di Comunidad Ciudadana, Carlos Mesa e Gustavo Pedraza, con il 26% e quelli dell’alleanza Creemos, Fernando Camacho e Marco Pumari, fermi al 20%.

L’auto-proclamatasi presidentessa de facto, Jeanine Añez, ha ritirato la sua candidatura con il fronte Juntos venti giorni fa e, oltre ad aver perso quattro ministri che si sono dimessi nei giorni scorsi, è stata abbandonata anche dai suoi alleati politici.

I partiti che l’hanno sostenuta, in particolare l’Unidad Nacional di Samuel Doria e il Movimiento Demócratas del governatore Ruben Costas, hanno deciso di dare il proprio sostegno a Carlos Mesa e Fernando Camacho, rispettivamente.

Questo per provare a fermare l’avanza del MAS e una sua vittoria al primo turno. Infatti, l’ordinamento giuridico boliviano stabilisce che, se uno dei candidati ottiene la maggioranza assoluta o un voto superiore al 40% con una differenza del 10% sul secondo, non è necessario un secondo turno tra i due più votati.

La destra estremista e i settori della gerarchia militare, promotori del colpo di Stato del novembre 2019, hanno avviato una serie di operazioni in diversi dipartimenti, in particolare Santa Cruz e Cochabamba, volte a creare una situazione di paura generalizzata tramite azioni violente e criminali.

Si tratta dello stesso copione più volte messo in atto in Venezuela, mentre i media mainstream internazionali e le marionette dell’imperialismo statunitense – dal segretario dell’OSA Luis Almagro ai senatori repubblicani Ted Cruz o Marco Rubio – si preparano alla reazione coordinata da Washington e diretta dal Segretario di Stato Mike Pompeo.

Qualche giorno fa, il quotidiano britannico The Morning Star ha pubblicato un articolo sugli attacchi terroristici che gruppi di estrema destra stanno preparando in Bolivia, tra cui alcuni contro osservatori elettorali internazionali, con l’obiettivo di attribuirli ai membri del MAS ed impedirne la vittoria elettorale.

Il seguente articolo, a cura redazione della REDCOM e pubblicato sul sito Kaos en la red, fornisce i dettagli sulle responsabilità degli apparati militari nella programmazione e nell’organizzazione di queste azioni violente e sul rischio concreto di un potenziale nuovo colpo di Stato in caso di vittoria del MAS. Le prossime settimane, il risultato delle elezioni e i giorni successivi saranno decisamente importanti per il futuro del popolo boliviano.

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I documenti forniti da colleghi boliviani alla redazione della Red de Comunicación Popular REDCOM, rivelano una lista con nomi, cognomi e gradi di militari boliviani in servizio attivo [personale militare delle Forze Armate che ha scelto la carriera militare come professione abituale, ndt] e passivo [militari in congedo che, senza perdere il loro grado, lasciano le Forze Armate permanenti ed entrano nei ranghi di riserva delle rispettive forze, ndt] – dipendenti dal governo golpista di Jeanine Añez – che sarebbero dietro l’organizzazione di situazioni di estrema violenza per impedire lo svolgimento delle prossime elezioni in Bolivia.

Questi scenari di violenza saranno registrati prima, durante e dopo le elezioni. L’obiettivo principale sarà quello di impedire ad ogni costo il ritorno delle forze popolari al governo.

L’asse centrale di questi scenari è l’assemblea dei “falsi positivi” [nel linguaggio militare, un “positivo” rappresenta un nemico sconfitto; i “falsi positivi” sono individui presi con la forza, sequestrati e assassinati per mano dell’esercito nazionale, poi camuffati da guerriglieri per esaltare i risultati repressivi dell’esercito ed alimentare la propaganda mediatica contro gruppi organizzati, ndt] su cui i ministri del Governo e della Difesa lavorano da molti mesi. L’obiettivo finale, sempre che Movimiento al Socialismo (MAS) vinca le elezioni, è un nuovo colpo di Stato in Bolivia.

Sotto il titolo di “informazioni complementari”, i documenti ricevuti dalla Bolivia descrivono l’identità di undici militari in servizio passivo che si muovono in azioni di repressione contro i movimenti sociali e il MAS.

Queste cospirazioni militari hanno come centro operativo l’Agenzia Nazionale degli Idrocarburi (ANH) e sono le Riserve Attive: il Colonnello Ramiro Eduardo Calderón De La Riva Lazcano, il Colonnello Edwin Ivan Suaznabar Ledesma, il Colonnello Saúl Torrico Peredo, il Colonnello Luis Sagredo Torrico, il Colonnello Grober Quiroga Gutierrez.

La lista continua con altri militari che non hanno potuto essere identificati con i loro gradi, sono tutti raggruppati nella 12° Loggia di Rinnovamento del Generale Alcalá e che loro sono i seguenti: Marcelo Gandarillas, Ariel Alcides Canaza Gómez, Roger Hurtado Lazo, Osar Guillen, Alvaro Rueda Peredo, David Paukara Poma.

Le fonti consultate da REDCOM dopo aver ricevuto i documenti, sottolineano che i militari “di orientamento nazionalista di destra e ultra-destra” hanno lavorato duramente, per un mese, per raccogliere informazioni preziose per la loro azione. Queste includono informazioni sensibili sugli hotel dove alloggeranno gli osservatori elettorali internazionali, compresi i dettagli su come accedervi, in modo che possano localizzare le bombe e “lasciare tracce che incriminino il MAS”, se viene dato il via libera.

A questa stampella militare si aggiungono i media, attraverso mezzi concentrati, da dove costruiscono una realtà fittizia e manipolano le soggettività.

Dallo scorso luglio e soprattutto da agosto – quando un blocco stradale nazionale che chiedeva le elezioni generali del 3 settembre, come sottolineato dalla legge approvata dalla Asamblea Legislativa Plurinacional (ALP), ha dovuto alla fine rinunciare alle sue posizioni ed accettare le elezioni per il 18 ottobre – il governo attraverso il Ministero della Pubblica Sicurezza e il Ministero della Difesa, rispettivamente, non hanno smesso di lanciare un’offensiva mediatica con l’obiettivo di installare i seguenti slogan infondati nella popolazione: “Il MAS attiva gruppi irregolari per generare violenza e influenzare la democrazia” oppure “MAS si prepara ad attivare la violenza il 18 ottobre, una volta noti i risultati che saranno loro sfavorevoli alle elezioni generali”.

Oltre ai militari e ai media, il governo di fatto ha due ministri. I ministri del Governo de facto, Arturo Murillo, e della Difesa, Luis Fernando López, che hanno seminato le condizioni per i “falsi positivi” menzionati. In questo senso, esaminiamo alcune delle azioni che si sono svolte: l’attribuzione al MAS del bombardamento delle antenne di telecomunicazione a El Chapare e Santa Cruz (da giugno a luglio), il sequestro di più di 126.000 munizioni calibro 22 a Cochabamba, accusando il MAS di preparare azioni di guerriglia (agosto) o che i leader del MAS sono responsabili di alcuni incendi nella Chiquitanía Amazon (settembre).

Sono stati registrati nelle ultime settimane due strani e insoliti spostamenti da parte del personale militare attivo e passivo delle Forze Armate, si legge nel documento. In primo luogo, un incontro a scopo esplorativo nel Chapare.

Giovedì e venerdì 24 e 25 settembre si sono tenuti incontri riservati tra Fernando López (Ministro della Difesa), Sergio Orellana (Comandante in Capo delle Forze Armate), Rubén Salvatierra (Comandante dell’Esercito) e il Colonnello Javier Espinoza Daza (Comandante di Divisione della Chapare).

Alla riunione della mattina del 24 settembre, che si è svolta dalle 9:00 alle 13:00, hanno partecipato tutti i presenti, tranne il Comandante dell’Esercito, che è stato convocato per il pomeriggio. Mentre tutti erano presenti all’incontro del pomeriggio del 24 e venerdì 25, segnala il documento nelle mani di REDCOM.

L’obiettivo di questi incontri è stato quello di analizzare le informazioni già raccolte sul campo dall’intelligence militare e che sono state approfondite nell’area del Chapare, per più di due settimane, secondo le fonti militari consultate.

Da questi incontri, alcuni dati ottenuti dalle nostre fonti sono sorprendenti. Ci riferiamo al lavoro esplorativo di due stazioni radio, Kausachum Coca e Soberanía, dove si presume che armi ed esplosivi siano nascosti nei locali di entrambe le stazioni; la presenza delle Forze Speciali di Operazioni Speciali (F-10) in una cinquantina; la presenza delle Forze Speciali di Challapata, del dipartimento di Oruro, arrivate due settimane fa.

Queste forze sono sotto il comando del maggiore Santiesteban, figlio del generale Santiesteban, che è stato coinvolto nelle azioni del governo di Evo Morales nel 2008-2009. E infine, ma non meno importante, il dispiegamento attivo di militari passivi e il coordinamento con i gruppi paramilitari.

Questi militari passivi sono organizzati intorno al Coordinamento Militare Nazionale (CNM) – con un orientamento nazionalista di destra e ultra-destra – in diretto rapporto con il Ministro della Difesa e, anche se può sembrare strano, anche con l’ex leader civico Luis Fernando.

Il documento descrive anche i quadri militari che guidano la CNM, quelli che “lavorano da un mese” intorno a 3 obiettivi operativi fondamentali: nel lavoro per ottenere informazioni sugli alberghi dove alloggeranno gli osservatori internazionali per le elezioni generali; nella raccolta di informazioni su questi alberghi e sul loro contesto esterno, cioè sulle vie di accesso, e nella collocazione di ordigni esplosivi negli alberghi, sia all’interno che all’esterno.

Il documento non solo elenca i militari coinvolti nel complotto contro le istituzioni in Bolivia, ma sottolinea anche i ruoli che alcuni di loro svolgeranno. Il Colonnello in servizio passivo (SP) Oscar Pacello Aguirre, avrà il compito di progettare il piano e di trovare il luogo esatto per effettuare le esplosioni, lasciando tracce che incriminano il MAS. Questa azione cerca di incriminare il MAS e di provocare una reazione da parte della società a causa degli effetti sui civili, se possibile sui bambini.

Il Colonnello (SP) Julio Cesar Maldonado Leoni, sarà incaricato di lanciare la notizia micidiale (non hanno detto quale) da 3 diversi Paesi come un fatto indagato. Il Generale (SP) Marco Antonio Bracamonte ha il compito di mobilitare i membri delle chiese cristiane che chiedono la pace.

“Chiqui” e “Toboaldo Cardozo” (SP) sono responsabili dei collegamenti con i gruppi paramilitari di Santa Cruz (Unión Juvenil Cruceñista), Cochabamba (Juventud Kochala) e La Paz (La Resistencia).

Il Maggiore Generale Iván Hilarión Alcalá Crespo, direttore dell’ANH e uomo strettamente legato all’ambasciata statunitense, è responsabile della fornitura di veicoli e carburante ai militari nel settore passivo.

Secondo quanto è noto, quattro sarebbero gli obiettivi centrali delle azioni terroristiche: boicottare lo svolgimento delle elezioni e creare una massiccia richiesta di sospensione o annullamento delle elezioni; in secondo luogo, innescare la condanna da parte dei social e dei media dei danni collaterali ai civili che sarebbero stati causati dalla detonazione dell’esplosivo; inoltre, premere per le elezioni che saranno indette tra un anno, sostenendo che non ci sono garanzie nel Paese a causa delle violenze organizzate dal MAS; infine, chiedere che il governo sia consegnato all’esercito.

Si dice che il Colonnello in pensione Mario Alberto Almeida Salas, che fornisce anche le risorse economiche, prenderà il controllo generale. Infine, la chiusura della Asamblea Nacional Legislativa e l’annuncio della Refundación de la República.

Di fronte a questo contesto destabilizzante e golpista, l’ex presidente della Bolivia, Evo Morales, facendo eco alle notizie dei media alternativi, ha messo in guardia da questi possibili eventi violenti per impedire le prossime elezioni nel Paese e chiede con urgenza alla comunità internazionale di monitorare la situazione.

Le informazioni sull’organizzazione di situazioni violente per impedire lo svolgimento delle elezioni in Bolivia sono molto preoccupanti”, ha scritto Evo questo sabato sul suo account Twitter.

Le sue dichiarazioni si riferiscono principalmente a due pubblicazioni, una del quotidiano britannico The Morning Star, che venerdì aveva riferito che gruppi violenti legati ai paramilitari di estrema destra in Bolivia stavano preparando attacchi terroristici da attribuire al MAS e impedirne la vittoria elettorale.

Il secondo, pubblicato dal nostro media alternativo REDCOM, dove abbiamo riportato il rapporto esclusivo ricevuto dalla Bolivia e realizzato da gruppi di intelligence dello Stato, guidati da civili e militari che sono dalla parte della Costituzione e della democrazia.

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