Un documento recentemente desecretato della sicurezza nazionale americana, a cui 7.30 (un programma della ABC, NdT) ha avuto accesso in anticipo, rivela dettagli, prima d’ora coperti da segreto, dell’amministrazione Trump per la regione indopacifica.
Nei primi mesi del 2018 Donald Trump ha sostenuto una strategia per la regione indopacifica sviluppata dal Consiglio di Sicurezza Nazionale durante il 2017.
7.30 ha ottenuto una copia delle istruzioni di sicurezza nazionale preparate dalla Casa Bianca.
Il documento era stato classificato come “segreto” e “da non mostrare a stranieri”. È stato ufficialmente desecretato la settimana scorsa – 30 anni prima della prassi in questi casi – e sarà ufficialmente reso pubblico mercoledì (13 gennaio 2021 NdT)
“Questo è un documento estremamente importante. È straordinario che sia pubblicato con decenni d’anticipo”, dice Rory Medcalf, capo del National Security College alla Australian National University.
“Penso che sia un segnale sul tipo di continuità che il ‘governo permanente’ degli Stati Uniti, o i suoi dirigenti se si preferisce, vogliono vedere nelle relazioni fra gli Stati Uniti e l’area indopacifica, incluso gestire il potere della Cina”.
Fonti di Washington vicine allo sviluppo della strategia dicono che l’Australia ha avuto un’influenza significativa nel documento, come lo stesso Giappone.
Malcolm Turnbull era primo ministro all’epoca e il suo governo stava valutando le ambizioni della Cina sulla regione.
Una fonte dice che la Casa Bianca guardava da vicino cosa stesse facendo l’Australia nella regione e “ha inserito direttamente nella strategia alcune lezioni di Turnbull e dei suoi ministri”.
“Una conclusione immediata che possiamo cogliere da questa cornice strategica è che si tratta di una strategia guidata dall’alleanza”, dice il professor Medcalf.
“In qualche modo, la strategia è una visione di followership americana, piuttosto che di leadership americana”.
Ora, nei giorni della fine della presidenza di Trump, la decisamente insolita pubblicazione rivela che coloro i quali sono coinvolti nella gestione della politica degli USA vogliono che l’architettura strategica sia esplicita e pubblica.
In parte, questa scelta sarebbe fatta per contrastare la tesi secondo cui la presidenza Trump non abbia avuto alcuna strategia.
Una fonte estremamente vicina a questa strategia ha riferito a 7.30 che questo è da intendersi anche come rassicurazione ai partner alleati degli USA, inclusa l’Australia, che “non stiamo scomparendo ma, al contrario, raddoppiamo” nell’indopacifico.
Più di dieci pagine parzialmente censurate formano il documento che mette in luce le priorità strategiche degli USA nell’area.
Il linguaggio del documento sarà probabilmente visto da Pechino come una conferma delle proprie tesi riguardo al tentativo degli Usa di “contenere la Cina”.
“Questa cornice strategica è estremamente esplicita riguardo alla Cina – non aggressiva ma sicuramente molto rigida”, dice il professor Medcalf.
“Non si fa illusioni sulla natura del potere cinese o del modo assertivo con cui la Cina sta usando il suo potere”.
La strategia è votata a “ideare e attuare una strategia di difesa in grado, ma non limitata a: (1) negare alla Cina il dominio aereo e marittimo rivendicato all’interno della ‘prima catena di isole’ in caso di conflitto; (2) difendere le prime nazioni insulari, inclusa Taiwan; e (3) dominare tutti i territori al di fuori della prima catena di isole”.
“Questo è un chiaro segno degli Usa che vogliono mantenere la loro posizione con Taiwan, con i partner e gli alleati nel Mare cinese meridionale, con il Giappone, con la Corea, mantenendo davvero l’integrità di queste relazioni e proteggendoli dall’assertività e dell’aggressione cinese”, dice il prof. Medcalf.
Alcune fonti dicono che la parte del documento su Taiwan deve essere letta come l’impegno degli USA a continuare a rappresentare un deterrente e, se necessario, respingere l’incursione cinese a Taiwan, piuttosto che solo un intento.
Il documento parla del bisogno di allineare “la nostra strategia indopacifica con quella dell’Australia, dell’India e del Giappone”, approfondire la cooperazione trilaterale con Giappone e Australia e una relazione quadrilaterale di sicurezza con l’India – tutte mosse che sono state fatte da quel momento.
L’obbiettivo americano con l’India è di “accelerare la crescita dell’India e la capacità di essere un fornitore netto di sicurezza”, costruendo “delle fondamenta più forti per la cooperazione per la difesa e l’interoperabilità; espandere il nostro commercio di armamenti e la capacità di trasferire tecnologie militari”, e di “offrire supporto all’India attraverso canali diplomatici, militari e di intelligence – per aiutarla a confrontarsi con le sfide continentali come i contrasti sui confini con la Cina”.
Sulla Corea del Nord, il documento dice che l’obbiettivo è di “convincere il regime di Kim che l’unico modo di sopravvivere è di rinunciare al suo potere nucleare”.
“Questa strategia poneva veramente in alto l’asticella volendo disarmare la Corea del Nord, fungere da deterrente per la Cina, investire nella regione, liberare gli investimenti privati e rafforzare le democrazie” dice il prof. Medcalf.
“Chiaramente in alcune delle misure gli Stati Uniti non hanno avuto successo”.
“Penso che sia importante notare che questa strategia aspirava a un irrealistico primato americano nell’indopacifico, mentre ritengo che la realtà è che gli Usa sono semplicemente potenti e di supporto agli alleati quando è necessario esserlo”.
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