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Argentina. L’ex presidente Macri sotto accusa per il prestito del FMI

L’Ufficio Anticorruzione (Oficina Anticorrupción) dell’Argentina ha presentato una denuncia contro l’ex presidente Mauricio Macri per cattiva gestione fraudolenta aggravata a danno della pubblica amministrazione e appropriazione indebita.

L’attuale presidente Alberto Fernandez ha annunciato lunedì 3 marzo che sta intentando una causa contro il governo del suo predecessore per il prestito di 55 miliardi di dollari concesso dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e il grande indebitamento estero con creditori privati. Inoltre, ha incaricato le autorità competenti di determinare “chi sono stati gli autori e i partecipanti della più grande amministrazione fraudolenta e della più grande appropriazione indebita di fondi nella nostra memoria”.

I rapporti della Banca Centrale Argentina e l’audit dell’Ufficio Generale di Controllo della Nazione colpiscono l’ex ministro delle Finanze Nicolás Dujovne, l’ex ministro delle Finanze Luis Caputo e gli ex capi della Banca Centrale Adolfo Struzenegger e Guido Sandleris. I reati di cui è accusato Macri sono “frode per amministrazione fraudolenta aggravata dall’essere commessa a danno della pubblica amministrazione” e “appropriazione indebita di fondi pubblici”.

Secondo il testo della denuncia: “Il 20 giugno 2018, il FMI ha approvato un nuovo prestito, che era destinato a regolare la formazione di attivi stranieri, a danno dello Stato argentino e di tutto il popolo della Nazione, che con l’indebitamento ha sovvenzionato i profitti degli speculatori per decisione dell’accusato”.

Gli imputati hanno fatto ricorso a diverse condotte descritte nella denuncia, dall’evitare il rispetto delle procedure legali per la decisione dell’indebitamento, evitando il Congresso Nazionale, alla falsificazione degli obiettivi del prestito. Quello che è certo è che tra maggio 2018 e fino a quando sono stati tardivamente ristabiliti controlli di cambio più severi nell’ottobre 2019, sono stati erogati quasi 44.500.000 dollari dell’importo totale concordato con il FMI”.

Questi fondi, insieme alle riserve internazionali, hanno fornito una fuga di capitali del settore privato che ha raggiunto 45.100.000, un deflusso di capitale speculativo per 11.500.000 e servizi di debito (pubblico e privato) per 36.900.000 dollari. Il processo è stato spurio perché le autorità non hanno optato per nessun’altra misura per evitare la domanda eccessiva di dollari e la fuoriuscita di questi dal mercato locale, garantendo con la loro deliberata passività la presa di profitto degli speculatori a spese del patrimonio pubblico…”.

Non si ricorse né allo scambio compulsivo di titoli né al controllo dei cambi (che tante volte fu usato a danno dei piccoli risparmiatori nazionali) finché, negli ultimi anni del governo, i profitti, la loro dollarizzazione e la fuga furono garantiti agli speculatori”.

Mauricio Macri nella sua veste di Presidente della Nazione; Nicolás Dujovne, nel suo ruolo di Ministro delle Finanze; Luis Andrés Caputo nella sua doppia veste di Ministro delle Finanze e Presidente della Banca Centrale […] e infine Adolfo Sturzenegger e Guido Sandleris come presidenti della Banca Centrale della Repubblica Argentina, erano incaricati dell’amministrazione dei beni e degli interessi pecuniari altrui”.

Tutti loro “hanno violato i doveri del loro ufficio, non avendo richiesto alla Legislatura Nazionale l’autorizzazione preventiva a contrarre il prestito con il FMI (sezioni 75, paragrafo 4 e 7 della Costituzione Nazionale), ed eludendo l’inclusione del prestito per l’importo corrispondente nella legge di bilancio (sezione 60 della legge 24.156), omettendo di tradurre documenti essenziali in forma legale (sezione 6 della legge n. 20.305)”.

In conclusione, “è stato un programma calcolato ed eseguito con lo scopo di generare uno straordinario trasferimento di beni dal settore pubblico a un gruppo selezionato del settore privato, a scapito dell’interesse del popolo argentino, che dovevano fedelmente gestire e custodire”.

Da Telesur

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