Appare davvero paradossale che sia la magistratura di “un’ex colonia” – per certi spagnoli l’indipendenza dell’America Latina è solo un brutto incidente della storia –a imporre a Madrid la persecuzione della classe dirigente franchista, mai punita e giudicata dopo l’ambiguo e opaco processo che alla fine degli anni ’70 portò il regime di Francisco Franco a spogliarsi delle sue vecchie forme dittatoriali per adottare caratteristiche parlamentari più consone all’inserimento del paese e della sua elite all’interno dell’Unione Europea e della Nato.
Eppure è proprio ciò che sta accadendo. Infatti nei giorni scorsi la sezione argentina dell’Interpol ha comunicato ai colleghi di Madrid l’ordine di detenzione preventiva al fine di estradarli di ben 19 importanti dirigenti franchisti, imputati in una risoluzione del magistrato argentino Maria Servini de Cubria che guida l’inchiesta sui crimini del fascismo spagnolo. Tra i personaggi colpiti dall’ordine di arresto ci sono gli ex ministri Rodolfo Martin Villa, Licinio de la Fuente, Alfonso Osorio e José Utrera Molina (dirigente della Fondazione Francisco Franco). Tutti importanti dirigenti del partito unico franchista (e in alcuni casi parenti di esponenti del governo attuale e dei dirigenti del Partito Popolare), mai giudicati in virtù dell’impunità garantita loro dall’autoriforma del regime dopo la morte del ‘caudillo’. In tutto il provvedimento coinvolge sette ex ministri di Madrid, due ex alti magistrati, otto poliziotti, un medico e un avvocato.
Alcuni di loro firmarono le condanne a morte dell’antifascista catalano Salvador Puig Antich e degli ultimi cinque dissidenti politici fucilati dal regime nel settembre del 1975. Altri sono i responsabili politici della strage di Gasteiz, la città basca dove il 3 marzo del 1976 la polizia sparò contro una folla di operai in sciopero riuniti in assemblea in una chiesa, causando cinque morti e 150 feriti. Altri ancora sono dei noti torturatori dell’epoca.
L’ordine di arresto della sezione argentina dell’Interpol è stato spiccato dopo che il 31 ottobre scorso il giudice de Cubria aveva ordinato l’arresto e l’estradizione di 20 funzionari della dittatura, accusati di reati gravissimi quali l’omicidio, il sequestro, la tortura e la sottrazione di minore. Secondo il magistrato argentino i delitti attribuiti agli imputati sono da considerarsi “crimini contro l’umanità” nei confronti dei quali l’azione penale è imprescindibile e i responsabili sono soggetti al perseguimento attraverso l’applicazione del principio di giurisdizione internazionale. Un modo giuridico per dire che, visto che la Spagna non li ha voluti giudicare e punire, gli aguzzini e i mandanti del regime franchista verranno puniti in Argentina.
Ma dal 4 novembre scorso, giorno in cui da Buenos Aires è partito l’ordine di arresto, a Madrid nulla si è mosso. “C’è da sperare che si proceda alla detenzione degli imputati nella maniera più rapida possibile perché c’è il rischio di fuga o di inquinamento delle prove” ha spiegato al quotidiano Publico l’avvocato delle vittime del franchismo Maximo Castex. Comunque i tempi saranno sicuramente lunghi: c’è da aspettare, ammesso che gli imputati vengano arrestati, che sulla vicenda si pronunci il Consiglio dei Ministri Spagnolo decidendo che della vicenda venga investito il potere giudiziario di Madrid. A quel punto dovrà essere formata una corte che eventualmente potrebbe decidere misure cautelari nei confronti dei personaggi finiti nel mirino della magistratura argentina. E i pregressi non lasciano ben sperare.
Nel settembre dello scorso anno infatti de Cubria aveva trasmesso all’Interpol l’ordine di arresto e di estradizione dei primi quattro imputati nella sua inchiesta. Essendo due di loro nel frattempo defunti, l’azione penale è proseguita nei confronti delle ex Guardia Civil Jesús Muñecas Aguilar e dell’ex ispettore di polizia Antonio González Pacheco, soprannominato “Billy el Niño” (“Billy il Bambino”) e considerato uno dei più feroci torturatori della Brigata Politica Sociale della polizia in epoca franchista. Però i tribunali spagnoli hanno negato a Buenos Aires l’estradizione sia di Pacheco sia di Muñecas Aguilar. Quest’ultimo, nonostante sia implicato nei crimini del franchismo contro gli oppositori politici e poi nel tentativo di colpo di stato realizzato il 23 febbraio del 1981 da ambienti militari a tre anni dalla fine formale della dittatura gode tutt’ora di una consistente pensione.
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