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Francia. La “Generazione Z” scende in piazza contro Macron

Non saremo la generazione sacrificata: esigiamo il diritto al futuro!”. Così si intitola il comunicato congiunto sottoscritto dalle organizzazioni sindacali studentesche e da altri movimenti di studenti e giovani precari che oggi (16 marzo) scenderanno in piazza a Parigi, in corteo dal Ministero del Lavoro al Ministero dell’Istruzione Superiore e della Ricerca, e in numerose città della Francia.

Gli studenti sono vittime di un sistema di welfare fallimentare che non permette loro di essere protetti quotidianamente. Molti di noi vivono sotto la soglia di povertà. Sempre più studenti sono costretti a rivolgersi alle associazioni di distribuzione di pacchi alimentari. Come se non bastasse, la qualità della nostra educazione è in declino. Oggi, più di uno studente su sei abbandona la scuola, i corsi a distanza hanno reso impossibile imparare bene e rafforzato la selezione per fallimento che è già in atto”, scrivono le organizzazioni nel comunicato.

Nel mese di gennaio sono esplose pubblicamente la difficoltà economiche e psicologiche dei giovani, studenti universitari e lavoratori ultra-precari. Diversi casi di tentati suicidi hanno acceso i riflettori sulla situazione di isolamento e precarietà già esistente tra i giovani. A Parigi, centinaia di studenti si sono trovati a fare la coda per ricevere un pacco alimentare, nel silenzio sprezzante del governo francese.

Con 1 giovane su 5 che vive sotto la soglia di povertà, alla precarietà economica si aggiunge il disagio e la sofferenza psicologica dilagante, determinata anche dalla pressione universitaria di non perdere l’anno o rimanere indietro con gli esami, nonostante i mezzi di supporto soprattutto per gli studenti più fragili e in difficoltà non sono stati messi a disposizione in maniera adeguata. Il meccanismo della competizione e della selezione di anni di riforme classiste dell’università ha mostrato tutta la sua brutalità ed infamia, escludendo ed emarginando gli studenti in condizioni precarie.

Un anno fa, il primo lockdown comportò la chiusura delle università e il passaggio a distanza sia della regolare didattica che delle prove di esame; alcune di queste hanno riaperto soltanto nei mesi di settembre ed ottobre, adottando un meccanismo che prevedeva il 50% degli studenti in presenza e l’altra metà a distanza, a settimane alterne. Il secondo lockdown, a fine ottobre, ha azzerato qualsiasi speranza per gli studenti di tornare a vivere a pieno l’ambiente universitario.

Ovviamente la propaganda del governo si concentra sul presunto impegno a voler tutelare la salute dei giovani, mentre la propagazione del virus non sembra dare alcun segno di rallentamento, soprattutto a causa dell’incidenza della cosiddetta variante inglese di Covid-19. Tuttavia, l’obiettivo reale è palese: evitare in qualsiasi maniera ogni forma di aggregazione tra giovani che si trovano a condividere la stessa condizione materiale e sociale, tanto nelle università quanto negli spazi pubblici.

Il coprifuoco alle 18:00 sull’intero territorio nazionale, decretato sine die a dicembre, rende decisamente e concretamente difficile avere i tempi, oltre agli spazi – cinema, teatri, musei, ecc. sono ancora chiusi –, per una vita sociale serena. Le “evacuazioni” da parte della polizia delle quais della Senna a Parigi il sabato pomeriggio, ben prima dell’orario del coprifuoco, sono la dimostrazione plastica dell’assurdità di un potere sempre più autoritario e repressivo di qualunque sfera sociale.

Ancor più drammaticamente paradossale è l’involuzione della didattica a distanza per migliaia di studenti universitari costretti a vivere in cosiddetti studio, piccoli monolocali dai 9 ai 25 metri quadrati (bagno e angolo cottura inclusi), oppure a condividere gli spazi di casa, la connessione ad internet e gli strumenti telematici ed informatici con gli altri membri della famiglia.

In queste condizioni difficili – se non peggiori – molti studenti hanno affrontato gli esami ad inizio gennaio, non senza qualche scelerata assurdità: all’Université Paris 1 la prova di una studentessa al secondo anno di giurisprudenza è stata considerata insufficiente perché ha depositato la sua copia con 2 minuti di ritardo!

Dal punto di vista del mercato del lavoro giovanile la situazione è drammatica e preoccupante poiché, nell’ultimo trimestre del 2020 un quarto dei giovani erano disoccupati, mentre continuano ad affrontare un mondo del lavoro segnato da licenziamenti a cascata. “L’accentuazione delle difficoltà colpisce tutta la nostra generazione, che si ritrova senza protezione sociale. Se la precarietà dei giovani non è un fatto nuovo, la crisi sanitaria ed economica ha amplificato questo fenomeno. Più spesso con contratti precari (contratti a tempo determinato, interinali…), più spesso in prova e duramente esposti all’uber-lavoro, i giovani sono i primi a subire gli effetti della crisi economica sull’occupazione”, si legge nel comunicato.

Per tentare di rispondere a questa crisi, il governo francese ha lanciato a luglio la piattaforma “1 giovane, 1 soluzione” destinata ai giovani di 16-25 anni in cerca di lavoro e che mobilita nel complesso 6,7 miliardi di euro. In realtà, alle imprese verranno concesse ulteriori agevolazioni, con una sovvenzione fino a 4mila euro per ogni giovane impiegato.

Tuttavia, non c’è alcuna garanzia sulla natura, la durata o la remunerazione dei lavori offerti. I giovani sono quindi percepiti ancora una volta come una variabile di aggiustamento di fronte alla crisi economica, facili contratti usa e getta ultra-precari per i datori di lavoro.

Ma non è tutto: un rapporto del Comitato nazionale dei disoccupati e dei precari della CGT ha analizzato le offerte esistenti sulla piattaforma per la città di Saint-Denis nel campo del commercio e dell’edilizia, riscontrando che 173 inserzioni sulle 289 offerte disponibili contengono una menzione non veritiera o confusioni.

Insomma, una truffa in salsa neoliberista, condita con la solita ideologia meritocratica che, in realtà, si configura come precarizzazione generalizzata e disoccupazione di massa, in una logica di concorrenza al ribasso ed atomizzazione individualista. “Rifiutiamo il disprezzo, l’infantilizzazione e la disconnessione di questo governo verso gli studenti e tutta la nostra generazione. Denunciamo la strategia di questo governo che rifiuta di mettere sul tavolo i soldi per permetterci di vivere e costruire il nostro futuro”, conclude il comunicato.

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