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“Kill the bill”. La polizia inglese attacca le manifestazioni

I diritti umani e politici dei paesi “non obbedienti” ai diktat occidentali” sono la scusante per imporre sanzioni o esercitare direttamente l’aggressione (politica o militare).

Ma non contano nulla all’interno dei Paesi che dicono di esserne “paladini”.

Quello che è successo ieri mattina a Londra ne è la dimostrazione più plateale.

Un gigantesco corteo di protesta è stato aggredito dalla polizia. La manifestazione era stata indetta per chiedere l’annullamento della nuova proposta di legge del governo Johnson, che punta ad ampliare in modo abnorme i poteri discrezionali della polizia nella repressione delle manifestazioni. Il corteo era stato denominato “Kill the Bill” (“eliminiamo la legge”, ma in chiara assonanza con la triade di Quentin Tarantino). Decine di persone sono state arrestate.

La legge modifica numerose norme che regolano l’attività di polizia, politiche anticrimine, codice penale e funzionamento dei tribunali. Si trova attualmente in seconda lettura in aula e, se approvata definitivamente, modificherà la legislazione esistente sull’ordine pubblico.

La questione è tutt’altro che minimizzabile, visto che permetterà alla polizia e altre autorità anche locali la possibilità di vietare o interrompere le proteste anche pacifiche, se considerate “suscettibili di portare a disordini”. In pratica un divieto di manifestare fondato sul puro arbitrio.

Polizia e i manifestanti si sono per così dire “scontrati” – ma basta guardare i video per sapere come è andata davvero – dopo che migliaia di persone sono scese nella capitale come parte di varie manifestazioni.

Ci sono state proteste anche separate sotto le bandiere di “Kill the Bill”, Extinction Rebellion, e i “ribelli anti-lockdown” sostenuti da Piers Corbyn, fratello dell’ex leader laburista Jeremy.

La polizia metropolitana ha riferito che 26 manifestanti sono stati arrestati.

Migliaia di persone si erano presentate solo per la protesta Kill the Bill, marciando da Hyde Park a Westminster.

I manifestanti hanno superato Buckingham Palace e sono scesi fino a Parliament Square, di fronte alle Houses of Parliament.

C’era stata una forte presenza della polizia intorno a Whitehall e Downing Street, con un anello di agenti intorno alla statua di Winston Churchill (per timore che potesse essere attaccata, come avvenuto con altri simboli del vecchio potere del passato capitalistico).

Una volta che un gran numero di manifestanti è arrivato a Parliament Square, molti si sono seduti sul prato.

Dopo un po’ di tempo, la maggior parte dei manifestanti ha cominciato a defluire.

Quelli rimasti hanno cantato “vergognatevi” mentre gli agenti in tenuta antisommossa si riunivano per la carica.

LONDON, UNITED KINGDOM – APRIL 3: Police intervene in protesters stopping a delivery truck during the “Kill the Bill” protest held to be opposed for the Police, Crime, Sentencing and Courts Bill, as they gather at Hyde Park and march towards Parliament Square in London, United Kingdom on April 3, 2021. The proposed legislation covers a wide range of issues and would broaden the police’s authority for regulating protests. (Photo by Hasan Esen/Anadolu Agency via Getty Images)

La proposta di legge che i manifestanti vorrebbero “uccidere” è il “Police, Crime Sentencing and Courts Bill“. Darebbe alla polizia in Inghilterra e nel Galles più potere di imporre condizioni alle proteste non violente – comprese quelle ritenute troppo rumorose o fastidiose – con più pesanti multe o pene detentive per i trasgressori.

Nello stesso momento, centinaia di donne hanno partecipato alla “marcia del 97 per cento” da Trafalgar Square al Parlamento, per protestare contro le molestie sessuali sulle donne.

La marcia predeva il nome da un sondaggio condotto da UN Women UK, che ha rilevato come il 97 per cento delle donne tra i 18 e i 24 anni sono state molestate sessualmente. L’indignazione di massa, prima sui social media e poi nelle piazze, è cresciuta sulla scia della morte di Sarah Everard, stuprata e uccisa da un poliziotto.

Durante la protesta del 97 per cento, le donne potevano essere sentite cantare mentre camminavano da Downing Street e si sono riunite in Parliament Square dove sono stati tenuti dei discorsi.

I cartelli portati dalle manifestanti includevano slogan come “educate i vostri figli”, “la misoginia è il virus” e “le ragazze vogliono solo divertirsi – diritti umani fondamentali”.

Diverse donne si sono rivolte alla folla e hanno condiviso esperienze personali di sofferenza, abusi e droghe.

Il gruppo di protesta ambientale Red Brigade, spesso visto alle manifestazioni di Extinction Rebellion, è stato notato a Hyde Park.

Un manifestante nel centro di Londra, Mark Duncan ha detto: “Il governo sta cercando di limitare le proteste – specialmente Black Lives Matter e Xtinction Rebellion – questo è ciò che riguarda questa legge. Vogliamo che le misure previste da questa legge sulle proteste siano annullate“.

La prima protesta Kill the Bill a Bristol, il 21 marzo, era sfociata in una sommossa, e anche le successive manifestazioni del 23 e 26 marzo sono finite in scontri tra polizia e manifestanti. Un’altra manifestazione il 30 marzo si è inveììce svolta pacificamente.

Più di 1.000 persone si sono riunite anche a Bristol per la quinta manifestazione Kill the Bill, sabato.

I dimostranti si sono riuniti al College Green prima di marciare intorno al centro della città.

Un gruppo frammentato ha poi marciato fino alla rotonda di St James Barton prima di chiudere parte dell’autostrada M32.

Nel nord dell’Inghilterra diverse centinaia di persone si sono radunate anche sotto il Grey’s Monument a Newcastle per una protesta “Kill the Bill”.

I dimostranti hanno poi marciato dal monumento attraverso il centro di Newcastle.

Mentre camminavano, hanno cantato: “Le strade di chi, le nostre strade“.

Al Civic Centre molti si sono inginocchiati e hanno tenuto un minuto di silenzio per le vittime dell’oppressione, dopo di che è scoppiato un applauso.

A seguito di un allentamento delle restrizioni in Inghilterra le proteste sono ora legali – a condizione che gli organizzatori presentino una valutazione dei rischi e prendano provvedimenti per garantire che i raduni siano sicuri. Un rovesciamento completo della responsabilità finale che consente alla polizia qualsiasi attacco con imputazione finale dei manifestanti.

La crisi morde, e con la fine dei lockdown le proteste sono destinate ad aumentare. Il governo inglese, così come quelli dell’Unione Europea, si portano avanti con il lavoro per cercare di impedire che le piazze si riempiano. Col terrore, naturalmente. Sono “democratici” e quindi sui “diritti umani” possono fare come vogliono.

P.s. Per avere il quadro esatto di come stia precipitando la situazione, quanto ad aggressività poliziesca, proprio ieri mattina un contingente di agenti ha fatto irruzione in una chiesa cattolica della comunità polacca, a Londra, nella Chiesa del Cristo Re, al grido “questo è un assembramento illegale, siete pregati di tornare a casa altrimenti sarete tutti multati.”  L’ufficiale della polizia londinese, impossessatosi del icrofono del sacaerdote, ha spiegato che anche quello era un assembramento vietato dalla legge sulle misure anti-Covid.

Anche se voi vi credete assolti (e addirittura a messa!) siete lo stesso coinvolti…

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