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C’è sentore di nuova “esplosione sociale” in Cile

Dal 18 di ottobre del 2019 la sollevazione “estallido social” del popolo cileno ha avuto comunque una certa continuità e, con alti e bassi, è ancora in corso, malgrado le difficoltà specifiche causate dalla pandemia.

La quale colpisce duro anche perché il governo Piñera non ha fatto praticamente nulla per sostenere i cileni dal punto di vista sanitario (anzi addirittura i carabineros hanno spesso e volentieri attaccato le brigate mediche di solidarietà che si facevano carico di aiutare i feriti delle manifestazioni. Persino Pablo Sepulveda Allende, nipote del Presidente, medico in queste formazioni, è stato arrestato in questo contesto) e meno che mai dal punto di vista economico e sociale.

Ora, di nuovo, la misura è colma, e il popolo cileno ha di nuovo detto basta ai soprusi. Un’ondata di “cacerolazos” ha riempito tutta la notte di martedì in tutto il Cile. Una grandiosa rumorosissima manifestazione dalle finestre.

In questo caso la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la negazione, da parte del Presidente Piñera, del ritiro del 10% da parte dei pensionati dei propri soldi versati nelle AFP. Piñera ha fatto ricorso al Tribunale Costituzionale (la Costituzione è ancora quella della dittatura, perciò è facile immaginare la sentenza a favore di chi sarà….) per impedire questo che sarebbe il terzo ritiro concesso da luglio 2020.

Cosa sono le AFP? Sono il sistema di fondi pensione che in Cile sono obbligatori ormai da decenni per tutti i lavoratori cileni, salvo che per le Forze Armate, Carabineros ecc. che godono invece di pensioni normali erogate dallo Stato e, ovviamente, consistenti in importi ben al di sopra di quanto incassato dai cileni “normali”.

Sono un sistema perverso che fa entrare tanti soldi nelle tasche di pochi, le solite pochissime famiglie che possiedono il Cile, ed eroga dividendi da fame ai pensionati che sono costretti a lavorare anche in vecchiaia perché non possono sostentarsi con quell’entrata da miseria.

L’esplosione del 2019 è nata dalla scintilla dei 30 pesos di aumento del biglietto della metro e aveva all’odg, oltre alla richiesta di una nuova Costituzione e le dimissioni di Piñera (assolutamente ignorate dall’interessato, che ogni tanto ha offerto la testa di qualche suo ministro, ma la sua se la tiene ben salda sul collo e sul trono), anche l’eliminazione di questo iniquo sistema pensionistico.

Una pausa alla prima onda della ribellione è stata causata dall’accordo con il quale, nottetempo, tra il 14 e il 15 novembre del 2019, i governanti, con la firma di partiti sedicenti “di sinistra”, hanno imbastito una clamorosa truffa facendo credere di aver accettato la richiesta della voce popolare sull’abrogazione e la riscrittura di una nuova Costituzione.

Ma questa è un’altra storia… ancora in corso di definizione.

A maggio del 2020 la nuova esplosione era stata provocata dalla forte crisi, acuita dalla pandemia, per cui la gente, abbandonata a se stessa, senza politiche sanitarie né di sostegno sociale, è scesa rabbiosamente per strada chiedendo, tra le alte cose, le dimissioni di un Presidente criminale (che stava facendo letteralmente morti, feriti e prigionieri nella sua guerra dichiarata contro il popolo) e la possibilità di ritirare, almeno in parte, i propri soldi coercitivamente versati nelle AFP, per far fronte alla necessità di mangiare almeno una volta al giorno.

Costretto dalla mobilitazione di massa, per istinto di sopravvivenza, il governo è stato obbligato a concedere la possibilità di ritirare una prima quota del 10% dal fondo, nel giugno/luglio 2020, e poi una seconda, sempre del 10% alla fine dell’anno. Ma sta resistendo sulla terza, frapponendo il Tribunale Costituzionale tra i cittadini e i loro pochi, miseri soldi trattenuti dalle AFP.

Ora sembra che, ancora una volta come a luglio del 2020 (http://revistadefrente.cl/carta-publica-de-los-trabajadores-portuarios-de-chile-al-senador-ricargo-lagos-weber/ ), le organizzazioni dei Portuali si siano attivate per reclamare che non si frappongano ulteriori ostacoli al ritiro di quei soldi pochi e maledetti, ma indispensabili per un popolo ormai ridotto alla fame.

E, come si vede dal comunicato pubblicato qua di seguito, si dichiarano pronte a mobilitarsi ogni volta che sia necessario e hanno anche avuto il potere di far smuovere la CUT, che certo non vuole restare nelle retroguardie…

Chi non resta nella retroguardis è invece la IDC (International Dock Workers Council), la federazione dei lavoratori portuali mondiali che, con una visuale molto complessiva, offre la solidariètà internazionalista dei lavoratori ai cileni in lotta, anche Mapuche, ai prigionieri politici e ai sindacalisti perseguitati nel Cile che tutto è tranne l’Oasi che favoleggiano i media dell’occidente asservito al neoliberismo.

Che succederà adesso in Cile?

Come in ottobre del 2019 i 30 pesos del biglietto della metro, la negazione del ritiro dei soldi dalle AFP ha oggi provocato l’esplosione. Sarà questo il cerino che causa nuovamente un incendio potente? Sarebbe da sperare che questa volta non venga fagocitata l’energia e la ribellione popolare com’è accaduto con l’accordo del 14/15 novembre 2019.

Chissà… il Cile riserva spesso delle sorprese, nel bene e nel male.

***

DICHIARAZIONE DELL’ UNIÓN PORTUARIA DE CHILE DOPO LA RICHIESTA DEL GOVERNO AL TRIBUNALE COSTITUZIONALE PER IL TERZO RITIRO DELLE AFP.

20 Aprile 2021

L’UNIONE PORTUALE DEL CILE annuncia uno STOP PROGRESSIVO a partire da domani, mercoledì 21 aprile, a partire dalle 12, a causa della decisione del governo criminale di Piñera di fare ricorso alla Corte Costituzionale cercando di evitare l’approvazione del terzo ritiro di fondi dalle AFP. I lavoratori portuali, davanti a un governo affamatore e insensibile, dichiarano:

1. Fare ricorso al TC è un atto di arroganza che si aggiunge all’abbandono da parte del governo di milioni di cileni che hanno dovuto attingere ai propri risparmi per fronteggiare la pandemia. Ad oggi, il governo ha dato solo bonus e “aiuti” mirati, con requisiti difficili da soddisfare e con importi inferiori alla soglia di povertà. È fuor di dubbio che il governo ha poco interesse per il benessere della sua gente.

2. In contrasto, la rivista FORBES ha pubblicato un rapporto dove indica che i cileni ricchi sono più ricchi di prima della pandemia. Lo stesso Piñera ha aumentato la sua fortuna da 2.060 milioni di dollari a 2.900 milioni di dollari. Gli esempi abbondano di come la crisi abbia danneggiato solo i più poveri, una situazione che non solo non infastidisce questo governo, ma lo rafforza, e schiaccia con decisioni come quella di ricorrere al TC.

3. Continuiamo nella lotta per porre fine all’AFP e andare verso un modello di distribuzione, solidarietà e tripartizione. Queste imprese di pensione guadagnano in media 1 miliardo di pesos al giorno poiché, essendo un’attività vincolata, tutto ciò che fanno è guadagnare in abbondanza con lo sforzo e il sacrificio delle persone. Allo stesso modo, dobbiamo porre fine al TC, un’istituzione che funge da terza camera, sempre contro il popolo.

4. Annunciamo un’interruzione effettiva per costringere il governo a fare marcia indietro e ritirare la richiesta al TC. Mentre la gente soffre la fame ei ricchi si arricchiscono, noi portuali mettiamo la nostra capacità strategica al servizio del popolo cileno. Lo abbiamo fatto nei due ritiri precedenti, con interruzioni e mobilitazioni. Lo abbiamo fatto durante la rivolta popolare dell’ottobre 2019. Lo rifaremo e tutte le volte che sarà necessario.

Facciamo appello ai lavoratori, ai settori popolari e alle organizzazioni sociali a MOBILITARSI e preparare un grande SCIOPERO GENERALE nel caso in cui venga impedito il terzo ritiro. Questo è l’unico modo per questo governo di capire che non si gioca con il popolo.

MAI PIU’ DA SOLI!

VIVA CHI LOTTA!

https://m.facebook.com/unionportuaria/photos/a.351204368831504/794781037807166/?type=3&source=57&refid=52&__tn__=EH-R

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Verso il blocco mondiale dei carichi portuali:

solidarietà portuaria mondiale con il popolo del Cile

Noi lavoratori portuari del mondo, raggruppati nell’ IDC, guardiamo con preoccupazione alla situazione politica ed economica cilena. Fuori dalle loro frontiere, è facile avvertire il consolidamento di un governo autoritario, ignaro dei bisogni del suo popolo, che nemmeno le massicce proteste hanno scosso, nella sua preoccupazione di caricare sulle spalle dei lavoratori i costi della crisi pandemica.

Ciò ha costretto i lavoratori a ritirare i propri fondi pensione per coprire i costi della crisi. Tuttavia, il governo si è rivolto alla Corte costituzionale cilena per impedire che ciò sia possibile, mettendosi in guerra contro il proprio popolo, che chiede un sostegno concreto di fronte a una crisi senza precedenti.

La misura di ricorrere ai fondi pensione è disperata e riflette in tutto il suo splendore il capitalismo selvaggio che governa le nostre società su scala globale. Nel caso cileno, i fondi vengono ritirati da un sistema di risparmio forzato, di capitalizzazione individuale e neoliberista, utilizzato a discrezione dai gruppi imprenditoriali per investire e aumentare la propria ricchezza, e che non garantisce pensioni dignitose ai lavoratori.

Il governo cileno non solo non fornisce aiuti, ma favorisce anche le banche e le istituzioni finanziarie con vantaggi e privilegi che offre alle catene corporative multinazionali – comprese le compagnie di navigazione, ovviamente – depositari di profitti e utili senza precedenti, anche con la pandemia. Questo ingiusto ordine di cose può essere invertito solo con l’AZIONE INTERNAZIONALISTA DELLA CLASSE LAVORATRICE. Pertanto, più che dichiarazioni, sono necessarie azioni.

Solidarizziamo, inoltre, con le centinaia di PRIGIONIERI POLITICI DELLA RIVOLTA DEL 2019, con i combattenti del popolo mapuche e con i sindacalisti perseguitati solo per aver lottato per una società più giusta, libera ed egualitaria. Noi IDC, lavoratori portuali organizzati nei cinque continenti, avvertiamo il governo cileno che, se continuerà con un tale atteggiamento nei confronti del suo popolo, RENDEREMO EFFICACE IL BLOCCO MONDIALE DEI CARICHI DAL CILE, mettendo tutta la forza della classe lavoratrice mondiale a disposizione dei cileni e delle cilene che hanno dato la vita per frenare le ambizioni dei ricchi e dei potenti.

https://www.idcdockworkers.org/hacia-el-bloqueo-mundial-de-cargas-portuarias-solidaridad-portuaria-mundial-con-el-pueblo-de-chile/

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