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Afghanistan. Via le truppe, restano migliaia di costosi contractors

Nei giorni scorsi è stata ufficializzata la notizia del ritiro delle truppe statunitensi e Nato all’Afghanistan (contingente italiano incluso).

Scavando più a fondo emergono però due questioni rognose e rilevanti.

La prima è che negli ultimi anni in Afghanistan c’erano più contractors privati che militari regolari di Usa e Nato. La seconda è che il ritiro delle truppe occidentali sta facendo saltare tutta una serie di costosi contratti tra il Pentagono, la Cia etc con i contractors privati e che quindi ci saranno penali da pagare o servizi da ricollocare in altre basi militari Usa nella regione.

I contractors privati in Afghanistan, come su altri terreni di guerra, ovviamente non hanno solo funzioni nella sicurezza armata ma anche nella logistica, nella manutenzione degli armamenti e delle strutture insediate nei territori che sono stati occupati dalle truppe.

Secondo i dati di Analisi Difesa, in Afghanistan dopo il picco raggiunto nel marzo 2012 con 127.277 contractors, oggi ne sono dispiegati 16.832; di questi 6.147 sono statunitensi, 6.399 di altri paesi e 4.286 locali. Di sicurezza ufficialmente se ne occupano in 2.856, di cui 1.520 armati.

Dall’aprile 2020 – a poco più di un mese dall’accordo coi talebani – si è verificata una riduzione del 39,10% anche dei contractors privati. Il loro numero in Afghanistan raggiungeva, infatti i 27.641 uomini. Mentre i soldati regolari Usa erano scesi a 3.500.

Oltre a questi ce ne sono un migliaio impegnati in “missioni riservate” per conto della Cia e di altre agenzie governative statunitensi. Ma il rapporto era dunque di quasi sei contractors privati per ogni soldato regolare.

Possiamo affermare che in Afghanistan è stata sperimentata quella privatizzazione della guerra che conforma molti dei conflitti in corso, nei quali gli agenti statali spesso si “travisano” dietro compagnie o società di mercenari privati, con ampia libertà di manovra nel “lavoro sporco” e nella sicurezza di impianti strategici, governatori locali etc.

Stando a quanto riporta Foreign Policy rompere i contratti stipulati con i contractors privati in Afhanistan costa denaro, molto denaro.

Durante il ritiro dell’Iraq,  il Pentagono ha scoperto che in alcuni casi era più economico pagare un contratto esistente fino all’adempimento piuttosto che modificarlo o accorciarlo. A seconda di come sono scritti i contratti in Afghanistan, potrebbero comportare grandi sanzioni per la loro modifica o violazione.

In Afghanistan, secondo un recente rapporto dell’ispettore generale del Pentagono, senza l’aiuto dei contractors privati, le forze afgane non saranno più in grado di far volare gli aerei da combattimento, aerei da carico, elicotteri e droni di fabbricazione statunitense per più di qualche mese.

I Talebani lo sanno benissimo, e già in un paio di occasioni nel mese di maggio hanno inflitto batoste dolorose alle forze di sicurezza afghane.

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