Mentre a Bruxelles si svolge il vertice della Nato, nonostante i contrasti con gli “alleati” Erdogan non va disturbato. E’ accaduto che in alcuni aeroporti europei i membri di una delegazione internazionale diretta nei territori kurdi in Iraq siano stati bloccati agli aeroporti di partenza.
Non solo. Attualmente si trovano a Erbil nell’enclave kurda in Iraq, 30 attiviste/i da tutta Europa, impegnati in una delegazione il cui scopo principale è proprio quello di denunciare l’invasione turca e promuovere la pace nella regione.
Nella giornata del 12 giugno è stato impedito a un secondo gruppo, di circa 60 persone, di raggiungere l’area, mentre ad una trentina di loro è stato impedito di partire dall’aeroporto di provenienza; 27 persone sono state bloccate a Düsseldorf dalla polizia federale tedesca ed è stato loro applicato un divieto di volo verso l’Iraq per una durata di 30 giorni. Tra queste persone c’erano anche Canzu Özdemir, donna curda, deputata del Parlamento di Amburgo.
Altre 14 persone sono state invece arrestate all’aeroporto di Erbil. Alcune sono già state deportate nei loro paesi di origine, altre sono tuttora trattenute e circondate presso il loro hotel dalla polizia della regione Autonoma del Kurdistan iracheno, governata dalla destra curda alleata della Turchia.
Qualche giorno fa, in seguito all’arrivo del primo gruppo di internazionalisti, il governo del Kurdistan Iracheno aveva rilasciato una dichiarazione di contrarietà alla presenza della delegazione sul territorio del Başur.
La posizione è stata rafforzata da una seconda dichiarazione, pubblicata in seguito agli arresti, in cui si accusa il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) di strumentalizzare la presenza di europei per destabilizzare la regione, e che gli stessi internazionalisti europei, sotto le mentite spoglie della pace e della cooperazione, abbiano invece altri scopi.
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