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L’arresto di Puigdemont ipoteca il dialogo con il governo spagnolo

L’arresto dell’ex presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha provocato un vero trambusto nel movimento indipendentista catalano. C’è sempre stata – in questi ultimi quattro anni e da quando Puigdemont si è insediato a Bruxelles dopo il referendum e la dichiarazione di indipendenza del 2017 – la possibilità che la persistente pressione della giustizia spagnola potesse finire per portare alla consegna del politico catalano alla Stato spagnolo.

Tuttavia, il suo ambiente personale, i suoi avvocati e i suoi colleghi di partito di Junts hanno sempre difeso l’idea che questo evento non si sarebbe verificato nel territorio dell’Unione europea.

Ma l’arresto di giovedì in Italia all’arrivo all’aeroporto nella cittadina Alghero ha colto completamente alla sprovvista l’intero mondo indipendentista.

“La persecuzione contro Puigdemont è feroce e abbiamo sempre avuto la sensazione che la giustizia spagnola potesse giocare uno scherzo di questo tipo”, affermano fonti della dirigenza Junts. “Non per niente è il nemico numero uno dello Stato spagnolo”, hanno rimarcato.

Ma queste stesse fonti riconoscono che questa azione della Polizia italiana non era prevista. Va ricordato che esiste già il precedente per l’arresto di Puigdemont in Germania, il 23 marzo 2018. Anche se alla fine la giustizia tedesca lo ha rilasciato, dopo alcuni mesi di attesa nel carcere di Neümunster. Ma c’è una differenza importante ed è che da quella data ad oggi Puigdemont è stato eletto come eurodeputato. E nonostante che il Parlamento Europeo gli abbia revocato l’immunità parlamentare, l’ambigua risoluzione del Tribunale dell’Unione Europea dello scorso luglio sembrava tenere in sospeso gli ordini della Corte Suprema di Madrid e dargli garanzie di transito nei Paesi dell’Unione Europea.

Ora tutto dipende dall’interpretazione di questa delibera fatta dal giudice del tribunale di Sassari, a disposizione della quale l’ex presidente ha passato òa mattina, dopo aver trascorso la notte nel carcere Bancali della città di Sassari, capoluogo del nord della Sardegna.

La preoccupazione è massima tra il movimento indipendentista catalano in questo momento. Le delegazioni dei principali partiti politici indipendentisti intendono trasferirsi ad Aghero. Nel caso di Junts, guidato dalla presidente del Parlamento, Laura Borràs. In quello di ERC, dalla vicesegretaria generale del partito, Marta Vialalta, e dall’eurodeputata Diana Riba.

Il presidente della Generalitat, Pere Aragonès, ha cancellato tutta la sua agenda per questo venerdì ed ha attivato un gabinetto di crisi al Palau de la Generalitat da dove segue da vicino l’ultimo minuto delle notizie che arrivano dalla Sardegna.

Aragonès incontrerà anche i membri del governo e prevede di fare un’apparizione pubblica in mattinata. Secondo fonti del Palau de la Generalitat, il vicepresidente Jordi Puigneró sta incontrando anche il presidente e il ministro degli Esteri, Victòria Alsina, che fa da tramite con quanto sta accadendo in territorio italiano, visto che si trova a Roma in viaggio ufficiale. Al di là dello shock causato dalla situazione personale di Puigdemont, c’è reale preoccupazione nell’ambito del governo per il forte impatto che l’arresto può causare nel processo di dialogo politico, ancor più se Puigdemont fosse consegnato alla giustizia spagnola. E in questo scenario di ritorno allo scontro pesa anche la posizione del governo spagnolo sulla questione, sollecitando Puigdemont a rispondere alla giustizia spagnola.

Dal partito di Puigdemont sono schietti e secondo il segretario generale di Junts, Jordi Sánchez, “questo è un ulteriore esempio della volontà nulla di dialogo dello Stato spagnolo”.

A Esquerra Republicana la notizia è stata accolta con un forte carico di preoccupazione per il futuro di Puigdemont, ma anche per la forte ripercussione che il caso, e la reazione del governo spagnolo, potrebbero avere sull’andamento dell’incipiente tavolo di dialogo che , nonostante le difficoltà, i repubblicani lo consideravano sulla buona strada. Il discorso ufficiale di Esquerra afferma che “l’arresto di Puigdemont dimostra ancora una volta che la repressione non è la via e che il dialogo per risolvere il conflitto politico tra la Catalogna e lo Stato spagnolo è più che mai necessario”.

Ma fonti del partito non nascondono in privato la preoccupazione per la situazione generata questo giovedì in Sardegna. Non invano ricordano che “l’ambiente propizio al dialogo era l’assenza di detenuti”. Da qui l’importanza delle grazie che hanno permesso ai nove leader indipendentisti imprigionati dopo la sentenza della Corte Suprema, con alla guida il presidente dell’ERC, Oriol Junqueras.

“Ora può ripresentarsi la situazione di una nuova carcerazione e nientemeno dell’ex presidente della Generalitat”. Una situazione che entrambe le parti del governo attribuiscono a “uno spirito di vendetta e risentimento dei giudici spagnoli”.

Se la situazione giudiziaria di Carles Puigdemont sarà o meno un’accusa profonda che può esplodere in modo virulento nella politica catalana, a Esquerra sono anche convinti che ci sia una volontà nel sistema giudiziario spagnolo di interferire nel processo di dialogo con le sue costanti risoluzioni contro il movimento indipendentista per farlo saltare. Coincidenza o meno, la situazione giudiziaria di Carles Puigdemont sarà una bomba a tempo che può esplodere in modo virulento nella politica catalana e modificare profondamente la situazione attuale. Anche costringendo Esquerra a raffreddare il lavoro del tavolo di dialogo e rivedere i suoi rapporti con il governo spagnolo.

L’arresto di Puigdemont rafforza il discorso di Junts contro ogni tipo di trattativa con il governo Pedro Sánchez. E l’immagine dei leader di Esquerra che negoziano con il governo dello Stato mentre Puigdemont entra ipoteticamente in un carcere spagnolo o attende la risoluzione giudiziaria in un carcere sardo sarebbe molto difficile da gestire.

Sebbene l’Esecutivo di Sánchez si sia dissociato dalla decisione giudiziaria, la sua posizione a favore dell’estradizione genera molto disagio.

Le mobilitazioni annunciate per il 1 e 3 ottobre

D’altra parte, c’è la reazione del movimento indipendentista nelle strade. Le prime mobilitazioni sono avvenute subito e spontaneamente. Venerdi mattina centinaia di persone si sono concentrate davanti al consolato italiano a Barcellona convocate dall’ANC e da Òmnium alle nove del mattino, l’ora in cui Puigdemont si è presentato in tribunale presso la Corte d’Appello di Sassari.

L’arresto di Puigdemont alla vigilia della commemorazione del 1 e 3 ottobre può provocare mobilitazioni ad alta tensione. Una mobilitazione che, a seconda di quanto accadrà con Puigdemont, potrà diventare una dimostrazione di forza per il movimento indipendentista.

La commemorazione del referendum di quattro anni fa punterà su vari eventi che culmineranno in tre marce dalla Catalunya Nord (nello Stato francese), dal País Valencià e dalla striscia di Ponent (Aragona) verso i punti della Catalogna. Marce che possono essere enormi. E il 3 si commemora la grande manifestazione e sciopero generale in risposta al duro intervento della polizia nel referendum. Una mobilitazione che, a seconda di quanto accadrà con Puigdemont, può diventare una grande dimostrazione di forza per il movimento indipendentista. A parte gli appelli ufficiali, c’è anche la preoccupazione che una consegna di Puigdemont allo Stato spagnolo generi una valanga di proteste virulente come quelle già avvenute dopo la sentenza Procés, con disordini e scontri con la polizia di centinaia di giovani a Barcellona e in altre città catalane.

*Publico.es

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1 Commento


  • E Sem

    Non penso che il nostro paese in questo momento sia in grado di prendere decisioni autonome. Ci e’ stato richiesto e noi docilmente abbiamo eseguito. Un europa debole incapace di reagire rimane requisito necessario per il nuovo assetto geopolitico criminale in corso. Il nostro paese ed alcuni paesi ex sovietici hanno in posizioni molto delicate individui che definire utili idioti potrebbe essere considerato un apprezzamento positivo.

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