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Venti di morte per i poveri del Niger

Venti nel doppio senso. Perché le ultime due settimane nel Niger sono state ancora più tragiche del solito.

Qualche giorno fa i massacri di almeno 60 contadini e di una decina di militari nella zona chiamata delle ‘tre frontiere’ e giusto ieri la notizia di un duplice vento di morte. I bambini da un lato e i grandi dall’altro, come per ‘saldare’ il dramma con un altro.

Tra la cenere dei bambini delle classi che una volta di più sono bruciate, alla sabbia che ha ricoperto per sempre i minatori in cerca d’oro. Qualche mese fa era accaduto nella capitale Niamey. Bimbi e bimbe, in buona parte sotto i tre anni di età, che hanno perso la vita in un analogo incendio non lontano dal nuovo aeroporto internazionale Diori Hamani.

Stavolta è stato nella capitale economica Maradi, che dista a quasi 700 kilometri da Niamey, non lontano dalla frontiera con la Nigeria. I venti di morte continuano a soffiare nel Paese assieme al vento dell’Harmattan, del deserto.

A Niamey si calcola che le classi di ‘paglia’, siano oltre un migliaio e lo stesso numero dovrebbe riprodursi a Maradi e, in minore misura altrove, soprattutto in zona rurale.

Le risorse economiche dirottate in ambito militare per contrastare l’accerchiamento jihadista, l’incuria del settore educativo e la crescita demografica, sono fattori che, messi assieme, hanno creato le numerose aule all’aperto in materiale infiammabile.

Lunedì 8 novembre, a fine mattinata, nella scuola chiamata AFN perché adibita nei locali della locale Associazione delle Donne Nigerine, sono morti almeni 26 bimbi nell’incendio sviluppatosi per motivi a tutt’ora sconosciuti. Sono stati oggi sepolti in una fossa comune mentre altri si trovano in gravi condizioni nell’ospedale della città.

Il giorno prima, domenica, nella zona aurifera di Garin-Liman nella stessa regione di Maradi, è crollata una delle numerose miniere artigianali. I venti di morte sono passati prima da loro prima di raggiungere i bambini.

Tra sabbia, cenere e fango si è creata ula grande tomba che tutto ha sepolto meno il dolore e la vergogna di una classe politica che ha pensato ad accumulare ricchezze più che garantire dignità ai poveri.

 Niamey, 9 novembre 2021

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