Il TGCom24 ha fatto un esaustivo riassunto dei motivi che rendono critica la situazione in cui si trova attualmente il presidente del Cile Sebastián Piñera a causa dello scandalo dei Pandora Papers, e più sotto ve lo riproponiamo.
Quella che è la piacevole novità è che la Camera cilena mediante un escamotage, faticoso ma anche piuttosto esilarante, è riuscito a far approvare l’accusa costituzionale contro il presidente.
Manca ancora la ratifica del Senato, che potrebbe non dare lo stesso risultato, ma intanto un primo segnale c’è stato. Qua di seguito Miguel Lawner ci racconta com’è andata.
Ma intanto, la stessa Camera che ha approvato con tanto entusiasmo l’accusa costituzionale, ha anche prorogato di 15 giorni lo stato di persecuzione armata contro le comunità Mapuche, continuando a mettere in pericolo le vite dei civili.
Alcuni giorni fa è anche stato firmato un accordo con l’Argentina per coordinare le azioni repressive contro i Mapuche, che rivendicano per intero tutto il loro territorio (Wallmapu) che si estende tra Argentina e Cile.
Un altro Plan Condor mirato contro i Mapuche indomabili?
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Una nuova “Botta di Naranjo”!
Scrivo questo esultante commento alle 8.30 del mattino di martedì 9 novembre, quando si è appena conclusa la seduta della Camera dei Deputati, che ha approvato l’accusa costituzionale contro il presidente Sebastián Piñera, nonostante gli sforzi del Tavolo per accelerare la fine del sessione, al fine di evitare il voto del deputato Georgio Jackson, che doveva terminare la quarantena alla mezzanotte di ieri e solo allora poteva unirsi alla sessione.
Per raggiungere questo obiettivo, era necessario che il vice Jaime Naranjo Ortiz, aspettasse l’arrivo di Jackson, avvenuto dopo la mezzanotte.
Naranjo ha preparato un testo di circa mille pagine, ben documentato, che è un vero prontuario dei numerosi delitti commessi dall’attuale presidente, dall’appropriazione indebita commessa al Banco de Talca, tramata durante la dittatura, fino ai giorni nostri, con la suo ostinazione per ottenere l’approvazione del progetto denominato “Dominga”, in cui è coinvolto in prima persona.
Si tratta di un affare consumato nelle Isole Vergini, paradiso fiscale utilizzato dai magnati di tutto il mondo al fine di evitare le tasse che devono pagare nei propri paesi.
Al termine della votazione, praticata oggi all’alba dopo aver ascoltato il intervento degli avvocati difensori di Piñera, la Sala della Camera è scoppiata in un applauso interminabile, circondando Naranjo di commoventi riconoscimenti. Carmen Hertz, è rimasta con lui durante tutto il suo intervento, trasmettendogli il suo affetto, applaudendo con entusiasmo, fornendogli pezzi di cioccolato per rinnovare le sue energie.
L’azione del deputato Jaime Naranjo è un atto epico, che passerà alla storia come la seconda “botta di Naranjo” nella storia del Cile.
Era infatti il marzo del 1964. Era in pieno svolgimento la campagna elettorale per le presidenziali che si sarebbero svolte nel settembre di quell’anno, e in cui erano in corsa tre candidati: Julio Durán, sostenuto dalla destra, Eduardo Frei Montalva dalla Democrazia Cristiana e Salvador Allende dalla sinistra, unita nel Fronte di Azione Popolare (FRAP).
Dopo il sorprendente risultato ottenuto da Allende nelle precedenti elezioni presidenziali del 1958, tutto faceva presagire che, con tre candidati, la vittoria di Allende fosse molto probabile.
Si verificò un evento imprevisto. Il deputato socialista Oscar Naranjo Jara, rappresentante del gruppo dipartimentale di Curicó e Mataquito, morì all’inizio del 1964. La legge stabiliva allora che, alla morte di un membro del parlamento in carica, si dovevano tenere elezioni suppletive per sostituirlo, a differenza di quanto accade oggi, che viene sostituito da un rappresentante del proprio partito, che decide chi utilizzerà la quota.
Alle elezioni previste per il 15 marzo 1964, il PS nominò il dottor Oscar Naranjo Arias, figlio del defunto, che gareggiava con un candidato della Dc e un altro del partito Conservatore, che manteneva una grande egemonia in un’area eminentemente agraria, con il latifondo ancora in vigore, dove la destra manteneva tradizionalmente una netta egemonia elettorale. È l’area che il deputato comunista César Godoy Urrutia, battezzò come il rene dell’oligarchia.
Noi, giovani professionisti raggruppati nell’Istituto Popolare, che riuniva circa duecento membri di diverse specialità, alcuni indipendenti, altri militanti dei partiti di sinistra, tutti incaricati di elaborare il programma Allende, abbiamo deciso di recarci in massa a Curicó, per supportare il nostro candidato.
Si trattava di rendere impossibile l’esistenza delle cosiddette segreterie della destra, aperte ai fini delle campagne elettorali, per praticare la corruzione sfrenata.
I contadini venivano in questi luoghi, sapendo che, con un paio di empanadas e un bicchiere di vino, sarebbero stati corrotti per votare il candidato dei loro padroni.
Allende, da parte sua, aveva organizzato un gruppo di compagni appositamente selezionati per combattere queste pratiche spregevoli. Era guidato da un suo amico, militante del PS, di nome Scappini, che all’alba si presentò a Curicó, insieme al resto dei suoi compagni.
Sapevano che la destra stava portando un gruppo d’assalto, guidato da un ex pugile cileno, Antonio Fernández, meglio conosciuto come Fernandito, con la missione di difendere le segreterie del candidato conservatore.
Ma la nostra squadra li stava aspettando e dopo una breve scazzottata, li hanno fatti fuggire e scomparire dalla zona. In questo modo è stato anche possibile chiudere tutte le segreterie della destra.
Il campo per noi era sgombro. Ci siamo allineati su due colonne vicino ai seggi, incoraggiando i contadini che venivano a votare, chiamandoli a votare secondo coscienza, consegnando loro volantini ed applaudendoli.
Il risultato elettorale è stato sorprendente. Il deputato Oscar Naranjo A. ha stravinto il voto, tra l’infinita gioia di coloro che avevano assistito allo scrutinio praticato in tutti i seggi elettorali.
Le conseguenze di questo risultato furono immediate. Il giorno dopo, il candidato di destra ha declinato la sua candidatura, offrendo il suo pieno appoggio al democristiano Eduardo Frei.
Il deputato Oscar Naranjo A. era riuscito a rimuovere il candidato della destra dalla competizione elettorale. Le aveva assestato un colpo demolitore. Non so se il deputato eroe di oggi sia il figlio di colui che ha originato tale sconfitta all’oligarchia del secolo scorso. Non importa, il risultato è lo stesso.
Questo episodio è passato alla storia come la “botta di Naranjo”. Oggi, 57 anni dopo, assistiamo a una nuova “botta di Naranjo”, che, come la precedente, anticipa l’uscita dalle piste di Sebastián Piñera, il candidato della destra, accusato di gravi atti di corruzione, oltre che di sistematiche violazioni dei diritti umani.
C’è sempre una lirica di tango adatta ad ogni episodio della vita. Oggi possiamo giustamente dire che…..la storia si torna a ripetere.
Miguel Lawner
https://bionoticias.cl/wp/2021/11/09/un-nuevo-naranjazo/
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Cile, Pandora Papers: il centrosinistra vuole l’impeachment di Pinera alla vigilia delle elezioni
Secondo i documenti il presidente cileno avrebbe impedito l’istituzione di una riserva naturale a favore di interessi personali
Si è aperto il vaso di Pandora, e gli omonimi Papers hanno tirato fuori anche gli scheletri di Sebastian Pinera. Il presidente del Cile si trova ora sotto accusa per una controversa vendita di una società mineraria. Se approvata dal Parlamento, potrebbe portare alla destituzione di Pinera o all’interdizione dai pubblici uffici. Uno scandalo che anticipa le elezioni cilene di novembre e regala un vantaggio all’opposizione di centrosinistra.
Cos’è successo – Pinera ha usato “il suo ufficio per affari personali”, ha detto il deputato Tomas Hirsch quando ha presentato l’accusa alla camera bassa del Congresso. La famiglia Pinera, infatti, nel 2010 ha venduto la sua partecipazione al progetto della miniera Dominga, ricca di rame e ferro, a un socio in affari nonché caro amico di infanzia: Carlos Alberto Deleno.
Una vendita in due atti, uno firmato in Cile per il valore di 14 milioni di dollari, l’altro nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche per un totale di 138 milioni di dollari. E nella seconda transazione appare un controverso accordo minerario.
Il problema infatti è che un terzo del lotto di pagamento contiene una clausola: il governo non deve promuovere la protezione dell’ambiente nell’area proposta di Mina, nel nord del Cile.
In poche parole Pinera non doveva dichiarare come riserva naturale la zona de La Higuera, dove si trova l’arcipelago di Humbot, uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità che ospita orche, balenottere azzurre e l’80% dei pinguini Humboldt, specie a rischio di estinzione.
Dominga possedeva già due miniere a cielo aperto nel deserto di Atacama e voleva costruire un porto di carica proprio vicino all’arcipelago in questione. Se fosse diventato riserva naturale l’imprenditore cileno avrebbe visto naufragare il suo progetto. Ma non succede perché il governo Pinera dell’epoca fa arenare la proposta nonostante le pressioni dei gruppi ambientalisti, e lo fa perché mosso da interessi personali.
Questi i dati trapelati dai Pandora Papers, la più grande serie di dati offshore nella storia. E si muovono i primi passi nel processo di impeachment che potrebbe durare diverse settimane.
Ma non è la prima volta – È infatti il secondo caso di impeachment avviato contro Pinera. Nel 2019 il presidente cileno era stato accusato per le repressioni brutali dei manifestanti contro la disuguaglianza. Un tentativo fallito, e Pinera non viene rimosso dall’incarico.
Le cose potrebbero andare diversamente al secondo giro – Se riconosciuto colpevole, il miliardario Pinera potrebbe essere incarcerato fino a cinque anni. Il pubblico ministero del Cile ha dichiarato la scorsa settimana che l’indagine è stata aperta per “corruzione, e eventuali reati fiscali”.
Ora la Camera dei deputati cilena, controllata dall’opposizione, dovrà decidere se approvare o respingere l’atto d’accusa, voto che avverrà la prima settimana di novembre, hanno spiegato fonti congressuali all’Agenzia France Press. Se ricevesse il via libera, il caso passerebbe al Senato, che dovrebbe fare da giuria per suggellare il destino di Pinera.
La versione di Pinera – Il presidente afferma di avere “piena fiducia che i tribunali, come hanno già fatto, confermeranno l’assenza di irregolarità e anche la mia totale innocenza“.
Pinera infatti se la gioca così: il caso era già stato esaminato da una Commissione di indagine parlamentare nel 2017, conclusasi in un nulla di fatto. Ma la sua insistenza non ha convinto il pubblico ministero, la scorsa settimana ha affermato che i fatti della miniera di Dominga non erano espressamente inclusi nel caso archiviato nel 2017. E si va avanti.
Pinera si trova così incastrato tra l’accusa di occultare ricchezze in paradisi fiscali, e quella di possibile influenza sul processo di approvazione del progetto minerario.
E intanto si avvicinano le elezioni – La decisione dovrebbe essere presa prima che i cileni si rechino alle urne il 21 novembre per eleggere il successore di Pinera. Il suo secondo mandato, iniziato a marzo 2018, scade infatti il prossimo 11 marzo.
La presentazione di un’accusa costituzionale contro Pinera potrebbe porsi anche un altro obiettivo: compromettere la corsa alla presidenza del candidato di centrodestra Sebastián Sichel.
Un ultimo colpo al governo Pinera che si avvicina al termine di un quadriennio turbolento, un’opportunità per i candidati di sinistra che guadagneranno terreno.
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