Trattiamo spesso di Cuba nel nostro giornale, se così possiamo dire, in direzione ostinata e contraria rispetto alle narrazioni a cui ci ha abituato la stampa mainstream.
Ne abbiamo parlato in maniera esaustiva rispetto al contributo che ha dato alla lotta contro la pandemia da Covid-19 .
Più precisamente l’abbiamo elogiata per le sue scelte virtuose che ne hanno fatto un esempio da seguire sia nel campo della capacità di limitare i contagi ed i morti che – nonostante il bloqueo – sia nell’abilità di sviluppare numerosi vaccini in grado di neutralizzare il virus, che per la sua attività internazionalista in campo medico, di cui anche il nostro paese è stato diretto beneficiario.
Tanto per dare due cifre attuali su Cuba, relative al 17 gennaio: 3.306 casi positivi giornalieri, una sola persona deceduta.
Cuba ha fin qui avuto 8.341 morti in tutto, cioè una letalità pari allo 0,83% contro la media dell’1,70% nel mondo, e del 2,04% nelle Americhe.
Grazie al suo sistema sanitario pubblico il 97,4% dei pazienti curati ha visto la guarigione.
Solo per questo La Isla dovrebbe essere studiata a fondo ed emulata, visto i reiterati disastri creati dalla filosofia neo-liberista del “convivere co il virus”.
Abbiamo parlato anche ripetutamente di come, in assoluta continuità con la propria storia, sia riuscita a sventare con forza ed intelligenza i tentativi di destabilizzazione politica l’11 luglio di quest’anno e poi successivamente il 15 novembre.
L’11 luglio, in una difficile situazione rispetto al contagio e alla penuria di beni, dovuta alle 243 sanzioni internazionali che gli Stati Uniti le hanno comminato, la dirigenza politica è riuscita a recuperare al meglio, con un sapiente dosaggio di assertività nei confronti dei provocatori prezzolati al libro paga di Washington e di dialogo con la popolazione, che vive sulla propria pelle le storture dovute al blocco statunitense, insofferente alle gravose condizioni di vita.
Una situazione è descritta in maniera dura e cruda dalla serie di documentari The War on Cuba, co-prodotti da Oliver Stone e Danny Glover, frutto del lavoro investigativo della giornalista cubana Liz Oliva Fernández e del progetto basato a Cuba The Belly of the Beast.
Il 15 novembre ha la leadership ha lavorato con un’ottica di prevenzione, denunciando la vera natura degli animatori delle previste “contestazioni”, ed allo stesso tempo capitalizzando i successi nella sua oculata politica di salvaguardia della salute dei propri cittadini nel giorno che ha visto il ritorno completo alle lezioni scolastiche in presenza, la riapertura del turismo internazionale, l’inaugurazione della Biennale dell’arte a l’Avana e la fine della sospensione dell’attività economica.
Invece di farci vedere lo spaccato di questo “ritorno alla normalità” e di concentrarsi sul fallimento clamoroso della marcha organizzata da Yunior García Aguilera – che mentre i suoi sodali davano per “desaparecido” volava con un visto turistico in Spagna – è riuscito ad occultarli, celebrando la vittoria al Latin Grammy 2021 di “Patria y Vida”. Un successo annunciato a Las Vegas il 18 novembre, si noti la tempistica, con uno squallido teatrino che ha visto come protagonisti gli autori della canzoncina.
Il brano è un esempio della contro-rivoluzione musicale al servizio dell’impero ben descritta con ironia da una puntata della trasmissione “Con filo”, un interessantissima esperienza cubana di decostruzione mediatica del trattamento riservato a livello internazionale all’isola caraibica.
Qui vogliamo concentrarci su una aspetto su un aspetto degno di nota.
Vogliamo proporre un interessante contributo, che abbiamo tradotto, pubblicato sulla Monthly Review online, a proposito dell’infittirsi del rapporto economico tra Cuba e la Cina in particolare, e tra l’Isola e la Russia.
Una relazione che tenta di aggirare il soffocamento economico che gli impongono gli Stati Uniti. Una scelta non dissimile da quella operata per esempio dall’Iran, con l’avvio di una partnership strategica più che ventennale con Pechino, e dalla Siria con la partecipazione ai progetti della Nuova Via della Seta della Repubblica Popolare.
Si tratta di un elemento importante di come stia prendendo forma quel mondo multipolare nel periodo crepuscolare dell’egemonia statunitense. Una tendenza, quella alla creazione di un mondo multicentrico, che ha principalmente due aspetti: la creazione di macro-aree regionali “sganciate” dalla dominazione statunitense e dell’Unione Europa – si pensi per esempio all’ASEAN asiatica o all’ALBA latino-americana – e alla strutturazione di relazioni economiche attorno ai due maggiori competitor dell’Occidente, in particolare con la Cina, attraverso principalmente la “Nuova Via della Seta”, o la Russia, con l’Unione Economica Euro-asiatica.
A prescindere infatti dalla natura dei sistemi vigenti nei competitor degli Usa – e certamente la Russia attuale non mostra alcun “elemento di socialismo” – nessun paese del mondo può svilupparsi senza relazioni economiche con il resto del mondo.
Nel caso cubano, come in quello nicaraguense (citato anche nell’articolo), l’aspetto assolutamente interessante è come questi paesi – mantenendo la propria autonomia politica – si proiettino verso un mondo multipolare e costituiscano i perni, insieme al Venezuela, di quell’“asse della speranza” che va ampliandosi, in forme e con esiti differenti, in maniera sempre più contro-egemone in tutta l’America Latina.
“Torneremo e saremo milioni” profetizzava Tupac Amaru.
Buona Lettura.
*****
Sblocco delle sanzioni USA: la Cina firma accordo per l’energia e le infrastrutture con Cuba
Chris Devonshire-Ellis, 03 gennaio 2022 – MRonline
A volte serve solo avere pazienza. Cuba, stato caraibico spina nel fianco statunitense da quando Fidel Castro ha preso il controllo dell’isola in opposizione agli Usa, è riuscito ad aggirare le opprimenti sanzioni con cui gli Stati Uniti hanno soffocato l’economia cubana per più di cinquant’anni, stringendo accordi di ristrutturazione con la Cina, come parte della Belt and Road Initiative.
L’economia cubana ha subito nel 2020 una caduta dell’11% e, secondo i dati governativi, si è vista una lenta ripresa del solo 2% nel 2021. La carenza di cibo, medicine e altri beni di prima necessità è stata aggravata dalle sanzioni, rafforzate dal presidente Donald Trump.
La Cina e Cuba hanno ora concordato un piano di cooperazione e ricostruzione nel paese, dando lo slancio per una maggiore collaborazione, facendo leva sui vantaggi complementari per entrambe le parti e per la cooperazione tra Cina e America Latina.
La Cina, infatti, si è aperta altre strade nell’America Latina e in quella Centrale dal momento che la capacità degli Stati Uniti di accordarsi per finanziamenti esteri con alcuni dei più vicini partner è stata seppellita sotto il peso dei vari conflitti politici interni.
Noncurante del “Build Back Better World” (accordo economico dei G7siglato nel 2021 che prevede investimenti di circa quaranta miliardi di dollari per riempire il gap infrastrutturale dei paesi in via di sviluppo entro il 2035), la Cina si sta adoperando per il controllo di una regione che sembra ormai sfuggita alla supremazia di Washington.
L’accordo cubano-cinese dimostra che il potere economico americano è più in declino di quanto ci si renda conto. Nonostante gli Usa restino un paese ricco, il conflitto politico interno ha limitato la capacità di sostenere accordi ed estendere globalmente la sua influenza, piegando altre nazioni alla politica estera americana.
L’importanza dell’accordo tra Cina e Cuba non passerà inosservata in Russia, altro alleato de l’Havana, minacciata da sanzioni “come non si sono mai viste prima” a causa della questione ucraina.
Queste dovrebbero soprattutto estendere l’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti SWIFT e convincere l’Unione Europea a comprare beni ed energia dall’America; piano che combacia con gli obiettivi a breve termine di Washington, ma che porterà essenzialmente ad un passaggio di potere e di influenza globale verso Pechino e Mosca, ben al di là di Europa occidentale e America del Nord.
Tornando all’intesa Cina-Cuba, il presidente della Commissione Nazionale per Riforme e Sviluppo, He Lifeng, miglior stratega dell’economia cinese, ed il primo ministro cubano Ricardo Cabrisas hanno firmato l’accordo nel giorno di Natale, mettendo in chiaro il progetto di collaborazione tra i due paesi a diversi livelli: dalle infrastrutture alla tecnologia, passando per turismo, energia, comunicazioni e biotecnologie.
Il tutto all’interno del BRI. Questo, come altri accordi del BRI, sono stati gestiti in modo da soddisfare sia gli obiettivi a lungo che a breve termine ed è stato presentato insieme alla proposta di un programma di azione.
La firma di questo accordo dimostra che i due paesi hanno accelerato i piani di cooperazione ponendo l’accento sul principio cinese dei vantaggi reciproci basati sull’uguaglianza dei paesi in America Latina, specialmente dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche con il Nicaragua – altra nazione latinoamericana da molto tempo sanzionata da Washington.
Zhou Zhiwei, ricercatore negli studi Latinoamericani all’Accademia cinese delle scienze Sociali, ha scritto sul Global Times che i concordati aiuteranno nella ripresa dell’economia cubana e faranno aumentare i sostegni, ma promuoveranno anche la collaborazione tra Cina ed America Latina in settori come turismo ed energia.
Secondo Zhiwei infatti “Cuba è ricca in risorse petrolifere e minerarie ed è una delle più grandi fonti di nickel della Cina. Questo paese ha anche un grande potenziale per lo sviluppo turistico e agricolo”.
La Cina e Cuba hanno ottenuto ottimi risultati in termini di energia negli scorsi anni. Rispetto alle fonti “tradizionali”, la Cina ha messo in pratica dei progetti di collaborazione a Cuba. Nel settore delle nuove energie invece, come eolico e fotovoltaico, la collaborazione è stata incrementata.
Nell’ottobre del 2021, Cuba è diventata un membro della partnership energetica del BRI, alleanza che oggi conta trentadue membri e si propone di promuovere la collaborazione energetica sui mercati dei paesi BRI mentre questi si impegnano in una transizione verso bassi livelli di emissione dell’anidride carbonica. L’energia è sempre stata un punto centrale nel piano di sviluppo economico cubano e l’Havana si propone di raggiungere un tasso del 24% di energie rinnovabili entro il 2030.
Zhou ha aggiunto “la Cina sta cercando di mantenere delle normali relazioni internazionali e si sta sforzando di promuovere uno sviluppo condiviso in tutto il mondo, al contrario di quanto stanno facendo gli U.S.A. che con lo slogan della democrazia hanno imposto l’embargo economico ad alcuni dei paesi dell’America Latina interferendo negli affari interni e limitando la collaborazione con compagnie estere”.
Il primo partner commerciale di Cuba è ora la Cina, mentre il secondo partner commerciale nei Caraibi della Cina è Cuba. Cuba esporta in Cina principalmente zucchero e nickel. Importa invece una larga gamma di beni, passando da attrezzature militari e macchinari, fino ad arrivare a materiali grezzi e alimenti.
Recentemente, il paese è anche diventato una nazione di osservazione dell’Unione Economica Eurasiana Russa, facendo pensare che un accordo di libero scambio potrebbe apparire da un momento all’altro.
Nel frattempo, a Washington si staranno chiedendo come mai il potere economico ottenuto tramite le sanzioni sia stato schiacciato tanto duramente.
Chiaramente, con l’arrivo della Cina a Cuba, le strategie di minacce e sanzioni economiche che gli Stati Uniti sono stati così entusiasti di impiegare, hanno bisogno di un completo ripensamento. Semplicemente non funzionano più. La Cina ha sviluppato un vaccino economico.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa