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L’ombra dell’esercito sulle elezioni brasiliane

La presidenza di Bolsonaro non si è solo caratterizzata per una spiccata occupazione del potere istituzionale da parte dell’élite militare, ed una ampia concessione di privilegi a questo corpo dello Stato, ma per la “militarizzazione” della società in sé.

Ha proseguito, di fatto, quel processo che aveva precedentemente conosciuto il suo apogeo durante il periodo della dittatura da metà anni Sessanta a metà Anni Ottanta.

I militari e la polizia ricevono una parte consistente delle risorse del bilancio, in un Paese che spende più di tutti gli stati dell’America Latina per le sue forze armate, che sono tradizionalmente una istituzione rilevante nella vita politica del Paese.

Sono una “casta” con una trama di poteri che è divenuta il prototipo del Deep State, decisa a mantenere la sua rendita di posizione qualunque sia il futuro corso politico brasiliano.

Secondo quanto riporta il giornalista di The Intercept nell’articolo qui tradotto, quali che siano gli esiti delle elezioni brasiliane di ottobre – che vedono per ora nei sondaggi Lula vincitore addirittura al primo turno – l’esercito “sta prendendo misure per garantire che il suo ritrovato potere persista indipendentemente da chi vincerà la corsa presidenziale.

Una situazione, per certi versi simile a quella della Colombia, dove l’intreccio di poteri tra narco-traffico, esercito e para-militari ne ha caratterizzato pesantemente il profilo, facendone uno dei bastioni della contro-rivoluzione continentale, oltre ad Paese dove l’omicidio politico di massa dei propri oppositori è una pratica strutturale e quotidiana.

Bisogna ricordare che la presa del potere da parte dei militari in Brasile contro l’allora presidente João «Jango» Goulart nel 1964 era stata orchestrata da Washington, che considerava il Paese la «chiave per il Sudamerica», come s’esprimeva il Dipartimento di Stato. Un piano che dopo il colpo di Stato in Indonesia divenne un vero e proprio metodo, il “Metodo Giacarta”, appunto.

«Jango» non era affatto un comunista, ma un riformista inviso sia all’élite economica che alla casta militare, che fu abile a montare una campagna anti-comunista contro di lui nel periodo della Guerra Fredda, il tutto per annichilire ogni moderata spinta al cambiamento e ricondurre il Paese nella sfera di influenza nord-americana.

Anche oggi il Brasile è un Paese chiave per gli USA, che hanno però progressivamente meno presa in quello che hanno sempre considerato il proprio “cortile” di casa. Gli Stati Uniti vedono minata la propria egemonia sul continente a causa della delegittimazione politica delle oligarchie ad essa collegate, nonché allo svilupparsi di una cornice di relazioni che permette ai singoli paesi di sganciarsi dalla sfera di influenza economica occidentale, relativizzando il peso della guerra economica che i gringos scatenano contro i suoi nemici storici: Cuba, Nicaragua e Venezuela.

La sempre maggiore cooperazione di Cuba e Nicaragua con la Cina e con la Russia, ne sono un esempio.

Ma siccome una belva ferita non è affatto meno feroce e pericolosa, pensiamo che l’opzione di un golpe militare – od una sua forma ibrida – non sia espunta dalla gamma delle possibilità della politica di Washington proprio negli Stati come Colombia e Brasile dove i legami tra gli apparati militari e gli USA sono più stretti.

Per questo occorre rafforzare la vigilanza e fare della solidarietà con l’America Latina uno degli assi centrali dell’azione politica nel nostro Paese.

Buona lettura.

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Bolsonaro ha dato nuovi poteri all’esercito brasiliano. i generali non vi rinunceranno facilmente.

“Le speranze elettorali del presidente Jair Bolsonaro per il 2022 si sono affievolite, ma i militari non sono pronti a rinunciare alle loro nuove ricchezze e influenza che hanno acquisito”

Fishman, The Intercept, 10/01/2022

Alcuni moriranno lungo la strada, ma io sono pronto, nel 2018, se Dio vuole, a cercare di spostare questo paese a destra”LEADER! LEADER!” cantavano in coro decine di cadetti in uniforme sul terreno fiancheggiato da palme dell’Accademia Militare Agulhas Negras, l’equivalente brasiliano di West Point.

I giovani si erano raggruppati per ascoltare un visitatore speciale, Jair Bolsonaro, allora membro del Congresso. “Dobbiamo cambiare il Brasile, ok?” Bolsonaro ha detto alla folla nel 2014, appena un mese dopo che il Partito dei Lavoratori Brasiliano si era assicurato con un margine ristretto la quarta elezione presidenziale consecutiva.

Alcuni moriranno lungo la strada, ma io sono pronto, nel 2018, se Dio vuole, a cercare di spostare questo paese a destra“. Seguirono applausi scroscianti.

Bolsonaro, l’ideologo di estrema destra ed ex capitano dell’esercito, ha mantenuto la sua promessa. Nel 2018, è stato eletto presidente con uno schietto generale in pensione come suo compagno di corsa. Non è sempre stata una svolta ovvia per il politico e l’istituzione più potente del Brasile.

Per molti anni, i leader militari hanno guardato Bolsonaro dall’alto in basso, a causa dei suoi noti atti di insubordinazione. Nel 2014, come dimostra la visita ad Agulhas Negras, le cose erano chiaramente cambiate. Il gioco di potere congiunto era già in movimento, anni prima della sua realizzazione.

Una volta in carica, Bolsonaro ha rapidamente nominato ufficiali militari in servizio attivo e della riserva per importanti incarichi civili nella sua amministrazione – migliaia più di qualsiasi presidente democraticamente eletto nella storia moderna – consegnando la responsabilità di ampie fasce del bilancio federale e il controllo sul governo.

Con Bolsonaro, noto per avere poca pazienza per le minuzie del suo ufficio – lavora per poco tempo – i critici si sono costantemente chiesti chi sta veramente gestendo il Brasile: i generali o il presidente?

E’ dai tempi della dittatura militare dal 1964 al 1985 che l’esercito non godeva di un tale potere. I militari hanno usato la presidenza di Bolsonaro come un veicolo per reclamare il potere politico in modo più sottile che in passato, mentre si proteggono più efficacemente dal risentimento pubblico.

Cavalcando l’onda di estrema destra, 72 candidati militari e della polizia sono stati eletti a cariche statali e federali nel 2018. Due anni dopo, altri 859 hanno vinto elezioni comunali.

Funzionari militari sono saliti ai vertici del governo. Alcuni di loro si sono rivelati al centro degli schemi di corruzione pubblica e delle azioni antidemocratiche più sfacciate dell’amministrazione Bolsonaro. Finora, i militari nominati hanno evitato di essere perseguiti, o anche solo di essere esaminati, forse grazie a minacce non troppo velate al Congresso e ai membri dei media.

Questa realtà è in netto contrasto con l’immagine pubblica che Bolsonaro e i militari hanno a lungo provato ad offrire di se stessi come capaci di correggere la corruzione dei politici civili – nonostante vi fossero ampie prove del contrario. Nelle elezioni di questo ottobre, il cambiamento nell’immagine pubblica potrebbe diventare un peso per Bolsonaro e i suoi alleati militari.

L’esercito, da parte sua, sta prendendo misure per garantire che il suo ritrovato potere persista indipendentemente da chi vincerà la corsa presidenziale.

Militari sommersi dai benefici

Bolsonaro avrà fatto piovere sulle forze armate e di polizia brasiliane circa 5 miliardi di dollari di nuovi fondi federali entro la fine del suo primo mandato, secondo un’analisi del giornale Estadão – una somma considerevole in un paese con un bilancio discrezionale annuale limitato a circa 19 miliardi di dollari e per un presidente che ha promesso di ridurre le spese. La difesa ha ricevuto il più alto stanziamento di fondi discrezionali di qualsiasi ministero nei bilanci 2021 e 2022.

Mentre l’esercito ha prosperato, profondi tagli alla spesa federale si sono fatti sentire sulla salute, l’istruzione, l’ambiente, la scienza, la cultura, la piccola agricoltura, la sicurezza alimentare e i programmi contro la povertà.

Eppure, negli ultimi tre anni, le forze armate sono state risparmiate dai tagli al bilancio, dalle riforme delle pensioni e dal congelamento dei salari che hanno colpito i ministeri civili e i lavoratori del settore pubblico del Brasile.

Se si ordinano i paesi dell’America Latina rispetto alla spesa militare, Il Brasile spende più per le sue forze armate che i successivi sei paesi messi assieme, ma tuttavia è noto per fare affidamento su attrezzature antiquate.

Questo perché più dell’83% del suo bilancio [militare] va a stipendi e benefici, la maggior parte dei quali paga corpose pensioni e benefici pensionistici. Bolsonaro, che è entrato in carica promettendo drastiche riforme di austerità, ha tagliato le prestazioni di sicurezza sociale e le pensioni del settore pubblico, ma i militari non sono stati soggetti alle misure più dure. I militari hanno persino visto aumenti di stipendio.

Il presidente ha anche fornito benefici, come ad esempio aumenti salariali ad alcuni ufficiali, a mo’ di incentivo a polizia e pompieri, la maggior parte delle quali sono forze militarizzate.

Bolsonaro ha ripetutamente sostenuto, ma non è riuscito ad approvare, un disegno di legge che renderebbe più difficile perseguire i membri della polizia e dei militari per crimini come l’omicidio.

Tali procedimenti sono già incredibilmente rari in un paese dove gli ufficiali uccidono più di 17 civili al giorno, secondo le statistiche ufficiali che sottostimano il dato, e dove le bande del crimine organizzato guidate dalle forze di sicurezza sono una minaccia crescente.

Una delle iniziative più a lungo termine nell’agenda pro-militare di Bolsonaro include una spinta per incentivare le scuole pubbliche statali e locali a “militarizzarsi”. In cambio di finanziamenti federali e supporto logistico, le scuole adottano un curriculum in stile militare e creano un numero minimo di posti di lavoro per la polizia e i riservisti militari, che assumono anche l’amministrazione della scuola. Le statistiche a livello nazionale sono incomplete, ma nello stato di Paraná, il governatore si è impegnato a militarizzare circa il 10% delle oltre 2.000 scuole sotto la sua autorità.

Grazie a Bolsonaro, alcuni ufficiali militari in servizio attivo e riservisti, come quelli che lavorano nelle scuole pubbliche, possono usare una scappatoia per gonfiare le loro buste paga. Ora possono ricevere il loro intero stipendio o pensione e simultaneamente portare a casa l’intera paga per altri lavori del settore pubblico che svolgono, anche se la paga totale supera i limiti costituzionali per i dipendenti pubblici, circa 90.000 dollari all’anno. In confronto, la metà di tutti i lavoratori brasiliani guadagnano 2.775 dollari, il salario minimo nazionale, o meno all’anno.

Tra i beneficiari di questo nuovo regolamento ci sono il presidente, che si è dato un aumento del 6%, il vicepresidente e i funzionari militari in posizioni di gabinetto. Il generale della riserva Joaquim Silva e Luna, nominato da Bolsonaro alla guida di Petrobras, il gigante petrolifero statale, guadagna quasi sei volte il limite, un fatto che ha attirato critiche perfino in ambienti militari.

La strategia di lungo termine dei militari

Che i militari si siano nuovamente immersi nella politica brasiliana solo per i vantaggi economici è improbabile. “Questo è importante, ma non è tutto”, ha detto a The Intercept Piero Leirner, un professore di antropologia che ha passato la sua carriera a studiare i militari. “Il fatto che mi colpisce di più è la ristrutturazione dello stato, con un cambiamento delle disposizioni legali per produrre una convergenza di decisioni verso gli organi militari”.

Ana Penido, ricercatrice della difesa all’Università statale di San Paolo, è d’accordo. “Molti analisti hanno sollevato la possibilità che in Brasile si stia creando qualcosa di simile allo stato profondo degli Stati Uniti”, ha detto, “quel quadro in cui non importa se sono in carica democratici o repubblicani, alcune cose rimangono sempre le stesse”.

Entrambi gli specialisti indicano specificamente l’Ufficio di Sicurezza Istituzionale, o GSI, un organismo a livello ministeriale supervisionato da un ufficiale militare con responsabilità che vanno dal servire come consigliere principale del presidente per la sicurezza nazionale alla supervisione diretta dell’ABIN, l’agenzia di intelligence del Brasile.

Il GSI è stato chiuso dall’ex presidente Dilma Rousseff nel 2015, che ha trasferito le sue responsabilità al controllo civile, ma è stato immediatamente ristabilito dopo il suo impeachment.

Bolsonaro ha messo a capo del GSI il gen. Augusto Heleno, un ex aiutante di un generale della linea dura che ha tentato un colpo di stato durante la dittatura. Heleno faceva parte di un gruppo elitario di generali che ha consigliato Bolsonaro durante la campagna del 2018 ed è rimasto una voce influente nella cerchia interna del presidente attraverso anni di lotte intestine e intrighi.

A sua volta, ha ampliato notevolmente il potere del GSI, espandendo l’agenzia nella raccolta di informazioni più politicizzate e di più ampia portata e schierando spie dell’ABIN per infiltrarsi in importanti ministeri.

“È un progetto più in sordina in costruzione durante il governo Bolsonaro, che avrebbe la capacità di continuare a influenzare il potere indipendentemente da chi vince le elezioni” – ha detto Penido.

Mentre il futuro politico di Bolsonaro si affievolisce, trovare un modo per mantenere il potere è diventato sempre più importante per i militari. “Non credo che amino Bolsonaro per quello che è”, ha detto Penido dei generali.

La loro priorità è la loro ‘famiglia’ militare, e si uniranno a chiunque possa dimostrare di essere competitivo contro Lula” – l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, il politico del Partito dei Lavoratori che è in testa nei primi sondaggi. Se un’alternativa a Lula non emerge, ha detto Penido, i militari continueranno a fare quello che possono: “Stanno facendo i calcoli politici per cercare di rimanere in importanti posizioni di potere o almeno negoziare alle migliori condizioni possibili“.

Leirner ritiene che i militari abbiano mantenuto così tanto accesso al potere sotto Bolsonaro – controllando l’apparato di intelligence e diffondendo i propri funzionari in tutto il governo – che la loro leadership potrebbe essere in grado di prendere il sopravvento, a prescindere dal vincitore delle prossime presidenziali: “Hanno raccolto una grande quantità di informazioni che possono compromettere quasi tutti in politica”.

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