Il presidente statunitense Biden, al termine dell’ennesima videoconferenza con i partner europei della Nato ha assicurato di avere “totale unanimità” con gli alleati europei riguardo alla crisi ucraina. Alla videoconferenza hanno preso parte Draghi, Macron, Scholz, Johnson, Duda, il Presidente del Consiglio europeo Michel, la Presidente della Commissione von der Leyen e il Segretario Generale della NATO Stoltenberg.
Ma la ostentata sicurezza di “Sleeping Joe” non deve essere proprio granitica. In primo luogo i governi dell’Unione Europea, diversamente da Usa, Gran Bretagna e Canada, hanno già fatto sapere che non intendono ritirare il proprio personale diplomatico o i loro familiari dall’Ucraina a causa del clima di guerra.
Inoltre proprio oggi è previsto a Parigi un incontro tra delegazioni ufficiali di Russia, Ucraina, Francia e Germania a livello di consulenti diplomatici.
Il vertice di Parigi coinvolge i consiglieri di Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il vice primo ministro russo e inviato del Cremlino per i negoziati di pace in Ucraina Dmitri Kozak, e il direttore dell’amministrazione presidenziale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Questo vertice a quattro – senza gli Stati Uniti – è il formato negoziale cosiddetto “Normandia” che mira ad attuare gli accordi di pace di Minsk del 2015, congelati da tempo. Insomma i principali governi europei puntano apertamente ad una de-escalation per fermare una spirale di guerra di cui proprio l’Europa sarebbe al centro.
Una posizione sgradita e sgradevolissima, specie in tempi di scarsità di risorse energetiche affidabili (il gas russo è stato fin qui una certezza).
A ben vedere l’analisi della situazione e dei rapporti con la Russia che è costata il posto al Capo di Stato Maggiore della Marina tedesca, l’ammiraglio Schoenbach, in Europa deve essere meno isolata di quanto si è voluto far credere.
Di fronte ad un evidente tentativo di “smarcamento” delle maggiori potenze europee dalla asfissiante e bellicista ipoteca statunitense, il portavoce della segreteria di Stato Usa Ned Price si è affrettato a negare qualsiasi divergenza tra Stati Uniti e Unione Europea. “Non c’è divergenza, nessuna ambiguità”, ha detto “Lo sappiamo e, soprattutto, la Federazione Russa lo sa”, ha insistito Price.
Ma l’Eliseo ha fatto sapere che “Ci sono diverse sensibilità in Europa nei confronti della Russia ”, anche se “condividiamo le stesse preoccupazioni, facciamo la stessa osservazione della volatilità” su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Intanto, però è già in programma la visita a Mosca dell’ambasciatore Pierre Vimont, rappresentante speciale di Emmanuel Macron per la Russia, mentre secondo l’agenzia Reuters questa stessa settimana si svolgerà un colloquio tra Emmanuel Macron, Vladimir Putin e il presidente ucraino Zelenskiy.
E’ poi di oggi la notizia diffusa in rilievo dal Financial Times, che denuncia il vertice bilaterale tra gli amministratori delegati dei più grandi gruppi industriali e bancari italiani con lo stesso Putin, per fare il punto sulle ripercussioni delle tensioni geopolitiche sulle relazioni economiche tra Italia e Russia.
All’incontro partecipano tutti i big come Claudio Descalzi dell’Eni, Francesco Starace di Enel, Andrea Orcel di Unicredit, Antonio Fallico di Banca Intesa Sanpaolo, Philippe Donner delle Generali. Per la Russia, oltre Putin, ci saranno il ceo della Rosneft Igor Sechin e Kirill Dmitriev, responsabile del Fondo di Investimento russo. Gli organizzatori hanno confermato l’incontro indipendentemente dalle tensioni geopolitiche come “occasione per mantenere il dialogo”.
Inoltre, secondo il Sole 24 Ore, qualche segnale arriva dalla stessa Ucraina dove, secondo il ministro della Difesa ucraino Alexei Reznikov – “una minaccia di invasione dell’Ucraina da parte della Russia al momento non esiste“.
Reznikov lo ha detto in un’intervista alla televisione Ictv di Kiev. «Ci sono scenari rischiosi, sono possibili in termini di probabilità in futuro», ha aggiunto Reznikov, «ma ad oggi una tale minaccia non esiste». «Fino ad oggi – ha insistito – le forze armate russe non hanno creato unità d’attacco tali da mostrare che siano pronte ad un’offensiva domani».
Ma altre crepe e contraddizioni si vanno aprendo anche nella “periferia” dell’Unione Europea. Mentre il premier Polacco, Mateusz Morawiecki, si dice «preoccupato» per le mosse tedesche nei confronti di Mosca – la ministra degli Esteri tedesca Baerbock, incontrando il suo omologo russo Lavrov, ha dichiarato che “non c’è alternativa ai buoni rapporti tra la Russia e la Germania” – la Croazia ha annunciato che ritirerà i suoi soldati dalle missioni della Nato nella regione in caso di un conflitto tra Ucraina e Russia.
A dichiararlo è stato il presidente croato, Zoran Milanovic: “Se ci sarà un’escalation ritireremo fino all’ultimo militare croato”. Secondo Milanovic, “questa crisi non ha nulla a che fare con Ucraina e Russia, ha a che fare con le dinamiche della politica interna degli Stati Uniti” e il presidente statunitense Joe Biden “che io ho sostenuto” sta attuando un “comportamento pericoloso in materia di sicurezza internazionale”.
Il presidente croato ha poi criticato il premier croato, Andrej Plenkovic, secondo cui la Croazia è pronta a sostenere l’Ucraina. “Può minacciare la Russia quanto vuole, ma l’Ucraina non fa parte della Nato ed è uno dei Paesi più corrotti in Europa per cui l’Ue dovrebbe stare fuori da questa crisi”, ha dichiarato Milanovic.
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Eurodeliri
È abbastanza evidente che gli yankee, come sempre e forse più di sempre, hanno bisogno più di chiunque altro di una guerra da qualche parte. Meglio in Europa, a questo giro.
E Sem
Questa crisi era stata pianificata già dalla amministrazione obama, interessante rileggere limes sulla questione biden/ucraina di qualche anno fa. La questione rimane sempre la stessa interessi personali di esponenti e della attuale lobby al potere in usa e il cappio energetico, sempre usa, per mantenere un controllo assoluto di ue. Saro’ noioso, ma l’ europa + russia rimane sempre il peggior incubo dell’ economia disinvolta americana. In ambito nato il nostro potere rimane sempre simile a quello dei polli in un allevamento intensivo.