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Erdogan mediatore improbabile. Troppe le relazioni “sporche” con l’Ucraina

“La Turchia è pronta a fare la sua parte per allentare le tensioni nella regione”. Ad affermarlo è il presidente turco Erdogan, nella conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Zelensky tenutasi ieri al termine della visita ufficiale a Kiev nella quale si è candidato a fare da mediatore tra Russia e Ucraina.

Erdogan ha ribadito la sua disponibilità ad ospitare incontri bilaterali tra Mosca e Kiev per abbassare la tensione. “Ci auguriamo che il conflitto nella regione venga risolto in modo pacifico attraverso canali diplomatici”, ha aggiunto il presidente turco. “Ancora una volta vorrei ripetere che sosteniamo l’integrità territoriale dell’Ucraina, inclusa la Crimea”.

Il leader ucraino affermato di avere discusso con Erdogan di “una collaborazione tra le nostre industrie della difesa”. Durante la visita, alcuni ministri turchi e ucraini hanno firmato 12 accordi bilaterali, tra cui uno per il libero scambio commerciale con l’obiettivo di portare l’interscambio economico tra i due Paesi a 10 miliardi di dollari.

Ma nelle relazioni tra Turchia e Ucraina ci sono molti scheletri nell’armadio e non solo per l’intenso rapporto sul piano delle forniture militari.

Nuri Bozkir, ad esempio, è un trafficante d’armi rapito in Ucraina e portato in Turchia perché  soggettoimportante delle spedizioni segrete di armi dalla Turchia nelle zone di guerra. L’agenzia di intelligence nazionale turca, il MIT, ha catturato proprio in Ucraina il trafficante d’armi.

“La nostra intelligence ha scoperto che questa persona si nascondeva in Ucraina e abbiamo parlato con il presidente ucraino Zelenskyy della sua cattura”, ha detto Erdogan. “Il nostro servizio di intelligence e la grande cooperazione con i suoi partner hanno reso possibile questo arresto”.

In alcune interviste nel 2020  al sito di notizie ucraino Strana, Bozkir aveva rivelato aspetti delicati dei trasferimenti clandestini di armi della Turchia ai gruppi di jhadisti che operano in Siria e in Libia, sottolineando come gli agenti del MIT turco avessero preso una parte degli accordi.

Bozkir, è un ex capitano delle forze speciali nelle forze armate turche, ed ha rivelato che avrebbe comprato legalmente armi nei paesi dell’Europa orientale e le avrebbe spedite in Turchia, dove l’intelligence turca le avrebbe dirottate verso i campi di battaglia in tutta la regione.

Su 50 spedizioni trasferite a gruppi jihadisti in Siria, la sua ultima spedizione, prima di fuggire in Ucraina nel 2015, è stata presumibilmente condotta senza il coinvolgimento organizzativo del MIT. La spedizione è stata però intercettata dalla polizia turca, innescando una frettolosa operazione dei suoi responsabili del MIT per farlo uscire dal paese.

In Ucraina, Bozkir ha poi chiesto asilo politico, temendo che le autorità turche si sarebbero rifatte contro di lui nonostante il suo coinvolgimento in molte operazioni approvate dallo Stato.

In seguito alla sua richiesta di asilo, la Turchia ha emesso un avviso rosso dell’Interpol che chiedeva il suo arresto in relazione all’omicidio del 2002 dell’accademico turco Necip Hablemitoglu, un caso che è rimasto congelato per due decenni su cui Bozkir ha categoricamente negato qualsiasi coinvolgimento.

L’ex trafficante d’armi turco stava ancora lottando contro la richiesta di estradizione quando, prima delle sentenza, è stato rapito. I governi turco e ucraino non hanno risposto alle ripetute richieste del network tedesco DW di commentare l’operazione extragiudiziale turca sul suolo ucraino.

“L’unica cosa che posso dire è che secondo le leggi dell’Ucraina, ciò che i servizi di sicurezza ucraini hanno fatto è illegale – è un eccesso di potere, e possono essere ritenuti penalmente responsabili”, ha affermato l’avvocato Denysiuk, il legale ucraino di Bozkir

Nuri Bozkir non è la prima persona ad essere presa di mira per aver rivelato dettagli sulle reti clandestine di traffico d’armi della Turchia.

Nel 2015, il giornalista turco Can Dündar ha dato la notizia di come la Turchia armasse i gruppi jihadisti in Siria. È stato accusato di rivelare segreti di stato e condannato a 27 anni di prigione. È sfuggito per un pelo a un tentativo di assassinio e ora vive in esilio a Berlino.

Commentando l’arresto di Bozkir, Dündar ha detto a DW che il governo turco usa tattiche come le consegne straordinarie e le accuse penali esagerate per mettere a tacere i critici e impedire agli informatori di farsi avanti. “Questa è una pratica standard del governo turco – mettere a tacere coloro che vogliono portare alla luce le azioni sporche dello stato. Quelli al potere sanno che Bozkir è una delle scatole nere del loro sistema corrotto, e quando quella scatola nera sarà aperta, tutta la loro sporcizia verrà alla luce”, ha detto Dündar.

Freedom House, ha identificato il coinvolgimento della Turchia in almeno 58 casi di extraordinary rendition dal 2014, in gran parte rivolte a dissidenti e nemici percepiti come tali dallo Stato.

 

 

 

 

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