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Sudan: la Rivoluzione è Amore. Il san Valentino di protesta

Il popolo sudanese attraverso i Comitati di Resistenza hanno scelto di manifestare ieri, 14 febbraio, giorno di San Valentino, sotto lo slogan “La Rivoluzione è Amore”.

In forma pacifica e non violenta, migliaia di giovani sudanesi hanno marciato per il centro della capitale Khartoum e in altre città del Sudan. Purtroppo e come al solito l’autorità golpista continua le sue violazioni dei diritti con eccessiva violenza e sanguinosa repressione contro i manifestanti pacifici.

Il “Comitato centrale dei Medici del Sudan” ha dichiarato, in una notizia di ieri, che un manifestante è stato ucciso. Un giovane, di cui non si conoscono ancora i dettagli identificativi. La vittima è stata ferita al collo e al torace con un colpo di pistola sparato durante le processioni del giorno di San Valentino.

Il Comitato registra inoltre che i feriti sono decine colpiti anche mentre fuggivano dalla violenza usata dalla polizia, milizie e forze segreti di sicurezza. La polizia e le milizie paramilitare hanno attaccato i manifestanti per impedire il loro avvicinamento al Palazzo di Presidenza situato in centro a Khartoum.

Il Comitato dei medici dichiara che con l’ultima vittima il numero delle persone uccise è risalito a 80 nelle ultime 4 mesi.

Già una settimana era stato ucciso un giovane nel nord del paese presso una delle barricate sulla via del commercio tra il Sudan e l’Egitto. I giovani manifestanti del nord continuano la loro chiusura della strada in segno della resistenza al regime golpista e per protesta contro il commercio illegale di oro, bestiame e altre prime materie trasportati in Egitto.

I partiti di opposizione e gli attivisti accusano i militari e le varie milizie di tante attività di commercio illecito al di fuori del controllo trasparente dello stato e del Governo di Abdalla Hamdouk rovesciato il 25 ottobre 2021.

In questi giorni sono stati arrestati e prelevati dalle loro case decine di attivisti, in vari quartieri della capitale. Inoltre, il regime golpista è tornato ad arrestare 5 dei simboli della rivolta, affiliati a partiti dell’opposizione, di cui l’ultimo è Mohamed Al- Fakki, ex membro del Consiglio Sovrano (Presidenza) rovesciato il 25 ottobre scorso.

Tra gli arrestati anche l’avvocato Wajdi Saleh membro della Commissione per la Rimozione del potere del regime dell’ex dittatore Al Bashir, attualmente in prigione, allo stesso tempo accusato e ricercato dall’AIA per crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel Darfur e la regione del Sud Kordofan e Nilo Azzurro.

Ormai sta diventando più chiaro che il cambiamento avvenuto l’11 aprile è solamente una messa in scena, ma la realtà è che il vecchio regime islamista e militare, con i suoi volti, sta tornando con un lieve cambiamento di figure politiche note alla Comunità internazionale e e al popolo sudanese in rivolta da più di tre anni.

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