Questa domenica si vota in Colombia per le elezioni politiche.
Poco meno di 40 milioni di cittadini saranno chiamati alle urne.
Sono 2432 i candidati in lizza per il Senato e la Camera Bassa.
Sui 296 posti che saranno assegnati, 10 sono riservati all’organizzazione politica creata dalle FARC con gli accordi si pace siglati nel 2016 da Juan Manuel Santos e l’organizzazione guerrigliera.
La colazione progressista del Pacto Histórico, che contestualmente terrà le primarie per decidere chi sarà il suo candidato alla presidenza e alla vicepresidenza per le elezioni che si terranno il 29 maggio – 19 giugno in caso di ballottaggio – , è favorita ai sondaggi.
Se le urne confermassero le proiezioni elettorali alle politiche e alle presidenziali sarebbe un cambiamento storico per il paese, come abbiamo più volte sottolineato all’interno della Campagna Nazionale in Solidarietà con l’America Latina che abbiamo formalmente iniziato con l’incontro del 6 marzo scorso a Bologna.
Gli Accordi di Pace sono stati abbondantemente disattesi, considerato l’alto numero di omicidi politici nei confronti degli ex-guerriglieri (più di 300) , ed in generale degli attivisti politici (più di 1300 dalla firma degli accordi).
I dati dell’osservatorio che ne monitora l’applicazione, Indepaz, riportano che gli avanzamenti in questo senso non superano il 20% di quelli sottoscritti.
La Colombia è al primo posto al mondo di questa tragica “classifica” seguita da Messico e Brasile.
Sempre secondo Indepaz, nel solo 2021, ci sono state 96 massacri, con 338 vittime, ed in questi mesi del 2022 sono avvenute 20 stragi con 61 vittime.
La pandemia non ha fatto che aggravare le condizioni di vita nel Paese, dove più di 6 milioni di persone sono state contagiate e circa 140 mila sono morte.
L’oligarchia non ha mai ceduto “un centimetro” della sua rendita di potere alle classi popolari. Sono più di 21 milioni di persone che attualmente vivono sotto la soglia della povertà, e con un tasso di disoccupazione superiore al 13%.
La delegittimazione dell’élite politica a causa delle mancate risposte alle domande della popolazione rispetto a numerosi questioni ha portato allo scoppio di un movimento inedito, il Paro Social, tra l’aprile e l’agosto dell’anno scorso, sviluppatosi dalla richiesta di ritiro di una riforma fiscale assolutamente iniqua ma ampliatosi molto nei suoi contenuti.
Un movimento, ferocemente represso, con 63 morti per mano della forza pubblica.
Il possibile sbocco politico di tali mobilitazioni e delle storiche aspirazioni al cambiamento stroncate sistematicamente con la violenza degli apparati di Stato e dei paramilitari potrebbe essere la vittoria elettorale del Pacto, in un paese, è bene ricordarlo, che aderisce alla NATO e dove il sistema di potere uribista non è mai stato smantellato.
Per capire l’attuale fase politica in Colombia abbiamo intervistato Guido Piccoli, giornalista, saggista e sceneggiatore che ha vissuto in Colombia e su cui ha scritto numerosi libri tra cui una biografia di Pablo Escobar.
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