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Russia: le notizie locali in tempo di guerra

Chi segue con un po’ di attenzione le vicende internazionali, è abituato a servirsi dei siti web dei notiziari più conosciuti dei vari paesi. Per quanto riguarda la Russia – oltre alle diverse fonti che fanno capo a organizzazioni, partiti, istituzioni – è quasi d’obbligo non perdersi storiche testate come Pravda, RIA, Interfax, Izvestija, ecc., seguendone gli aggiornamenti anche sui canali “social” privilegiati.

Soprattutto di questi tempi, e particolarmente dal 24 febbraio, martellati da una sfrenata univoca comunicazione (non informazione), è necessario non perdere di vista le posizioni dell’«aggressore», sia per disporre di canali alternativi a quanto propone la ciurma mediatica, sia per essere in grado di valutare non unilateralmente quanto sta accadendo.

Dunque, si seguono anche i “canali centrali” del «nuovo Hitler»: gli stessi canali che anche i russi seguono, oltre alle loro “maratone” e talk-show televisivi.

Ma la Russia è grande, molto grande; per dire, da Mosca a Magadan, nella omonima regione sul mare di Okhotsk, sono oltre diecimila km. E, in questi diecimila km, come può sfumare o alterarsi il flusso delle notizie? O meglio: se i russi di Magadan si informano sulla cronaca quotidiana delle operazioni di guerra in Ucraina, come tutti gli altri, come tutti noi, attraverso canali mediatici centrali, poi, però, come percepiscono la stessa situazione sui propri canali locali?

Ce lo siamo chiesti e abbiamo deciso di fare un rapidissimo e molto superficiale excursus, su quotidiani o settimanali di alcune regioni russe, a proposito della situazione creatasi nelle varie regioni e Repubbliche della Federazione, con l’avvio delle operazioni militari in Ucraina.

Come quasi dappertutto in giro per il mondo, e forse anche più e con una più lunga tradizione, anche in Russia ogni città ha i propri quotidiani e settimanali; ora, naturalmente, anche in formato elettronico. Come si riflette la guerra su tali media?

Per esempio, a Tula, appena un paio di centinaia di km a sudovest di Mosca, le Izvestija di Tula, tra le notizie del 13 marzo, quelle che in qualche misura avevano a che fare con la guerra in Ucraina erano queste: si riferiva della carovana automobilistica, con le bandiere russe, snodatasi per il viale centrale della città, a sostegno dei militari impegnati in Ucraina. Sulle auto erano state tracciate le lettere Z e V, (“Per la vittoria”, “La missione verrà compiuta”) come sui mezzi militari al fronte.

Accanto a questa notizia, il giornale riferiva della morte in combattimento, il 6 marzo, di un cittadino di Tula, ufficiale di carriera.

Un altro aspetto, è quello dei timori della popolazione, a fronte delle sanzioni occidentali: a Tula, si fa incetta di zucchero, uova, olio di semi, cavolo e patate, così che le autorità regionali sono costrette a rassicurare i cittadini che, per ora, non c’è alcuna penuria.

In campo sociale, le locali organizzazioni di volontariato continuano la raccolta di aiuti umanitari per i profughi dal Donbass, per i quali, nella regione di Tula, sono allestiti tre punti di alloggio temporaneo.

Molto più a est, a Omsk, 2.700 km da Mosca, la Omskaja gazeta riferisce che quello è l’ultimo giorno per il locale McDonald’s (come in tutta la Russia), ma nessuno se la prende e il giornale scrive che, d’ora in poi, «mangeremo lo šaurma» (in pratica: kebab), così che «nessuno ha fretta di fare scorta degli ultimi burger».

Oltre ai panini, a Omsk sono già stati chiuse alcune boutique di marchi famosi e, con la chiusura di Ikea, qualcuno ha pensato bene di mettere in vendita su internet, come “rarità”, giocattoli Ikea al costo di milioni di rubli. Una impresa funebre cittadina ha organizzato il funerale di Instagram, Coca Cola, BMW ecc.

Per i profughi dal Donbass, l’amministrazione cittadina ha già organizzato 400 posti di accoglienza. Il governatore regionale ha espresso condoglianze alle famiglie di quattro militari morti in Ucraina. Il giornale propone poi anche la “versione autentica” di una serie di fatti, per smascherare le fake ucraine.

A Khabarovsk, oltre ottomila km a est di Mosca e capitale del Territorio omonimo, le Khabarovskie Vesti non sembrano particolarmente preoccupate del conflitto in corso.

A Magadan, invece, la Magadanskaja Pravda riferisce dell’intervento del rappresentante presidenziale per il Circondario federale dell’Estremo Oriente, a proposito degli aiuti federali all’industria locale, nella situazione creatasi con le sanzioni, le quali, viene detto, costituiscono non solo un ostacolo, ma anche una opportunità per lo sviluppo delle imprese del Distretto.

Ancora nella regione di Magadan, il capo-redattore di “Kolyma-inform” si concentra invece sulla “guerra informativa” scatenata dai media stranieri contro la Russia e sulla diffusione di fake sui social media.

I giornali di Čita, capitale del Territorio del Transbajkal, riportano notizie già più direttamente legate alle operazioni belliche e scrivono delle decisioni del Governo centrale sul blocco di canali come Instagram e Facebook. Tra i caduti al fronte, figurano sette militari del Transbajkal, di età compresa tra 19 e i 41 anni, tutti militari di professione.

A Ufa, capitale della Repubblica del Baškortostan, il quotidiano Ufa sera riferisce della decisione della Banca di Russia sulle limitazioni per il prelievo dai propri conti in valuta straniera (con limite a 10.000 dollari e il resto in rubli) in vigore dal 9 marzo al 9 settembre 2022. Anche le Ufimskie Vedomosti si preoccupano di fornire ai lettori consigli su come conservare i propri risparmi, nelle condizioni delle sanzioni occidentali. Nulla di più.

Nel Distretto di Krasnodar (è bagnato a nord dal mar d’Azov e a est dal mar Nero), unito alla Crimea dal ponte sullo stretto di Kerč, le notizie sono già più collegate all’andamento delle operazioni in Ucraina. Sulla Gazeta Krasnodars, il tenente-generale della riserva Konstantin Pulikovskij commenta la liberazione di Volnovakha, nella DNR, la battaglia attorno a Mariupol e l’andamento delle trattative russo-ucraine.

Le Krasnodarskie Izvestija scrivono che il Kuban, la regione inserita in larga parte nel Distretto di Krasnodar, è pronto, se necessario, ad accogliere fino a cinquemila profughi da Ucraina, LNR e DNR. Lo stesso giornale riporta un lungo servizio sugli «attacchi informativi» contro la Russia, in particolare al riguardo delle operazioni belliche e ai laboratori biologici USA in Ucraina.

Nella Regione di Brjansk, confinante direttamente con l’Ucraina, il giornale Bezformata dà notizia della morte da eroe di un ventisettenne ufficiale originario della regione e degli aiuti raccolti dai volontari e portati alle guardie di frontiera russe, perché li consegnino agli abitanti delle aree ucraine liberate.

Accanto a queste notizie, Brjansk today si preoccupa invece di un locale «biznesmen rimasto intrappolato con la moglie alle Seychelles», ma anche della “linea diretta” con gli abitanti di L-DNR, organizzata dai responsabili locali per i diritti umani, i quali informano i cittadini del Donbass su aspetti burocratici e sanitari legati alla situazione di guerra.

Leggermente più a sud, ma sempre al confine con l’Ucraina, Argumenty i Fakty di Belgorod scrive che le autorità regionali forniscono aiuto ai profughi dal Donbass nella ricerca di lavoro, mentre sono già stati allestiti i luoghi per la loro sistemazione abitativa. Ma, soprattutto, AiF informa i lettori che la dislocazione in città dei rifugi antiaerei e dei ripari della Protezione civile non può esser resa pubblica, ma che i cittadini verranno avvertiti tempestivamente dalle autorità.

Un po’ più a est, a Voronež, il giornale Bereg titola «Le manovre sono terminate», riportando notizie sull’attacco del 24 febbraio e delle successive misure adottate sul territorio russo: riduzione del numero di collegamenti aerei, chiusura temporanea delle scuole in due province più prossime alla frontiera, ecc.

A Volgograd, la Komsomol’skaja Pravda non riporta notizie relative alla guerra, mentre la Volgogradskaja Pravda scrive della carovana automobilistica per le vie cittadine, svoltasi il 6 marzo all’insegna dello slogan «Noi non abbandoniamo i nostri», cui hanno preso parte organizzazioni «patriottiche, nazionali, giovanili, sportive e cosacche».

Il 10 marzo, invece, il Governatore regionale Andrej Bočarov è intervenuto in televisione, parlando della storia russa, dei rapporti, passati e presenti con l’Occidente, del neonazismo in Ucraina, «ignorato, al pari del genocidio in Donbass, dal cosiddetto Occidente civilizzato», ecc.

A Novgorod, il settimanale omonimo dà notizia della morte del trentacinquenne maggiore dell’aeronautica Sergej Emel’jančik, originario della regione.

Ad Arkhangel’sk, la Gazeta Cittadina riporta l’intervento del presidente della provincia Il’insko-Podomskoe, Aleksej Aksenov, secondo il quale «Prima o poi gli armamenti occidentali sarebbero stati impiegati contro la popolazione civile… Siamo stati testimoni di un fatidico evento storico. E non si tratta solo della liberazione del territorio del Donbass dalle bande fasciste. Si tratta, prima di tutto, della liberazione dall’ideologia fascista che, negli ultimi anni, era stata imposta alla popolazione di uno dei più grandi paesi europei».

Gli ha fatto eco il suo collega della provincia di Ust’janskij, Sergej Kotlov, che scrive «Le persone capiranno, chi sia il loro nemico e chi invece desideri il bene», sostenendo così la decisione di Vladimir Putin sul riconoscimento di L-DNR e sulla “operazione speciale” in Ucraina, tesa a «garantire la sicurezza della Russia».

La Gazeta Respublika, che si pubblica nella capitale della Repubblica di Komi, Syktyvkar, è invece più concentrata sulla situazione interna al proprio territorio e informa che il Ministero della salute repubblicano garantisce che è in grado di assicurare le forniture farmaceutiche per tutto il periodo delle sanzioni.

Al Ministero sottolineano che le sanzioni imposte dai “partner occidentali” non si applicano ai medicinali; o, quantomeno, «a oggi non ci sono dichiarazioni su possibili restrizioni alla fornitura di medicinali dall’estero». Anche se dovessero verificarsi «problemi con le forniture dall’Europa, siamo preparati anche per questo: oggi, oltre il 60% dei farmaci nelle farmacie russe è di produzione nazionale».

Così la vita continua in Russia, mentre al fronte sono ancora abbastanza lontani gli spiragli per un cessate il fuoco.

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