La missione d’inchiesta indipendente delle Nazione Unite ha presentato ieri al Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra il rapporto sulla situazione dei migranti nei centri di detenzione in Libia. Il fascicolo sarà reso pubblico venerdì, un aggiornamento del precedente, presentato lo scorso ottobre.
Il team di Mohamed Auajjar ha individuato ulteriori gravi misfatti in 20 strutture di detenzione, ufficiali e non, di prigioni segrete, presumibilmente controllate da milizie armate. Il capo della missione ha precisato che gli esperti dell’ONU sono finalmente riusciti ad entrare nella prigione di Bengasi, nella Cirenaica, e spera che presto saranno autorizzati a visitare altri centri nel sud della Libia.
In questo breve periodo d’inchiesta sono state trovate nuove prove schiaccianti di violazioni, abusi e molti altri crimini, commessi sistematicamente nel Paese dal 2016. “La missione – ha precisato Auajjar – ha effettuato indagini approfondite soprattutto per quanto riguarda i centri di detenzione segrete. E dall’ultimo rapporto, pubblicato nell’autunno dello scorso anno, i migranti hanno continuato a subire violenze e abusi, gravi violazioni dei diritti umani, nelle galere libiche”.
Chi entra nel Paese in maniera irregolare, secondo le leggi vigenti in Libia, viene automaticamente arrestato, in quanto Tripoli non ha firmato la Convenzione di Ginevra.
Auajjar ha aggiunto che la cultura dell’impunità prevale ancora in diverse parti della Libia e questo fatto sta fortemente ostacolando la transizione democratica del Paese.
Grazie al Fondo fiduciario di emergenza dell’Unione Europea per l’Africa (EUTF), dalla sua creazione nel novembre 2015, sono stati stanziati 456 milioni di euro per la sola Libia. E presto la Guardia costiera del Paese nordafricano avrà anche un centro di coordinamento marittimo (MRCC), fortemente voluto dall’Italia, ma finanziato dall’UE con 15 milioni di euro. E, secondo quanto riporta “Il Giornale” nel suo articolo del 20 gennaio scorso, i fondi stanziati per il MRCC comprendono anche l’addestramento dei marittimi libici da parte della nostra Guardia costiera e Guardia di finanza, che li affiancheranno per 48 mesi.
Mentre la Germania, che in questo periodo è impegnata nell’operazione navale EUNAVFOR MED IRINI, attiva dal 2020, per l’applicazione dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU nei confronti della Libia, per motivi etici ha deciso di non addestrare più la Guardia costiera libica.
Andrea Sasse, portavoce del ministero degli Esteri di Berlino ha fatto sapere che alla luce del comportamento inaccettabile di alcune unità della Guardia costiera libica nei confronti dei migranti e di diverse ONG che operano nel Paese, la Germania non può giustificare tale addestramento da parte di soldati tedeschi.
* da Africa Express
P.s. (Redazione Contropiano) Visti gli storici rapporti tra militari italiani e “guardia costiera” di Tripoli – i veri trafficanti di esseri umani sono loro, agli ordini del comandante “Bija”, ricercato con mandato di cattura internazionale – attendiamo impazienti analoghe misure da parte del governo italiano. Ma dubitiamo che arriveranno…
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