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La resa dei militari ucraini e dei miliziani dell’Azov. Due sorti diverse

La resa dei militari dell’esercito ucraino e del reggimento neonazista Azov asserragliati nell’acciaieria Azovstal è in corso ormai da giorni.

Il totale dei militari consegnatesi alle forze russe sarebbe pari a circa duemila effettivi, di cui alcune decine di feriti gravi e mutilati: circa duecento sarebbero i cadaveri di militari caduti ancora nei sotterranei dell’acciaieria. I cadaveri sarebbero stati collocati in alcune celle frigorifere all’interno della struttura.

Nel corso della resa per il momento non si è registrato alcun incidente o tentativo di fuga.

Se da una parte rimane possibile che i militari dell’esercito ucraino arresisi possano essere scambiati con i militari russi fatti prigionieri da Kiev, per i membri del reggimento neonazista Azov la questione cambia non di poco. Al momento sembra probabile che a questi ultimi venga preclusa ogni possibilità di scambio con altri prigionieri e che vengano processati nella Federazione Russa per crimini di guerra: resta tuttavia ignoto, per adesso, il destino che li attende.

Le riprese video dei gruppi di militari arresisi e perquisiti dalle forze russe sono effettuate quasi esclusivamente da personale militare. In generale ai giornalisti – sia russi che stranieri – non viene consentito di avvicinare i militari arresisi e assai difficilmente sarà possibile farlo fino a che non verranno completati gli interrogatori a cui ogni prigioniero dovrà essere sottoposto. In nessun modo è possibile, ad oggi, accedere al perimetro interno dell’acciaieria. Nessuna conferma ulteriore, per il momento, riguardo la presenza di militari provenienti da paesi NATO all’interno dell’Azovstal.

Tutto fa intendere che siano in corso trattative sia tra Kiev e Mosca, ma soprattutto tra quest’ultima e le cancellerie occidentali: il silenzio protempore sembra infatti potersi spiegare con l’intenzione di trattare eventuali condizioni sul rilascio – ufficiale o ufficioso – di personale militare straniero in stato di prigionia prima che venga pubblicata qualsiasi notizia a riguardo.

Non serve molta fantasia per immaginare quali potrebbero essere le richieste di Mosca in sede di trattativa.

 

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2 Commenti


  • Gianfranco

    A mio modesto parere, eventuali trattative sono con gli Stati Uniti e non con le “cancellerie occidentali”. Già nel 2015 si verificò una situazione analoga col calderone di Debalsevo, le fonti ufficiose allora parlarono di 800/2000 istruttori NATO caduti nel calderone e fatti uscire alla chetichella in autobus con i vetri oscurati. Ricordo ancora le immagini di “Frau Merkel” a Mosca con gli occhi bassi e l’aria da cane bastonato. A cosa è servito? da allora altri 10-15mila civili sono rimasti uccisi dagli sgherri di Kiev ed oggi si rischia una guerra estesa ancor più che nel 2015. E allora? Se è vero che ci sono alti ufficiali anglo-americani in mano russa, solo perseguendo i loro crimini e punendoli, si riuscirebbe ad ammansire questi fanatici del dominio. Questa è l’unica via per far risvegliare la parte buona degli Stati Uniti (amesso che ce ne sia ancora) e ripartire per un un futuro florido e sereno per tutti i popoli.


  • Dino

    Concordo con Gianfranco

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