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Cori razzisti e assalti durante il “giorno di Gerusalemme”

Decine di migliaia di nazionalisti israeliani hanno marciato per le vie di Gerusalemme questa domenica in occasione del “Giorno di Gerusalemme”, festa nazionale israeliana che celebra l’inizio dell’occupazione illegale di Gerusalemme Est e della Cisgiordania al termine della Guerra dei Sei Giorni nel 1967.

La “marcia della bandiera” ha visto il corteo sventolante bandiere israeliane e intonante canzoni nazionaliste attraversare i quartieri arabi lanciando cori razzisti come “Morte agli arabi”, “possano i vostri villaggi bruciare” o “Shuafat is up in flames!”, riferito all’omicidio del sedicenne Muhammad Abu Khdeir nel 2014, quando un gruppo di sionisti lo rapì e gli diede fuoco mentre era ancora vivo.

La giornata ha anche visto numerose aggressioni ai danni dei residenti arabi, che in alcuni casi hanno reagito. Più di 80 residenti palestinesi sono stati feriti, e quasi 60 persone arrestate. La polizia israeliana ha protetto le aggressioni fasciste dell’estrema destra israeliana e in alcune occasioni vi si è unita.

Nonostante le provocazioni e le aggressioni non si è arrivati ad una situazione di violenza generalizzata, ma la manifestazione di domenica è stata un’ennesima goccia in un vaso che rischia di strabordare da un momento all’altro.

Dopo gli attentati e le rappresaglie dei mesi scorsi e l’assassinio della giornalista Shireen Abu Akleh, il cui corteo funebre è stato addirittura caricato  il rischio è ritrovarsi di fronte ad una nuova escalation. Una condizione che non potrà che ripetersi finché il regime di apartheid a cui è sottoposto il popolo palestinese non avrà fine.

 

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