Dopo quasi tre anni di procedimento e due sentenze a favore di Vincenzo Vecchi, oggi 14 luglio la Corte di giustizia dell’Unione europea si è espressa favorevolmente alla richiesta di estradizione dell’Italia per l’attivista no global.
La corte di giustizia europea del Lussemburgo ha deciso che Vincenzo Vecchi condannato per i fatti del G8 di Genova e residente in Francia da anni deve essere consegnato alla giustizia italiana. La mancata soddisfazione del principio della doppia incriminabilità non basta a evitare l’esecuzione della pena. Anche se i reati tra i due paesi non corrispondono esattamente.
Ora gli atti tornano alla Cassazione francese che aveva sollevato il caso a livello internazionale e poi alla corte di appello di Angers.
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Ventanni dopo. E pure oltre. Come nel romanzo di Dumas dedicato ai tre moschettieri. La corte di giustizia europea di città del Lussemburgo chiamata in causa dalla Cassazione francese ha deciso che deve essere consegnato all’Italia Vincenzo Vecchi condannato per devastazione e saccheggio per i fatti del G8 di Genova del 2001. Vecchi residente in Francia da tempo avrebbe da scontare circa nove anni di reclusione.
La corte ha fatto prevalere la necessità della cooperazione europea sul rispetto delle formalità giuridiche. Per i giudici del Lussemburgo il mancato rispetto della condizione relativa alla doppia incriminabilità non è sufficiente per evitare la consegna del militante no-global al paese richiedente. I fatti sono qualificati giuridicamente in modo diverso nei due paesi, non c’è corrispondenza dei reati ma tutto ciò non conta.
“La corte fa una scelta assolutamente funzionalista garantendo l’effettività del mandato di arresto europeo anche al prezzo di possibili violazioni dei diritti fondamentali delle tradizioni costituzionali nazionali e del principio di proporzionalità“ è il commento di uno dei legali di Vecchi, Amedeo Barletta..
Insomma vince l’eurorepressione. Adesso gli atti del fascicolo processuale torneranno in Cassazuone a Parigi e poi alla corte di appello di Angers che prenderà contatti con l’Italia. Vecchi potrebbe chiedere di scontare la pena in Francia dove ci sarebbero condizioni più favorevoli. Era stato arrestato tre anni fa. Da allora è stato un susseguirsi di udienze per dirimere la questione. (frank cimini)
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Oggi giovedì 14 luglio, la Corte di giustizia europea ha emesso il suo parere sul caso Vincenzo Vecchi, rispondendo a diversi quesiti legali apparentemente puramente tecnici. In sostanza, ha dato il via libera alla Francia a consegnare in Italia Vincenzo Vecchi reo di aver partecipato alle manifestazioni contro il G8 di Genova nel 2001. La Corte ha valutato che la legge francese è compatibile con il reato di devastazione e saccheggio, un reato ereditato dal “codice Rocco” applicato durante l’epoca fascista.
Ecco un esempio della recente giurisprudenza italiana in merito all’applicazione della legge devastazione e saccheggio che incrimina Vincenzo Vecchi: “Non è necessario che l’autore compia materialmente un atto lesivo, purché partecipi in maniera consapevole delle violenze perpetrate. (cass. I camera, n. 11912 del 18 gennaio 2019).
Se si rifiuta di lasciarsi intimidire dalla prosa neutra del diritto, una tale proposizione sfugge a ogni comprensione: «Non è necessario che l’autore compia materialmente un atto di danno, purché partecipi consapevolmente ai turbamenti. È come “Il processo” di Kafka.
Traduco: un manifestante può non aver commesso alcun reato ed essere ancora colpevole. Per questo basta che fosse presente. Si suppone che un manifestante sia sempre consapevole di tutto ciò che sta accadendo intorno a lui, quindi possiamo imputargli qualsiasi offesa avvenuta durante la manifestazione. Questa si chiama finzione.
Nella sua memoria indirizzata alla Corte di giustizia, il governo italiano ha interpretato come trascurabile la differenza tra i diritti francesi e questa legge italiana di origine fascista. E, cosa ancora più sorprendente, il governo francese ha seguito l’esempio.
Non ha cercato di proteggere l’integrità del diritto francese, si è preoccupato solo della cooperazione tra gli Stati. A tal fine, il governo francese ha effettuato un allarmante confronto tra il reato di devastazione e saccheggio del diritto italiano e il reato di furto con degrado e in unione al diritto francese, affermando che non vi è alcuna reale differenza, come se le pene fossero le stesse.
L’unico obiettivo perseguito dal governo francese è la cooperazione europea, cooperazione alla quale bisognerebbe sacrificare una parte delle libertà pubbliche e dei diritti fondamentali.
Questo è l’unico ideale del governo, la cooperazione europea. Il governo propone addirittura di ridurre l’eccezione della doppia incriminazione, che finora ha consentito di garantire, in occasione di un mandato d’arresto europeo, che la legge del paese di emissione e la legge del paese di esecuzione siano compatibili, che il diritto straniero, in nome del quale si pretende di consegnare qualcuno, è conforme al diritto francese, vale a dire, in ultima istanza, rispettoso delle libertà pubbliche.
Il governo francese ritiene che ciò rallenti l’esecuzione dei mandati di cattura, che questa possibilità per i giudici di verificarne l’ottemperanza, per garantire che le incriminazioni di diritto straniero, a nome del quale qualcuno è rivendicato, possano essere incriminazioni di diritto francese, sia un ostacolo alla Cooperazione europea.
Il governo francese vorrebbe ridurre il ruolo del giudice, vuole che d’ora in poi il mandato d’arresto europeo sia automatico, così da poter consegnare in un paese europeo, senza alcun controllo, le persone che rivendica.
In un momento in cui l’estrema destra è quasi ovunque alle porte del potere, tale leggerezza è molto preoccupante. Cosa vogliono i nostri governanti? Perché mostrarsi un tale sostenitore della giustizia automatica, senza controllo, come se l’Europa fosse uno spazio dove regna per sempre una giustizia così perfetta che qualsiasi controllo sarebbe diventato superfluo lì?
A riguardo la proporzionalità della pena, il governo francese si comporta come se reato e reato fossero sostanzialmente la stessa cosa, come se fosse condannato a un anno di reclusione con sospensione della pena per aver preso da un cantiere edile delle travi e averle depositate in mezzo alla strada durante una manifestazione, e dieci anni di carcere per una miriade di altri reati, sia la stessa cosa!
Il pm della Corte di giustizia dell’Unione europea, Athanasios Rantos, ha ripreso punto per punto le argomentazioni dell’Italia.
Nella fattispecie, dopo due sentenze della Corte d’Appello che rifiutavano di consegnare Vincenzo Vecchi all’Italia, dopo due ricorsi dei pm, la Corte di Cassazione, prudente, ha preferito il parere della Corte di Giustizia.
Dietro le argomentazioni legali, la posta in gioco è in realtà alta. Vogliano consegnare gli individui come merci, senza preoccuparsi di rispettare i principi fondamentali.
Certo, tutti pensano che in fondo Italia e Francia siano paesi democratici e non regimi autoritari. Tuttavia, in tutti i diritti democratici, ogni giorno si insinuano sempre più attacchi alle libertà.
Le democrazie europee non sono certo regimi autoritari, ma stanno lentamente diventando regimi travagliati, ipocriti, senza scrupoli; guidati da persone che, per la maggior parte, non credono in nulla, le libertà pubbliche, i principi fondamentali sono in continua ritirata.
Ma non si stanno ritirando solo sotto gli attacchi dell’estrema destra, non si stanno ritirando a causa di un colpo di stato, si stanno ritirando silenziosamente, giorno dopo giorno, in nome della sicurezza e dell’efficienza.
La Corte di giustizia dell’Unione europea da deciso di avallare questa visione delle cose. L’unificazione dello spazio giuridico europeo a scapito delle libertà.
I fatti addebitati a Vincenzo Vecchi risalgono a più di vent’anni fa. La procedura del mandato d’arresto europeo avviata contro di lui ha ormai più di tre anni. La Corte di giustizia ha deciso l’applicazione di una legge fascista.
(adattamento dell’articolo a firma di Eric Vuillard su nouvelobs.com)
* da OsservatorioRepressione
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Giovanni
Il fascismo europeo e’ rinato sotto le forme subdole e suadenti della repressione sistematica e di leggi che hanno origine da codici del ventennio e dalle peggiori storture dello stato di diritto, ormai sepolto in nome dell ‘autocrazia e tecnocrazia.
Non c’ e’ bisogno di manganelli, basta la televisione e un mainstream complice, con la politica ridotta a zerbino di Don Mario, capo- bastone delle cosche italiche..
E i giovani dove sono??