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L’Europa alla frutta

L’Europa sta arrivando in condizioni davvero deplorevoli alla sfida più importante, che non riguarda solo la sua sopravvivenza in quanto istituzione, ma quella fisica dei suoi cittadini, direttamente minacciati dalla decisione da tempo adottata da Stati Uniti e NATO di combattere sul suo territorio, fino all’ultimo ucraino e fino all’ultimo europeo, la battaglia per l’egemonia mondiale, scegliendo l’Eurasia come terreno di confronto.

La complessità della situazione è evidente se solo si guarda al ruolo dello Stato-guida dell’Unione Europea, la Germania, al cui interno si intrecciano sacrosante pulsioni pacifiste, ben esemplificate dal voto del Bundestag sull’Ucraina, e altrettanto comprensibili spinte all’autonomia nazionale, rappresentate dal mega-piano di sostegno di 200 miliardi di euro e dal rifiuto di attribuire all’Unione un ruolo sostanziale in questo campo.

Nell’ordine, infatti, il 28 settembre, con un voto importante, il Bundestag ha rigettato con 479 voti contro 176, la mozione proposta dalla destra democristiana(CDU/CSU) volta ad aumentare le forniture di armamenti al governo di Zelensky. L’ampia maggioranza riflette in modo diretto la netta prevalenza del sentimento pacifista nella popolazione della Repubblica Federale Tedesca.

Il che evidentemente costituisce un elemento a favore della democrazia parlamentare tedesca rispetto a quella che si vive dalle nostre parti, dove a un’altrettanto indiscutibile maggioranza di pacifisti fa riscontro un sistema politico adulterato e subalterno ai poteri forti e soprattutto alla NATO, nonché delegittimato dall’’enorme astensione che si è registrata in occasione delle recenti elezioni legislative.

Nello stesso contesto, governo tedesco e Bundestag hanno varato lo “scudo di difesa” (Abwehrschirm) di 200 miliardi di euro per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, ponendosi allo stesso tempo a capo dello schieramento dei Paesi contrari alla proposta Gentiloni-Breton per una risposta europea alla crisi.

Mentre quindi in Germania cominciano ad accendersi barlumi di consapevolezza di tale situazione, sebbene si incamminino poi sulla strada dell’egoismo nazionale, l’Italia continua a rappresentare, nel passaggio da Draghi a Meloni, il fanalino di coda su tutti i piani, da quello dell’impegno per la pace a quello della risposta efficace alla crisi.

Al rinnovato impegno bellicista della Meloni, che stringe un’alleanza strategica col governo di destra polacco pronto al confronto totale colla Russia, e alle baggianate incredibili di Cingolani, che ripete senza fondamento che tutto va bene, fanno riscontro le proposte velleitarie formulate da Gentiloni & C. che si infrangono inevitabilmente sulla muraglia opposta dai sedicenti “frugali” capeggiati proprio dalla Germania.

L’Italia rappresentata, ahinoi, dalla postfascistoide Meloni, presenta quindi il peggio del peggio e i suoi sventurati cittadini si apprestano a pagare il prezzo delle demenziali posizioni atlantiste del proprio governo cui si accompagna, su tutti i piani, il clamoroso fallimento dell’Europa, che subisce supina la volontà di Washington, che  stanno lucidamente perseguendo da tempo l’obiettivo di riduzione politica ed economica dell’Europa.

La Meloni si accinge a sua volta a fallire e a deludere, ma non c’è tempo di aspettare che segua Draghi e Letta sulla strada dell’harakiri politico. Non c’è tempo di aspettare che, dopo Renzi, Grillo, Salvini e Draghi, anche l’ennesimo idolo dei giornaloni e/o di un elettorato sempre più scarso e disorientato, morda finalmente la polvere, squadernando impudicamente tutta la propria micidiale inconsistenza politica.

Non c’è tempo perché sta precipitando la situazione, dopo la decisione di Zelensky di mettere fuori legge ogni negoziato con Putin e i parziali successi della controffensiva ucraina, che precedono nuove controffensive russe sulla strada di un’escalation sempre più pericolosa con possibile finale a forma di fungo atomico. Un esito sciagurato che riceve nuova accelerazione col voto scellerato del Parlamento europeo a favore della guerra e contro le trattative.

Non c’è tempo perché la totale incompetenza dei governi ci sta esponendo a un insopportabile caro energia e a un’insufficienza incolmabile dei rifornimenti di gas.

È invece tempo che in Italia, come nel resto d’Europa. emerga finalmente una forza popolare unita e alternativa in grado di rovesciare un regime dei guerrafondai incapaci,  che nascondono la nullità di un capitalismo in crisi dietro i vessilli mortiferi della NATO e della UE.

* da AltreNotizie

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