Confermando che, nonostante l’attentato, una delle tre linee del gasdotto Nord Stream 1 e 2 è rimasta intatta, a margine dell’incontro di Vienna del OPEC+ il vice premier russo Aleksandr Novak ha dichiarato che, pur necessitando tuttora delle certificazioni burocratiche, a causa delle sanzioni, se «i colleghi europei prenderanno una decisione sulla necessità delle forniture di gas», allora verranno espletate tutte le necessarie formalità giuridiche e Mosca è pronta a inviare gas attraverso questa linea.
Sempre Novak aveva dichiarato giovedì che sono gli stessi paesi occidentali a essersi ingarbugliati nelle loro sanzioni sulle limitazioni alle importazioni, così che sono sorte difficoltà con la restituzione della turbina spedita per riparazioni in Canada e, tecnicamente, in grado di funzionare, il cui guasto aveva costretto a interrompere il flusso di gas la scorsa estate.
Pompare gas attraverso la linea del Nord Stream 2 rimasta intatta dipende dalle decisioni UE e in particolare dalla Germania, ha detto il presidente della Commissione energetica della Duma, Pavel Zaval’nyj: «Se loro indicheranno quali siano le necessità», allora si potrà diagnosticare la messa in funzione della linea; ma al momento «non vediamo alcuna premessa» da parte europea; non ci sono tuttora risposte alle domande su necessità, tempi e costi di ripristino integrale del gasdotto.
A proposito del gas e delle posizioni tedesche sulla questione, il direttore del dipartimento europeo del Ministero degli esteri russo, Oleg Tjapkin, ha affermato che il rifiuto totale della Germania di importare gas russo, potrebbe portare il paese, nel giro di due anni, a una profonda crisi economica e l’analista del Fondo nazionale russo per la sicurezza energetica, Stanislav Mitrakhovič, ha dichiarato a RT che la «deindustrializzazione è già in corso in Germania. Varie aziende hanno ridotto la produzione; altre esaminano la possibilità di trasferire la produzione, in primo luogo in USA, ma poi anche in Cina e Turchia».
Sulla questione se la deindustrializzazione influenzerà il corso politico tedesco, Mitrakhovič ha detto che probabilmente «dopo l’inverno e le sue conseguenze, la crisi sarà ancora più diffusa in Germania e darà vita a una richiesta sociale e politica di normalizzazione dei rapporti con la Russia».
Sul fronte petrolifero, il Segretario di stato Anthony Blinken ha dichiarato che gli USA stanno preparando la risposta alla decisione del OPEC+ sulla riduzione, a partire da novembre, dell’estrazione di petrolio per due milioni (secondo altre dichiarazioni: 1-1,2 mln) di barili al giorno. La reazione yankee pare appuntarsi particolarmente su Riyad, dopo che nel recente tour mediorientale di Joe Biden, proprio con l’Arabia Saudita Washington sembrava o credeva di essersi garantita una «sicurezza energetica globale e un’adeguata offerta petrolifera sul mercato mondiale».
Ora, nell’ottavo pacchetto di sanzioni UE varato due giorni fa contro la Russia, sono compresi tra l’altro limitazioni commerciali per sette miliardi di euro (importazioni dalla Russia di acciaio, legno, carta, plastica, ecc.; esportazione in Russia di carbone, componenti elettronici e prodotti tecnici che possono essere utilizzati nella produzione di armi e aviazione) ma, soprattutto, un tetto al prezzo al petrolio russo spedito via mare verso paesi terzi, mentre dal prossimo febbraio la misura dovrebbe estendersi ai derivati del petrolio.
Dalla Russia le reazioni sembrano abbastanza blande, quasi a dire: a rimetterci per una simile misura saranno soprattutto le compagnie di navigazioni occidentali. Non a caso, Cipro, Malta e Grecia, cui fanno capo le principali compagnie, si erano dichiarate contrarie alla misura. Dunque, a Mosca basterà (semplicemente) rivolgersi a compagnie di navigazione asiatiche.
Inoltre, notano esperti sentiti da RT, ai paesi che appoggiano le sanzioni UE (divieto di importazione, dal prossimo 5 dicembre, del petrolio russo via mare, ma non attraverso oleodotti) Mosca non farà altro che cessare di inviare petrolio, il che si risolverà in un brusco aumento del suo prezzo. Vero è che già nei primi otto mesi del 2022, i paesi UE hanno ridotto del 34% (da 2,6 a 1,7 mln di barili al giorno) l’importazione di greggio russo.
Mosca ha comunque più che compensato tale perdita, sia con l’aumento di prezzo della materia prima che con l’esportazione verso «paesi amici», con introiti – dati del Ministero delle finanze russo – del 49% superiori rispetto allo stesso periodo del 2021.
Anche per questo, ricorda RT, già nei mesi scorsi UE e USA avevano cominciato a parlare di tetto del prezzo, con il rischio, però, di provocare un maggiore aumento dei prezzi sul mercato globale. «Se si vuol creare un deficit mondiale di questo o quel prodotto, ad esempio petrolio e prodotti petroliferi» ha dichiarato ancora Alekasandr Novak durante la riunione OPEC+ del 5 ottobre, si devono «introdurre restrizioni sui prezzi… Oggi ci sarà invece un aumento dei prezzi, e a pagarlo saranno i consumatori di quei paesi che hanno deciso il tetto».
Più netto era stato già a settembre Vladimir Putin: «Una decisione assolutamente ottusa. Se qualcuno prova a realizzarla, non porterà a nulla di buono per chi prende la decisione… Non forniremo più nulla, se questo contraddice i nostri interessi economici. Non forniremo né gas, né petrolio, né carbone, né olio combustibile: non forniremo nulla» e, soprattutto, aveva detto, «Coloro che ci impongono qualcosa non sono oggi nella posizione di dettarci la loro volontà».
Tanto più che i principali paesi verso cui si indirizzano le forniture “alternative” russe, in particolare Cina e India, e in misura minore Turchia, al pari dei paesi OPEC, non hanno alcuna intenzione di porre tetti o limitazioni.
C’è anche un’altra questione: secondo l’analista della Freedom Finance Global, Vladimir Černov, molte raffinerie europee possono operare solo col greggio russo, per la sua composizione, e un eventuale adattamento degli impianti ad altri prodotti sarebbe costoso.
Inoltre, con «l‘embargo, il prezzo del petrolio potrebbe aumentare e la Russia ha vari modi per aggirare le sanzioni, guadagnandoci. Con l’aumento dei prezzi mondiali, Mosca può permettersi di aumentare lo sconto per altri acquirenti, senza perderci e, per esempio, l’India, può aumentare di molto l’acquisto di greggio russo a prezzo scontato, lavorarlo nelle proprie raffinerie e quindi rivenderlo ai paesi UE a prezzi di mercato».
RIA Novosti riporta le parole del direttore dell’americana Canary LLC, Dan Eberhart, secondo cui l’introduzione di un tetto al prezzo del petrolio russo da parte dei paesi occidentali potrebbe essere il «colpo mortale definitivo», sia per loro che per Joe Biden: «il più grande errore di calcolo nel settore energetico».
Il piano occidentale, dice Eberhart, è «buono in teoria, ma in pratica è foriero di una massa di rischi e non è possibile assicurarne il rispetto». E la decisione presa dal OPEC+ è un «colpo di avvertimento» indirizzato a Washington. La variante peggiore per l’Occidente, afferma Eberhart, sarebbe «un colpo di risposta russo in grande stile, per cui i prezzi mondiali del greggio potrebbero balzare a 150 $ al barile».
Su Komsomol’skaja Prevda, l’economista Denis Rakša afferma che le nuove sanzioni UE non influiranno significativamente sull’economia russa: limitazioni alle importazioni di merci russe per 7 miliardi di euro, quando il giro commerciale Russia-UE nel 2021 è stato di 282 miliardi, peseranno sui concreti produttori dei settori interessati, ma non sull’economia nel suo insieme.
Per quanto riguarda il petrolio, Rakša evidenzia la dichiarazione del direttore dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC), secondo cui gli USA non imporranno ulteriori sanzioni agli acquirenti di greggio russo a un prezzo superiore a quello fissato: «capiscono che sarà difficile sopravvivere senza il petrolio russo. Penso che l’Unione europea aderirà alla stessa posizione, anche se esiste una clausola punitiva per chi aggirerà le sanzioni UE».
Insomma, dato che USA, UE e loro astutissimi rappresentanti politici, perseverano stupidamente nel sollevare pietre e poi lasciarsele cadere sui piedi, tocca ricordare per l’ennesima volta la qualifica attribuita dal grande Mao a tutti i reazionari…
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Sergio
Tigri di carta? Appunto per questo pericolosissimi…catastrofici…