Se il regime iraniano non crollerà sotto il peso delle proteste, Israele andrà all’attacco. La connessione tra questi due fattori è stata avanzata dal Capo di Stato Maggiore israeliano Aviv Kohavi in procinto di lasciare il suo incarico.
La minaccia di un attacco militare all’Iran è stata ribadita dalle autorità israeliane nella cerimonia di avvicendamento alla guida dello Stato maggiore delle Forze armate proprio tra il generale Kohavi e il generale Herzi Halevi.
Secondo il generale Aviv Kohavi, Israele è ormai pronta all’eventuale intervento militare contro Teheran che vedrà anche il sostegno degli Stati Uniti per evitare che l’Iran si doti di un’arma atomica. Anche perché i quattro mesi delle rivolte in Iran contro il regime stanno perdendo forza e la cosa allontana l’ipotesi di un cambio di regime fortemente desiderato da Tel Aviv e Washington.
L’agenzia Nova riporta che da alcune settimane il sito Critical Threats Project – che monitora le manifestazioni dal 16 settembre – registra solo proteste di moderata o bassa intensità, concentrate soprattutto nella capitale e in zone storicamente turbolente come le provincie curde del nord del Paese e le provincie del Sistan-Baluchistan (a est) e del Khuzestan (a ovest).
Il governo iraniano di Raisi e l’intero apparato della Repubblica islamica, in particolare i Guardiani della rivoluzione, si stanno dimostrando risoluti nel proseguire sulla linea dura contro le proteste, incuranti della pressione economica e politica da parte di Stati Uniti ed Europa
Il negoziato sul nucleare tra Teheran e le potenze del gruppo 5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Germania) è di fatto congelato, mentre l’Iran – nonostante le sanzioni occidentali – ha proceduto lo sviluppo del suo programma nucleare teso a riequilibrare l’asimmetria atomica in Medio Oriente (l’unico paese della regione che dispone di un arsenale nucleare è Israele, ndr).
Pochi giorni fa, l’ex capo di Stato maggiore delle Forze armate israeliane, il generale Aviv Kohavi, ha confermato che Israele è pronto per un attacco contro le infrastrutture militari iraniane, affermando che Teheran ha abbastanza materiale fissile per produrre quattro ordigni nucleari: tre con uranio arricchito al 20 per cento, mentre il quarto con uranio arricchito al 60 per cento.
Per produrre un’arma nucleare è necessario l’impiego di uranio arricchito al 90 per cento, quindi gli ordigni che potrebbero essere fabbricati dall’Iran sono al momento “bombe sporche” ovvero armamenti progettati per disperdere materiale altamente radioattivo sull’obiettivo, mediante un’esplosione di adeguata potenza. Ma, secondo l’alto ufficiale israeliano, il divario tra il 20 per cento e il 60 per cento di uranio arricchito può essere colmato “in poche settimane”, aumentando la potenza di tali ordigni e rappresentando un grande pericolo per Israele e i suoi alleati.
Il generale Kohavi ha sottolineato che le Forze armate israeliane hanno intensificato in questi ultimi due anni i preparativi per un conflitto a tutto campo con Teheran, inclusi servizi di intelligence potenziati, aumento del munizionamento, piani operativi migliori e maggiore addestramento dei militari. Nel 2022 le Idf hanno effettuato due esercitazioni su vasta scala in caso di conflitto aperto con l’Iran in collaborazione con gli Stati Uniti. L’ultima è stata organizzata il 30 novembre scorso e ha visto la simulazione di una serie di attacchi contro le infrastrutture nucleari iraniane condotta dall’Aeronautica israeliana con l’appoggio logistico di aerocisterne dell’Aeronautica degli Stati Uniti.
Secondo il generale Kohavi, Israele sta vagliando tre possibili scenari per un attacco contro l’Iran.
Il primo sarebbe un attacco preventivo contro infrastrutture non nucleari, per mostrare al nemico le capacità di penetrazione in territorio iraniano.
Il secondo è invece un attacco diretto contro le installazioni nucleari iraniane e siti ausiliari per fermare i progressi del programma nucleare iraniano.
Il terzo, se la situazione alla fine si dovesse trasformare in una vera e propria campagna militare, i piani includono anche attacchi contro siti militari e altre infrastrutture.
E’ evidente che i tre scenari ipotizzati da Israele dovranno tenere conto della reazione iraniana, uno stato meno isolato di quanto sia stato ritenuto fino a qualche tempo fa.
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Gianni Sartori
https://www.osservatoriorepressione.info/un-altro-curdo-mehmet-akar-si-tolto-la-vita-protesta/
Stefano Paltrinieri
Veramente ,non ci sono limiti ai progetto criminali dell’entità sionista d’Israele!Non contenti di assassinare bimbi palestinesi nella Palestina occupata da loro in.maniera illegale ,hanno scatenato una vera guerra di annientamento !
Abdelaziz
penso che non ci sarà nessun attacco militare , in iran non c’è un solo sito nucleare, alcuni dei siti sono sotto le montagne, quindi un attacco non risolve il problema , per impedire all’Iran di sviluppare il suo programma bisogna invaderlo
occuparlo, ma questo è possibile?
nel caso di un attacco all’ iran , abbiamo un idea della reazione iraniana , hanno centinaie di migliaia di missili palistici, potrebbe incendiarsi tutto il medio orienta per i prossimi 30 anni
Sergio Buccella
certo dispiace pensare ad un’altra guerra con morte e distruzione. Penso che lasciare a briglie sciolte gli iraniani con armi nucleari sarebbe un errore.
Redazione Roma
Perfettamente d’accordo, infatti occorrerebbe procedere al disarmo nucleare in Medio Oriente, ma l’unica potenza che al momento dispone di armi nucleari nella regione è Israele, che non ha firmato il Trattato di Non Proliferazione nucleare e nega le ispezioni dell’Aiea. Fermare il treno in corsa è urgente ma senza asimmetrie inaccettabili.
Vecchio Storico
L’Iran ha una aviazione militare molto debole ma ha missili di tutti i tipi per potere distruggere Israele. In caso di attacco interverrebbero gli Hezbollah dal Libano che in dieci anni hanno accumulato circa 120.000 missili. Ritengo che l’Iran abbia già testate atomiche montate su missili e per Israele sarebbe le fine.
Redazione Roma
Non saremmo così sicuri, l’unico dato certo è che un attacco militare israeliano all’Iran innescherebbe un conflitto di livello assai superiore a quelli visti fino ad oggi in Medio Oriente, con conseguenze pesantissime e non solo per la regione.
DD
Il Capitalismo predatore si scontra con il raggiungimento dei limiti: risorse naturali per la produzione in shortage, pianeta sovraffollato, recessione globale avviata. Il meccanismo predatorio obbliga il Capitale a crescere, ad ogni costo, mangiando i pesci più piccoli, anche a costo di conquistarli con guerre. Guerre per la primazia sui mercati sempre più poveri di consumo, guerre per l’accaparramento di energia e di materie prime. L’Occidente vede nel mercato globale non più una opportunità quanto piuttosto un rischio, Cina e Estremo Oriente sono i nuovi mattatori del mercato globale, quindi non resta altro che l’approccio neocolonialista, di conquista militare. Siamo dunque alla resa dei conti, si è partiti con l’indebolimento della Russia per sgomberare il campo, poi l’Iran che rappresenta un altro ostacolo anti-occidentale, infine le provocazioni a Taiwan contro la Cina. Conflitti che rappresentano e rappresenteranno per gli USA e le loro colonie neoliberiste l’ultima spiaggia per non perdere la primazia, giacché una economia non più globalizzata ma divisa in due poli (USA e colonie vs Resto del Mondo) non può che decretare il passaggio di consegne e la fine del predominio USA. Purtroppo EU ha ricevuto il colpo di grazia rimanendo obbligata a sganciarsi dalla Russia per dispiegarsi al servizio USA, la cui strategia in Ucraina sta indebolendo il possibile alleato militare del nemico Cinese da un lato e impoverendo economicamente e militarmente – perciò soggiogando ulteriormente – l’Europa.
Massimo Pistone
sarebbe la fine di israele