La Germania è pronta ad autorizzare la Polonia a inviare carri armati Leopard all’Ucraina. Lo ha riferito il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock.
La Baerbock, parlando della possibilità che la Polonia invii i Leopard a Kiev, ha affermato che “se ci viene chiesto, allora non ci metteremo in mezzo”. “Sappiamo quanto siano importanti questi carri armati ed è per questo che ne stiamo discutendo ora con i nostri partner. Dobbiamo assicurarci che le vite delle persone vengano salvate e il territorio dell’Ucraina liberato”, ha aggiunto.
La posizione attendista tedesca aveva fatto saltare i nervi agli Stati Uniti. Secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, alla riunione di Ramstein il segretario alla Difesa Usa Austin avrebbe manifestato il suo aperto disaccordo con il più stretto collaboratore del cancelliere tedesco Scholz e l’incontro tra i funzionari sarebbe stato “teso“. Inoltre, sempre secondo il giornale, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Jake Sullivan avrebbe criticato aspramente le azioni della Germania in una conversazione telefonica con il consigliere del cancelliere tedesco Jens Pletner.
Il ministro della Difesa tedesco, Pistorius, ha fatto sapere di aspettarsi una decisione a breve sull’invio o meno di carri armati Leopard dalla Polonia all’Ucraina, come richiesto insistentemente da Kiev. In un’intervista alla tv Ard, Pistorius ha sottolineato la necessità di non prendere una decisione affrettata, dovendo tenere in considerazione diversi fattori, compreso il mantenimento degli standard di sicurezza e delle disponibilità delle forze armate tedesche. Un rapporto pubblicato dallo Spiegel afferma che alcuni mesi fa la Bundeswehr aveva dichiarato che 19 carri armati Leopard 2 non erano necessari e quindi potrebbero essere inviati all’Ucraina.
Gli aiuti militari promessi dai paesi NATO all’Ucraina si attestano a diverse centinaia di milioni di euro, ma resta lo stallo sulla fornitura dei carri armati Leopard, di produzione tedesca. Nella riunione di Ramstein gli Stati che sostengono l’Ucraina non avevano raggiunto “alcun accordo” sulla fornitura dei carri armati Leopard all’Ucraina, aveva spiegato il ministro della Difesa tedesco Pistorius, rilevando che sulla questione non è stata assunta “alcuna decisione definitiva”, con le parti divise tra favorevoli e contrarie.
Le autorità di Stati Uniti e Germania non hanno ancora preso una decisione finale sulla fornitura di carri armati M1 Abrams o Leopard all’Ucraina, ha detto il segretario alla Difesa USA Austin. “Al momento siamo concentrati sul fare in modo che l’Ucraina abbia le capacità necessarie ad avere successo sul campo: abbiamo una finestra di opportunità fino alla prossima primavera, ed è fondamentale che siano pronti”, ha Austin
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha sottolineato come sia necessaria una spinta nella produzione di armi e munizioni da parte dei paesi NATO, per rifornire rapidamente le loro scorte messe a dura prova dalle forniture militari inviate all’Ucraina. La Nato sta lavorando a stretto contatto con l’industria bellica proprio a questo scopo, nel contesto delle ingenti spese militari messe a disposizione per arrivare armamenti a Kiev da parte dei Paesi membri.
La Russia dal canto suo ha inasprito i suoi avvertimenti alla NATO sulla fornitura di carri armati e armi offensive all’Ucraina. Una tale decisione aprirebbe la porta a una “catastrofica escalation”, ha scritto il presidente della Duma di Stato Vyacheslav Volodin su Telegram durante il fine settimana. La Russia risponderà a tale sviluppo con l’uso di “armi più potenti” se l’Ucraina utilizzerà queste armi per attaccare obiettivi nelle retrovie russe o tentare di conquistare “territori russi”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Salvatore Dragotto
La matematica non è una opinione.
Più arme in questo conflitto, più ci avviciniamo in una inevitabile guerra mondiale. Non oso immaginare l’immane e totale catastrofe .
Lavorare per la pace!
Pasquale
Ormai l’America ha capito che sta perdendo il monopolio economico mondiale e deve abbattere la concorrenza.