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Perù: la seconda Gran Marcha per la la “presa” di Lima

Il Paro National iniziato il 19 gennaio è continuato per 5 giorni consecutivi, in cui si sono registrati scontri nella capitale tra manifestanti e Policía Nacional, così come nelle altre regioni.

Sono continuati in tutto il paese i blocchi del traffico – un’ottantina questo lunedì –  con i collegamenti che dalla regione di Puno (uno degli epicentri della protesta) portano alla capitale di fatto interrotti dal 4 gennaio, giorno in cui sono riprese le mobilitazioni dopo la breve tregua per le festività.

Uno degli avvenimenti più importanti è stato lo sgombero manu militari – con uso di blindati e carri armati da parte delle “forze dell’ordine” – dell’università San Marco, che ospitava manifestanti giunti da ogni parte del paese, e la conseguente detenzione di circa 200 persone per 30 ore.

Il 23 gennaio la Assemblea Nacional de los Pueblos ha tenuto una conferenza con differenti dirigenti di movimenti regionali per fare un bilancio degli eventi che si sviluppano nella capitale, ed ha denunciato la repressione in quella che è una delle maggiori università del paese.

Giungeranno però a Lima per la seconda marcha manifestanti da Cajamarca, Apurímac, Lambayeque, Andahuaylas, Puno, Huancavelica e Cusco.

Il Perù Profondo per la seconda volta cercherà di “prendere” la capitale.

Anche il sindacato CGTP si unirà alla marcia nella capitale. Nel manifesto di convocazione usa parole chiare contro la dittatura cívico-militar-empresarial, chiede le dimissioni di Dina Boluarte, la fine della repressione, lo scioglimento del Congresso vendepatria, e auspica una nuova costituzione.

La Coordinadora Nacional de la Derechos Humanos (CNDDHH) ha reso noto che diversi gruppi si stanno occupando del necessario sostegno ai manifestanti che giungeranno a Lima.

Una solidarietà che è giunta non solo dai territori attraversati dalle carovane, ma dagli abitanti della capitale stessa.

La tensione in questi giorni non è assolutamente scemata e la richiesta, formulata dalla Polizia (PNP), dell’acquisto immediato di 230 mila granate e cartucce con gas lacrimogeni, insieme ad altri dispositivi di sicurezza, la dice lunga sul clima che si vivrà nel paese nei prossimi giorni, con la classe dirigente arroccata in un “fortino assediato” mentre i manifestanti chiedono a gran voce “che se ne vadano tutti!”.

L’insurrezione di massa peruviana continua ed è chiaro che la trama di poteri economici che vedeva nel golpe del 7 dicembre uno strumento affinché i propri affari non potessero essere minacciati, si ritrova ora con una situazione di instabilità permanente che non sembra avere altra via di uscita se non l’accoglimento delle richieste dei manifestanti, oppure un’ulteriore fascistizzazione del potere politico.

Quello che ha imposto una sorta di stato d’eccezione permanente, come dimostrano video ed immagini dello sgombero dell’Università e l’arresto di chi trovava all’interno.

Abbiamo tradotto un intervento del Segretario Generale del Partido Comunista del Perú – patria roja, Manuel Guerra, dal titolo eloquente: la nuova dittatrice.

Buona lettura.

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La nuova dittatrice

Manuel Guerra

La signora Boluarte è decisa a sfruttare al meglio il suo nuovo ruolo di dittatrice. Nel caso in cui rimanga qualche dubbio, insiste nel chiarire che non è un ostaggio o un burattino dell’ultradestra, che ha il controllo e il comando. Questo è ciò che le è stato fatto credere.

Qualcuno potrebbe chiedersi come sia possibile che una persona che un tempo formava un gruppo presidenziale per un’organizzazione di sinistra, che ha fatto campagna elettorale impegnandosi per un cambiamento democratico e patriottico e che ha giurato fedeltà al suo presidente, si sia trasformata nel suo opposto.

La verità è che le classi dominanti troveranno sempre dei servi volenterosi tra i settori popolari, personaggi dall’animo debole; troveranno sempre persone senza principi disposte a declassarsi, a diventare i loro cani da guardia, ad assumere il ruolo di Giuda per un piatto di lenticchie o per l’illusione di avere una parte di potere.

La signora Boluarte è stata molto soddisfatta quando la folla ha dato il suo appoggio elettorale alla formazione di cui faceva parte. Quelle stesse folle che chiedono le sue dimissioni e che si stanno trasformando in rivoltosi che si oppongono allo stato di diritto, bifolchi che devono essere schiacciati senza alcun riguardo.

Non le interessa che l’insurrezione si diffonda in tutto il paese. Più di cinquantina di morti e centinaia di feriti nelle proteste non la spaventano; sostituendo il suo volto lacrimoso con una maschera di ferro, recita il copione di tutti i dittatori e minaccia che quello che verrà sarà ancora più duro.

Non c’è modo di uscire dalla rassegnazione. Incoraggiata dall’ultradestra e circondata dai fascisti che hanno affinato i loro metodi di infiltrazione e provocazione del movimento popolare, ci racconta la favola di un complotto sincronizzato per far cadere il regime che presiede, di piani sovversivi e terroristici, di come la polizia stia svolgendo bene il suo lavoro di repressione.

Siamo stati avvertiti. Come ogni dittatura, questo regime deve essere gettato nella pattumiera della storia dalla forza del popolo organizzato, attraverso azioni profondamente democratiche, come l’organizzazione, la mobilitazione e la lotta delle maggioranze per garantire il rispetto dei loro diritti. Il popolo è padrone del proprio destino, ha il diritto di vedere rispettate le proprie decisioni, di avere una vita dignitosa, di approvare una nuova Costituzione che apra la strada a un paese diverso da questa presa in giro impostaci per due secoli dalle classi dirigenti.

Un altro Perù è possibile, uniti possiamo raggiungerlo!

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1 Commento


  • E Sem

    Stiamo parlando di uno dei paesi con risorse naturali strategiche per la sopravvivenza degli usa. L’ operato della signora Kenna (ex? Cia) sembra stia dando ottimi frutti. Sarebbe piu’ corretto parlare di corruzione e minacce di un paese terzo. La resistenza russa alle manovre di rapina dell’ attuale amm. Usa, hanno reso improrogabili azioni necessarie per riprendersi il completo controllo di aree diventate di importanza vitale del marcio gendarme corrotto mondiale (o meglio della criminalità economica al potere).

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