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Bombardamenti di primavera, tra Ucraina e Mar Nero

Si era appena placato, e nemmeno del tutto, il clamore per l’incursione oltre frontiera delle unità “di liberazione”, che subito la nave da ricognizione e intelligence “Ivan Khurs” è stata attaccata da alcuni droni navali mentre si trovava a circa 140 chilometri a nord-est del Bosforo, nella zona economica esclusiva della Turchia, intenta a pattugliare (secondo quanto riferiscono le autorità russe) i gasdotti Blue Stream e Turkish Stream.

Il primo filmato diffuso ieri mostrava tre doni che si avvicinavano rapidamente alla nave e venivano colpiti dalle artiglierie di bordo, mentre un altro filmato diffuso oggi ne mostra un altro che si dirige verso la fiancata destra della nave. Il filmato si interrompe immediatamente prima dell’impatto e non è possibile sapere cosa sia successo, ma se anche la nave è stata colpita non deve aver riportato danni, visto che non sono stati lanciati SOS e non si segnala attività di soccorso in zona.

Non è chiaro, e sarebbe interessante scoprirlo, da dove sono partiti i droni navali in questione. Che siano venuti fin da Odessa sembra piuttosto improbabile, ma non impossibile – ma se l’hanno fatto hanno utilizzato il “corridoio verde” che serve al trasporto del grano, cosa che avrebbe una serie di conseguenze poco piacevoli per il prosieguo dell’accordo.

Potrebbero anche essere stati messi in mare più vicino, da una nave militare (di certo non ucraina, visto che non ne hanno più) o da un finto mercantile, ossia un mercantile vero ma utilizzato dalla marina per attività belliche.

A questo si aggiunge, come ho scritto sopra, che l’attacco è avvenuto nella zona economica esclusiva della Turchia, che non sono le acque territoriali ma è comunque roba loro, e se la nave fosse affondata sarebbe stato un problema diplomatico non indifferente (e non è escluso che tra gli scopi dell’attacco ci fosse anche questo, col ballottaggio delle presidenziali il 28 maggio).

Come al solito, prima e durante l’attacco c’era un gran traffico di aerei spia NATO: l’onnipresente RQ-4B Global Hawk FORTE-10 (che parte da casa nostra) come al solito al centro del Mar Nero, un U2-S in volo su Bulgaria e Romania, un Breguet Br.1150 Atlantique 2 francese in volo sulla costa rumena, un Boeing RC-135W britannico tra Romania e Crimea, e poco più a nord del luogo dell’attacco un RQ-4D Phoenix NATO.

Possiamo certamente pensare che la loro presenza sia del tutto casuale, se così ci conforta, ma tendo a non crederci.

Sempre a proposito di navi: il Ministero della Difesa britannico, che monitora con attenzione il Mar Nero, si è accorto di essere stato trollato dai russi che dal 14 maggio hanno modificato gli AIS delle loro navi per dare l’impressione che formassero una grande Z tra Eupatoria e Sebastopoli (tra l’altro inviando il segnale alla velocità di 102 nodi, 188 kmh, cosa che li ha un po’ insospettiti).

Ci sono rimasti male, anche perché ci hanno messo 11 giorni per rendersene conto. Allego la foto della Z presa dalla loro pagina Twitter, e il loro thread passivo-aggressivo come solo gli inglesi sanno essere.

Ultim’ora

Intanto, ucraini e russi continuano a tirarsi addosso di tutto. Oggi l’aviazione russa ha distrutto la diga di Karlivka sulla quale passa l’autostrada E50, una delle principali arterie logistiche del Donbas ancora in mano ucraina; proprio mentre scrivo i russi lanciano droni Geran un po’ su tutto il fronte e gli ucraini rispondono con lanci di missili su Berdyansk, Tokmak e Vasilievka.

E siccome prima delle offensive è buona norma bombardare, già impazzano le voci secondo le quali comincerà stanotte. Mi sembrano un po’ pochi, ma che ne possiamo sapere.

* da Facebook

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