La notizia che circola da qualche giorno, diffusa dal quotidiano francese L’Opinion, è la richiesta rivolta da Emmanuel Macron al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa di esser invitato al vertice BRICS in programma a Johannesburg per il prossimo agosto.
Ramaphosa avrebbe preso tempo e, prima di dare una risposta, avrebbe deciso di consultarsi coi leader di Brasile, Russia, India e Cina.
Le agenzie russe ci vanno ancora caute nel dare un credito assoluto alla notizia, basata su non meglio definite “fonti” interne all’Eliseo. E, però, ipotizzando l’effettiva presenza di Macron al vertice, analizzano le ragioni di fondo, le basi oltremodo concrete, per cui quella potrebbe davvero avvenire.
Dopotutto, secondo L’Opinion, Macron non avrebbe chiesto l’adesione ai BRICS, ma solo un colloquio coi suoi leader. In ogni caso, sembra che a tempi stretti sia attesa in Sudafrica la visita della Ministra degli esteri francese, Catherine Colonna.
Il 14 giugno, sulla russa RIA Novosti, Dmitrij Kosyrev scrive che, ovviamente, potrebbe benissimo trattarsi dell’ennesimo “falso mediatico” o di una nuova “provocazione mediatica”.
Ma, come che sia, la notizia in sé dice molto e rappresenta un segnale importante: «perché noi, scusate la banalità, stiamo attraversando un’era in cui il vecchio mondo sta crollando e presto apparirà completamente diverso da quello di oggi. E noi, forti dell’esperienza del crollo dell’URSS, sappiamo come succede».
Si comincia a confidarsi a mezza voce che “il sistema è marcio”; si sussurra che i problemi si accumulano in ogni angolo dello stato, a partire dai suoi gangli vitali. All’inizio, però, nessuno fa nulla, ci si limita a parlare, anche se già non più sottovoce; e poi «arriva il momento in cui tutto crolla davvero. E di colpo».
Nel caso odierno, dice Kosyrev, il crollo riguarda quello che è definito “l’ordine mondiale”, cioè il sistema di controllo su «regole del commercio mondiale, diritto internazionale, principi e tradizioni», che ormai tutti sentono scricchiolare.
Certo, si può anche fingere che non stia accadendo nulla e forse la situazione andrà a posto da sola. Si può anche provare a resistere al cambiamento, giocando con qualche piccolo trucco che tenga occupata l’attenzione, come, ad esempio, l’idea USA di allargare il Consiglio di sicurezza ONU a un’altra decina di membri permanenti con diritto di veto.
Ora, è evidente che senza il consenso degli attuali detentori del veto, come per esempio la Russia, tale idea rimarrà tale, ma è anche chiaro che il meccanismo, se non dell’ONU nel suo insieme, quantomeno del Consiglio di sicurezza, non risponde all’epoca attuale.
Il Ministro degli esteri russo Sergej Lavròv lo ha rilevato in diverse occasioni: la distribuzione di seggi e voti al Consiglio di sicurezza riflette la situazione del 1945 e dunque non corrisponde più all’accresciuto peso sociale, economico e politico del Sud del mondo; così che, continua lì a dominare una spropositata rappresentanza occidentale.
Di fronte all’influenza dell’India, per dire, che peso hanno Gran Bretagna e Francia? Dunque, se Macron non vede prospettive per un fattivo ruolo europeo al Consiglio di sicurezza, non sta forse valutando altre opzioni al di là del sistema delle Nazioni Unite: i BRICS, per esempio?
E, nota Kosyrev, se anche «solo la metà dei paesi che oggi guardano all’organizzazione, vi aderiranno, allora non sarà già più BRICS, ma qualcosa di più grande, quasi parallelo all’ONU. E perché non dovrebbe esserci la Francia, quale rappresentante della parte occidentale dell’Europa?».
Tra le ragioni che possano aver spinto Macron a chiedere di partecipare a un vertice che, a detta della stessa L’Opinion, «si appresta a far concorrenza all’ordine mondiale guidato dagli americani» e in cui la Francia è perfettamente inserita, la russa Vzgljad sottolinea la possibilità, ammessa da Bloomberg, che a Johannesburg si parli della creazione di una moneta alternativa al dollaro, con relativa Banca centrale e suo collocamento.
Macron ha motivi più che sufficienti per interessarsi ai BRICS, che rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e una parte molto significativa della sua economia: primo tra tutti l’aspirazione a “tenere il naso al vento”, tenendo d’occhio un’organizzazione che ha un chiaro orientamento a espandersi. E, fra le numerose richieste di adesione, Iran, Argentina, Venezuela, Algeria, quella forse più dirompente sembra essere la saudita.
«Se l’Arabia Saudita entra a far parte dell’organizzazione» scrive The Modern Diplomacy, «non solo aumenterà in modo significativo il peso e l’influenza dell’istituzione, ma darà anche al paese l’accesso a un numero significativo di partner economici …
Con le sue riserve di petrolio e gas, l’Arabia Saudita può diventare un attore chiave nel mercato energetico dei BRICS, che già controllano rispettivamente il 30% e il 22% del consumo mondiale. L’adesione dell’Arabia Saudita rafforzerà la posizione dei BRICS quale maggior attore sul mercato di petrolio e gas».
Anche la Nuova Banca di Sviluppo, messa in piedi dai BRICS e chiamata a competere con il FMI, non può che trarre beneficio dall’adesione di Riyad e, stante il crescente antagonismo tra Occidente e BRICS, Riyad potrà svolgere il ruolo di intermediario.
In altre parole, osserva Vzgljad, all’orizzonte si profilano denaro in grande quantità, prospettive, cooperazione economica, maggiore influenza ed è dunque incomprensibile che la Francia non cerchi di ritagliarsi almeno un pezzo di questo tesoro.
Ma, centrale, è comunque l’alternativa al dollaro. Per le notevoli diversità tra i BRICS, l’introduzione di una moneta unica solleva molti problemi non proprio semplici, anche se non insormontabili, e i vantaggi superano nettamente gli svantaggi: la valuta unica rafforzerebbe significativamente la posizione dei BRICS, contribuendo alla de-dollarizzazione.
Oltre a indebolire l’effettiva posizione del dollaro come mezzo di pagamento internazionale, la valuta BRICS può rendere più difficoltoso per l’Occidente collettivo imporre sanzioni economiche. Di fronte agli “interi convogli” di sanzioni che USA e loro alleati hanno scatenato contro la Russia, molti paesi comprendono che la dipendenza dal dollaro si fa troppo costosa.
Certo, gli “esperti” occidentali assicurano all’unanimità che il potere del dollaro sia inviolabile e che anche l’euro possa quotarsi solo come valuta “numero due”; ma «una nuova unità monetaria significa sempre nuove opportunità. In ogni caso, i BRICS hanno sicuramente un grande futuro, e non sorprende che i francesi credano che i ponti debbano essere costruiti ora, al più presto. Perché la politica mondiale è in qualche modo come un treno: chi non arriva in tempo, lo perde».
C’è anche da dire che l’eventuale presenza di Macron a Johannesburg, in qualità di ospite, possa consentirgli di agire sia per conto della Francia, sia come intermediario per altri Paesi che, per qualche motivo, trovino imbarazzante assistere al vertice, non foss’altro per non dover “rendere conto” a Washington nel caso della probabile presenza di Vladimir Putin.
Nonostante il cosiddetto “mandato di arresto” del cosiddetto Tribunale internazionale, non è infatti escluso che Johannesburg riesca a trovare una via d’uscita.
In definitiva, se la notizia de L’Opinion risultasse autentica, in Sudafrica Macron potrebbe discutere con il presidente russo di un’ampia gamma di questioni, non solo relative alle prospettive di espansione dei BRICS e alla nuova moneta, ma anche riguardanti la soluzione del conflitto in Ucraina.
E il presidente francese, conclude Vzgljad, che «cerca in tutti i modi di portarsi nelle prime posizioni della scena internazionale, non mancherà certo di parlare con Putin di persona, magari non solo per conto proprio, ma anche come intermediario».
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Giallo
meglio che se ne stia a casa. non ha l’autorità di parlare al tavolo degli adulti. incominci a ritirare il suo esercito dall’Africa ed abolire il franco CFA
Gianfranco
infatti, inoltre temo che possa voler agire come quinta colonna occidentale all’interno dei brics