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La giunta al potere in Niger non si piega. A vuoto il viaggio dell’inviata Usa

Il presidente nigeriano Tinubu ha convocato per domani un nuovo vertice straordinario della Cedeao per coordinare l’intervento contro la giunta al potere in Niger. A questo vertice ci sarà anche la presenza inquietante e inopportuna di Emanuela Del Re in qualità di inviato speciale dell’Unione Europea.

Gli Stati Uniti hanno intanto incassato un primo schiaffo quando hanno inviato a Niamey la vice segretaria di Stato, Victoria Nuland (una delle menti del golpe Euromaidan in Ucraina, ndr), per una visita che non ha sortito affatto i risultati sperati.

La giunta militare ha infatti impedito alla Nuland di incontrare il presidente deposto, Mohamed Bazoum, confinato nella sua residenza ufficiale. Inoltre a Niamey la Nuland si è confrontata solo con il generale Moussa Salaou Barmou e con tre altri colonnelli della giunta militare.

Abdourahamane Tchiani, leader della giunta al potere, ha invece rifiutato di incontrare l’inviata statunitense. “Sono stati piuttosto inflessibili in merito a come intendono procedere, e non intendono farlo a sostegno della costituzione del Niger”, ha dichiarato la Nuland nel corso della conferenza stampa a Niamey. La vice segretaria ha aggiunto di aver messo “assolutamente in chiaro il tipo di supporto che dovremo legalmente interrompere se l’ordine democratico non verrà ripristinato”.

Il segretario di Stato USA, Antony Blinken, in una intervista rilasciata all’emittente francese “Rfi”, ha ribadito che gli Stati Uniti sostengono i tentativi della Cedeao per il ripristino dell’ordine costituzionale e ritengono che la diplomazia sia da preferire all’ipotesi di un intervento militare ma non si è espresso sul futuro dei circa 1.100 militari Usa di stanza nel Niger, dove sono presenti anche contingenti militari di Francia, Germania e Italia. Parlando anche alla “Bbc”, Blinken ha sottolineato che gli Stati Uniti non credono che la Russia o il suo gruppo di mercenari Wagner sia dietro il colpo di Stato militare che ha destituito il presidente Bazoum, ma ritengono che Mosca stia cercando di trarne vantaggio.

“Intervento o no, la guerra dei nervi continua la sua telenovela estiva. Ed è proprio il Ministero degli Affari Esteri francese a completare l’unificazione grafica dell’immagine dei tre Paesi saheliani presi di mira nei suoi “consigli ai viaggiatori”: in una monocromia rosso fuoco, le mappe di Mali, Niger e Burkina sono ora tutte presentate come “zone formalmente sconsigliate”… per i francesi” commenta l’autorevole Jeune Afrique.

Si rileva intanto una nuova dichiarazione di sostegno alla giunta salita al potere in Niger da parte della giunta al potere nel Mali. Il portavoce della giunta militare di Bamako, Abdoulaye Maiga, ha infatti nuovamente descritto le sanzioni imposte dalla Cedeao come “illegali, illegittime e disumane”. In una nota, il portavoce ha quindi denunciato che Burkina Faso, Mali e Niger hanno a che fare con le “conseguenze socio-economiche, di sicurezza, politiche e umanitarie negative della pericolosa avventura della Nato in Libia da oltre un decennio” e ha incoraggiato i nigerini a essere “resilienti e stoici” in questi “tempi difficili”, assicurando loro la vittoria e “l’incrollabile sostegno” da parte di Bamako.

La dichiarazione giunge dopo che ieri una delegazione ufficiale congiunta delle giunte salite al potere in Mali e Burkina Faso si è recata in visita a Niamey in segno di “solidarietà” con il Niger sotto la minaccia di un intervento militare da parte dei Paesi dell’Africa occidentale. Già la scorsa settimana i leader militari del Mali e del Burkina Faso avevano messo in guardia contro un intervento militare della Cedeao in Niger, affermando che si tratterebbe di una “dichiarazione di guerra” nei loro confronti.

 

 

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1 Commento


  • Salvatore Michele De Marco

    Se l’Africa prende in mano il suo destino!
    Quanto parlare di capitalismo “bestiale” incarnato dal mondo americano-occidentale e di come porre fine al suo strapotere, soprattutto dopo le ultime vicende belliche con epicentro l’Europa. Eppure, la notizia di paesi africani che si “mobilitano”, prendendo coscienza di sé; che vogliono fare a meno dei loro secolari sfruttatori “bianchi”, per mettere a reddito le loro ingenti risorse rare di cui i paesi ricchi ne hanno bisogno come il “pane”; che rifiutano la “elemosina” degli “aiuti umanitari” inviati dall’America e dall’occidente e dalle loro propaggini internazionali (Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, Banca europea degli investimenti), a fronte di debiti e interessi contratti nei confronti degli stessi donatori per cifre infintamente più grandi; ha una portata epocale, storica, in quanto è il vero “campanello d’allarme” per la sopravvivenza del capitalismo. L’Africa indipendente economicamente, con la sua enorme massa critica e oseremo dire anche con il suo dirompente carico di umanità scomparsa nel resto le mondo, come evidenziato negli scritti (S.M. De Marco, 1991-2022), toglierà di certo il “terreno” sotto i piedi a quel capitalismo che finora prospera proprio grazie a quel “terreno”, fino a decretarne la morte, senza la necessità di altri eventi “rivoluzionari” ipotizzati in passato.
    Salvatore Michele De Marco

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