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Cronache dalla capitale del golpe militare

Visto da lontano, qui a Niamey dovrebbe esserci l’inferno o poco meno. Golpisti, ribelli, militari, possibilisti, massimalisti, filogovernativi, irriducibili e in tutto ciò il paventato (e per ora accantonato) intervento armato per ristabilire l’ordine democratico.

C’è, di contorno, il rinvio al mittente dei mediatori dell’organizzazione regionale CEDEAO, dell’Unione Africana e dell’Onu, la chiusura delle frontiere alle mercanzie e le reiterate (e non inedite) interruzioni all’erogazione delle energia elettrica.

Il tutto e molto altro, specie nella conosciuta ‘radio trottoir’, cioè le dicerie, che si moltiplicano come le minacce e i timori che camminano assieme come fratelli gemelli.

In tutto ciò, durante il progressivo colpo di stato del mercoledì 26 luglio del 2023, si affermano due costanti che a prima vista potrebbero sembrare fuori posto visto il contesto.

La prima è quella delle rituali piogge di agosto che cadono, regolarmente e apparentemente senza fare differenze di sorta tra un regime e l’altro, nella capitale e in campagna.

Ciò va a tutto vantaggio dei contadini e soprattutto del miglio, in fase di crescita, che ne costituisce l’alimento principale, assodato e inamovibile.

La seconda realtà, che si evidenzia in questa particolare transizione, è quella dei pulitori di strade dalla sabbia che, caparbia come solo lei sa essere, occupa, invade, decora, delimita e interroga le strade della capitale.

Con i giubbetti verdi e gialli del colore della municipalità di Niamey Nyala (“la civettuola”, nella lingua Zerma), addobbati con ramazze, pale e altri strumenti simili, tolgono la sabbia dalle strade asfaltate del centro città per accantonarla al margine della stesse. Prima o poi passerà un camion o, più facilmente, delle carriole che cercheranno di tenerla a bada, provvisoriamente, dal manto stradale.

Tra le due costanti appena disegnate e la terza citata sopra, cioè le interruzioni intempestive ma fedeli e costanti allo stesso tempo, nell’erogazione della corrente elettrica, si sviluppa il golpe militare tra nomine, arresti e tentativi di raccogliere il massimo di consensi da parte dei cittadini.

Pioggia, sabbia e corrente, coi prezzi dei generi alimentari in rialzo e il senso di paziente sottomissione alla volontà divina, che tutto provvede, marcano i giorni nell’attesa che accada quanto nessuno ancora sa bene cosa.

Forse, ma si tratta solo di una remota possibilità, anche il golpe, come la politica e la democrazia, è di sabbia.

 Niamey, 9 agosto 2023

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Comunicato stampa congiunto per condannare i maltrattamenti e il rifiuto di accogliere immigrati e rifugiati sudanesi.

La Rete migratoria dell’Africa australe (SAMIN) e la Rete migratoria del Maghreb Sahel (MSMN) esprimono profonda preoccupazione per i maltrattamenti subiti dagli immigrati e dai rifugiati, in particolare dagli africani neri che scendono in Tunisia.

Siamo uniti nel condannare le azioni delle autorità tunisine, della polizia e dell’esercito, nonché della Guardia Nazionale Marittima, che evacuano con la forza gli immigrati neri dai campi della capitale e li sottopongono a varie forme di abusi e violazioni dei diritti umani.

A volte vengono deportati alla frontiera tunisino-libanese nel deserto o in città lontane come Sfax, senza alcun riparo o nel deserto a sud della Tunisia e ospitati in scuole elementari senza alcuna assistenza umana.

Come organizzazioni dedite alla difesa dei diritti dei rifugiati e degli immigrati, lanciamo un appello, attraverso casi documentati, contro le violenze, i pestaggi, l’uso eccessivo della forza, la tortura, gli arresti e le detenzioni arbitrarie, le espulsioni collettive, i furti di denaro e di proprietà, commessi contro gli immigrati neri africani, i rifugiati e i richiedenti asilo in Tunisia.

Il problema degli africani che odiano altri africani, in particolare nel contesto della migrazione, è un fenomeno complesso e sfaccettato, influenzato da diversi fattori.

Se da un lato è necessario affrontare questo problema, dall’altro riteniamo importante sottolineare che gli abusi nei confronti di immigrati e rifugiati non riflettono gli atteggiamenti e le convinzioni di tutti gli africani.

Queste azioni non solo violano i principi internazionali dei diritti umani, ma perpetuano anche il razzismo e la xenofobia, che minano la dignità e la sicurezza delle persone vulnerabili che cercano rifugio, e sono quasi “ANTI-AFRICA”.

Il maltrattamento di immigrati e rifugiati sulla base della loro etnia o origine è contrario ai principi dei diritti umani e deve essere condannato con la massima fermezza.

Inoltre, esprimiamo la nostra preoccupazione per la firma del recente Memorandum d’intesa tra l’Unione Europea e la Tunisia, che prevede finanziamenti per il controllo e la gestione delle frontiere.

L’Unione Europea deve esercitare un controllo rigoroso e garantire che questo sostegno finanziario non porti alla violazione e all’abuso dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza tunisine.

Chiediamo all’Unione Europea di mettere in atto rigorosi parametri e garanzie in materia di diritti umani per qualsiasi futura assistenza alla Tunisia nel settore della gestione delle frontiere.

Allo stesso modo, siamo profondamente turbati dalle azioni di Egitto, Libia, Marocco e Tunisia, che rifiutano di accogliere i rifugiati sudanesi in fuga dalla guerra civile in Sudan.

In questo modo, stanno violando il principio di “non respingimento” stabilito dal diritto internazionale. Si tratta di un atteggiamento discriminatorio e contrario al diritto internazionale, che tutela i diritti dei rifugiati.

Chiediamo ai governi di Egitto, Libia, Marocco e Tunisia di rispettare i loro obblighi internazionali e di garantire rifugio e protezione a coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni nei loro Paesi.

Alla luce di questi inquietanti eventi, chiediamo ai governi di Egitto, Libia e Marocco di intraprendere riforme complete per rispettare i diritti umani, eliminare la discriminazione razziale e aderire ai loro obblighi internazionali di protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo.

Inoltre, chiediamo alle autorità di questi Paesi di fornire adeguata protezione, giustizia e sostegno alle vittime degli sgomberi forzati e degli attacchi razzisti e di chiamare i responsabili a risponderne.

SAMIN e RMSM sostengono l’appello dell’organizzazione per i diritti umani all’Unione europea affinché sospenda i fondi per il controllo dell’immigrazione alle forze di sicurezza tunisine ed egiziane, fino a quando non saranno attuate riforme significative per la salvaguardia dei diritti umani.

L’UE deve svolgere un ruolo proattivo nel garantire che qualsiasi sostegno fornito sia legato ai diritti umani e salvaguardi i diritti e la dignità di tutte le persone, compresi i migranti e i richiedenti asilo.

In quanto organizzazioni impegnate a promuovere l’agenda regionale sulla migrazione, che dà priorità alla sicurezza dei migranti e dei rifugiati, sottolineiamo l’importanza del partenariato e della cooperazione tra SAMIN e la Rete migratoria del Maghreb-Sahel.

Continueremo a lavorare insieme per difendere i diritti dei rifugiati e dei migranti nella Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC) e nel Maghreb-Sahel e altrove dove i diritti umani non sono rispettati.

Chiediamo alla comunità internazionale, alla società civile e agli organismi regionali africani di sostenere i nostri sforzi e di ritenere i governi responsabili delle loro pratiche in materia di diritti migratori.Insieme, possiamo impegnarci a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2063 dell’Unione africana, rafforzando lo sviluppo economico, la pace e migliorando il tenore di vita di tutti i popoli delle nostre regioni.

Invitiamo tutte le nazioni africane a lavorare insieme per eliminare le radici delle tensioni tra gruppi e della xenofobia. È essenziale stabilire una base di comprensione, tolleranza e cooperazione nelle comunità africane per promuovere un fronte comune contro la discriminazione e l’ingiustizia”.

FineRete migratoria dell’Africa meridionale (SAMIN)Per ulteriori informazioni contattare :Segreteria SAMIN: Miss Basetsane Mosia,

basetsane@africaunite.org.za

Rete migratoria del Maghreb Sahel (RMSM): Mamadou SALLMamadou Sarr sarrmamadou56@gmail.com

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