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Niger. Unione Africana e Algeria contrarie a intervento militare

Si è aperta un’altra grossa contraddizione tra i paesi africani sulla situazione in Niger. Il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione Africana (55 Stati) ha infatti deciso di respingere l’opzione dell’uso della forza contro la giunta militare che ha preso il potere in Niger, anche se ha adottato la sospensione temporanea del Niger da tutte le attività dell’UA.

La decisione dell’Unione Africana si pone in aperto contrasto con quella assunta la scorsa settimana dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Cedeao, 15 paesi).

Quest’ultima aveva ordinato l’intenzione di dispiegare una “stand-by force” per ripristinare l’ordine costituzionale in Niger, pur enfatizzando la priorità di una soluzione pacifica alla crisi innescata dal colpo di Stato avvenuto il 26 luglio.

Secondo quanto riportato da fonti raccolte da Le Monde, un diplomatico dell’Unione Africana ha dichiarato che “Pur rimarcando l’impegno per la tolleranza zero nei confronti dei cambiamenti di governo incostituzionali, è stato scelto di non sostenere un’azione militare, perché questa potrebbe portare a un’escalation di violenza e causare ulteriori danni rispetto a quelli già presenti.

Nei giorni scorsi migliaia di manifestanti in Niger hanno sventolato bandiere russe, oltre a quelle nigerine, davanti alla base francese alle porte di Niamey e urlando il loro sostegno ai soldati che hanno preso il potere, in particolare al loro leader, il generale Abdourahamane Tchian.

Per il sindacato studentesco che sostiene il regime militare la Cedeao non è indipendente, ma è manipolata dalla Francia e sottoposta ad un’influenza esterna.

Il capo di stato maggiore dell’esercito algerino, il tenente generale Said Chanegriha, ha confermato martedì l’opposizione del suo Paese all’intervento militare straniero in Niger, sottolineando che esso porterebbe a una maggiore instabilità nella regione del Sahel.

Durante il suo intervento all’11ma Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, Chanegriha ha chiesto che la situazione costituzionale in Niger venga ripristinata al più presto, lontano da interferenze straniere che “creerebbero maggiore instabilità nella regione“.

Ha sottolineato come la situazione nella regione del Sahel africano sia “una diretta conseguenza delle ripercussioni negative della crisi libica, degli interventi stranieri nella regione dal 2011 e dell’allarmante evoluzione del conflitto armato in Sudan dall’aprile 2023“.

Ma l’eventuale intervento militare dei paesi africani filo-occidentali non è l’unica minaccia da cui devono guardarsi i militari saliti al potere in Niger.

Martedì 15 agosto, un distaccamento delle Forze armate del Niger (FAN), in movimento tra Boni e Torodi, è stato vittima di un’imboscata terroristica da parte dei gruppi jihadisti alla periferia di Koutougou. Il bilancio provvisorio è di 17 soldati uccisi e 20 feriti, di cui sei gravi.

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