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Brics plus, verso un’alleanza pluricentrica decolonizzatrice

Il presidente cinese Xi Jinping parteciperà al 15mo vertice dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) a Johannesburg dal 21 al 24 agosto.

Secondo quanto riferito da una nota della portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying, “su invito del presidente Cyril Ramaphosa della Repubblica del Sudafrica” Xi sarà al summit Brics che si terrà a Johannesburg ed inoltre effettuerà una visita di stato in Sudafrica. Durante la sua permanenza, Xi “sarà anche copresidente del Dialogo dei leader Cina-Africa con Ramaphosa”.

A quanto sembra, invece, il presidente russo, Vladimir Putin, parteciperà collegandosi online da Mosca. Una modalità che testimonia il difficile contesto internazionale nel quale si svolgerà il vertice.

Gli USA e i paesi seguaci del modello unipolare imperialista – sottolinea il prof. Luciano Vasapollo decano di economia alla Sapienza – cercano di difendere la loro continuità usando la guerra militare e quella economica, ovvero con le sanzioni, con i blocchi, con gli interventi a tutti i livelli.

Abbiamo dunque non soltanto la guerra dell’Impero con l’attacco alla Russia, attraverso l’Ucraina, ma abbiamo anche forme di intervento diverse, com’è, per esempio, in queste settimane la minaccia al Niger, dove il popolo si sta riappropriando della sovranità, che era stata tolta dalla Francia e dalla UE coinvolgendo il paese in un ruolo improprio di gendarme e killer contro i migranti”.

Mentre la presenza attesa, al vertice dei BRICS di Johannesburg, in qualità di osservatori, anche di una trentina di paesi africani invitati dal Sudafrica, testimonia, secondo Vasapollo “un rifiuto sempre più netto della bramosia di potere e di risorse minerali da parte della Francia e degli Stati Uniti da parte dei paesi dell’Africa che hanno materie prime fondamentali.

Finora Stati Uniti e Unione Europea hanno sanzionato tutti i paesi che si autodeterminano, come accade contro l’Iran e il Venezuela, e hanno imposto blocchi economici veri e propri, come contro la Palestina e Cuba. Ma ora la prospettiva concreta di allargamento dei BRICS offre un’alternativa sistemica fondamentale”. 

Infatti, ragiona il docente, “i BRICS possono rappresentare un’Alleanza decolonizzatrice anti-imperialista pur avendo i diversi paesi che ne fanno parte (o entreranno a farne parte) forme di governo e posizioni politiche diverse.

Ma il rifiuto dell’imperialismo e l’orientamento alla solidarietà e alla cooperazione sono le due caratteristiche fondamentali, un valore aggiunto che può rappresentare una carta vincente superiore alla forza di un’alleanza militare.

Per questo auspichiamo fortemente un allargamento dei BRICS. E non per rafforzare un blocco in antagonismo militare: si tratta semplicemente di dare maggior forza e quindi di rendere ancora più possibili dei processi che diminuiscano le diversificazioni di sviluppo e anche proteggano molti paesi del Sud, cioè in Africa, Asia e America Latina nel mondo della Tricontinental opposto a quello dalla prepotenza e dall’intelligenza militare della NATO, cioè al mondo unipolare e imperialista”.

Secondo Anil Sooklal, ambasciatore del Sudafrica presso il BRICS, ventidue Paesi hanno chiesto formalmente di entrare nel gruppo (tra cui Arabia Saudita, Argentina, Algeria, Messico e Indonesia) e altre due dozzine hanno espresso interesse.

Nonostante le numerose sfide da superare, il BRICS è ora considerato una forza trainante dell’economia mondiale e degli sviluppi economici del Sud globale in particolare.

Nel corso dell’ultimo anno sono inoltre circolate voci autorevoli sulla nascita di una moneta unica all’interno dei BRICS, al fine di avviare un processo di emancipazione dal dominio del dollaro americano.

Sono almeno 25 i Paesi – dice Vito Petrocelli presidente dell’Istituto BRICS – che hanno espresso l’interesse per l’uso di una moneta comune nelle transazioni economiche che sia alternativa al dollaro USA. La nascita di una moneta unica è sicuramente un fattore unificante molto importante ma, come ha dimostrato l’esperienza dell’euro, ci vogliono anni per arrivare a questo tipo di traguardo.

A Johannesburg le parti potrebbero pensare ad una moneta unica sperimentale, ad esempio elettronica. È inoltre necessario regolamentare gli scambi sia all’interno dei BRICS sia con i Paesi terzi, scambi che al momento vengono realizzati principalmente in yuan e rubli, le valute più forti del gruppo. La moneta unica potrebbe essere garantita dalla Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS e ancorata all’oro”.

A questo tema ha dedicato i suoi studi più recenti il prof. Vasapollo che tiene a “distinguere nell’universo delle criptovalute quelle di tipo speculativo, come il bit-coin e quelle legate a monete di Stato come il yuan e il rublo, ed anche il petro venezuelano”. 

Si tratta di una grande scommessa per economie, come quella venezuelana, che possono crescere sotto il profilo produttivo in alternativa al sistema capitalistico, cioè con una reale ridistribuzione dei profitti”, chiarisce il docente.

Alcuni economisti – osserva Vasapollo – ritengono che, in questo specifico momento storico, per coloro che cercano di perseguire obiettivi antimperialisti e la trasformazione del mondo in chiave socialista, sia necessario focalizzare l’attenzione sull’importanza che l’accumulazione e la gestione di fittizi capitali ha acquisito su scala internazionale”. 

L’obiettivo centrale – rileva il prof. Vasapollo – è la formazione di una visione comune nell’idea di creare una comunità e un’umanità con un destino condiviso considerando gli sforzi congiunti per creare condizioni favorevoli per l’espansione delle attività commerciali, economiche e di investimento, ovvero lo sviluppo dei gruppi. l’economia ad alta tecnologia, la modernizzazione di varie industrie, l’attuazione di progetti per lo sviluppo dei trasporti, dei trasporti e della logistica, dell’energia, dell’agricoltura, dell’informazione e delle comunicazioni e di altre infrastrutture.

Tutto ciò nel tentativo di rafforzare la competitività economica degli Stati membri, anche colmando il divario tecnologico tra paesi, migliorando il livello e la qualità della vita della popolazione degli Stati membri dell’Organizzazione”.

Le criptovalute – spiega – giocano un ruolo fondamentale in un sistema che vuole affrancarsi dal controllo delle banche centrali sul denaro. In effetti, alcuni studiosi sostengono che l’influenza del potere politico sulle banche centrali non si è mai verificata, ma viceversa le banche centrali hanno influenzato i governi”.

Secondo Vasapollo, in quest’ottica il progetto dei BRICS integra e non sostituisce la prospettiva di un’Alba Euromediterranea, mentre rafforza il processo già avviato di dedollarizzazione dell’Africa.

Serve però a partire dall’Europa Mediterranea – conclude il docente della Sapienza – un forte e organizzato movimento di classe che possa imporre una effettiva redistribuzione del reddito ma soprattutto della ricchezza anche attraverso la nazionalizzazione delle banche per il controllo sociale dei flussi di credito da indirizzare prioritariamente a investimenti socialmente utili ponendo da subito la questione della nazionalizzazione dei settori strategici e la statalizzazione dei cosiddetti settori in crisi”.

 * da Il Faro di Roma

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