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Cile. 50 anni dal golpe: Il cinismo di Boric e la fake-sinistra

L’articolo che proponiamo qui di seguito spiega che quanto è successo alla marcia/manifestazione del 10 settembre 2023 – organizzata in commemorazione del 50° anno dalla fine dell’esperienza della Unidad Popular nel sangue della dittatura civico militare – è l’inevitabile conseguenza di una serie di scelte politiche portate avanti dall’attuale presidente del Cile e, purtroppo, anche da quei partiti che, pur di entrare nell’entourage governante, hanno abdicato alla loro funzione storica.

La violenta repressione fisica della manifestazione, già preconizzata dalle modalità organizzative degli eventi decise dal governo, e denunciate già nei giorni precedenti da molte organizzazioni sociali e di diritti umani è stata puntualmente messa in atto per realizzare un copione studiato a tavolino e ben congegnato.

Nessuno dei governi post Pinochet, neanche quelli più rappresentativi delle destre, come i due di Piñera, avevano mai osato mettere bocca nell’organizzazione delle marce/manifestazioni per l’11 settembre e meno che mai le avevano represse così furiosamente come quella di quest’anno.

Un altro passo verso la totale consegna del Paese nelle mani delle destre nazionali e delle imprese multinazionali: criminalizzare e schiacciare l’opposizione popolare anticapitalista in tutte le sue forme è un passaggio indispensabile per arrivare alla meta…

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Ironia della storia. Ieri, 10 settembre, a Santiago, il Partito Comunista e il Partito Socialista, basi di quella che era la UP e il governo di Salvador Allende, facendo appello alla repressione diretta della polizia, hanno imposto un transennamento che ha diviso la popolazione.

Ieri [10 settembre, ndr], a 50 anni di distanza, in un momento storico per la memoria delle lotte popolari, si è verificato un attacco all’unità tra le organizzazioni dei diritti umani e le frange popolari che ogni anno marciano insieme in massa per commemorare il colpo di stato del 1973.

Secondo questi burocrati dovevamo dividerci. Alcuni, quelli buoni, i democratici, potevano essere autorizzati a marciare e muoversi nello spazio pubblico attorno a La Moneda; e altri, i restanti, quelli “cattivi”, “i violenti”, dovevano essere repressi con la violenza degli apparati polizieschi.

All’incrocio tra la Alameda e Amunategui, la massiccia fanteria della polizia con i suoi macchinari motorizzati, con gas, acqua e attacchi corpo a corpo, sono riusciti a disperdere la marcia.

Tutto è successo rapidamente. Poco prima delle 10.15 del mattino, la divisione della marcia, in questa zona, era irrecuperabile. È stata la dimostrazione concreta delle denunce che diverse organizzazioni popolari avevano espresso nei giorni precedenti riguardo alla preparazione di un assedio repressivo da parte del Governo con la complicità di alcune organizzazioni per i diritti umani.

E oggi, lunedì 11 settembre, i saltimbanchi guidati dalla mazza da parata, nascosti negli eventi ufficiali della Moneda, hanno messo in scena un altro montaggio, il montaggio di una commemorazione vuota.

Boric ha cercato di incarnare una figura ben al di sopra di lui e la burocrazia ministeriale ha finto di commuoversi con slogan e versi solenni e canti a loro estranei.

Gli spettacoli orchestrati dalle dirigenze della finta sinistra e del progressismo non sono altro che un fatuo gioco di luci, una brutta rappresentazione senza pudore, che manca di rispetto sia al dolore autentico degli uomini e delle donne presenti nei cortili interni, sia a quello di un popolo che continua a stare ancora là fuori, nelle strade. Una memoria imposta è strumento dei cinici, una memoria autentica è esperienza, ed è il seme di progetti di emancipazione.

Nessun comunista o socialista può prestarsi a manovre repressive contro il popolo, né può avallare tali imposture; il suo cammino è quello di coloro che, armandosi di coraggio, si sono preparati a sfidare e disobbedire alla politica di resa delle loro dirigenze.

Anche noi da fuori commemoriamo il cinquantesimo anniversario del golpe, ma non lo facciamo lamentandoci per la perdita della democrazia o la rottura costituzionale.

Questa è la trappola ideologica sulla quale faceva affidamento la sinistra, il progressismo e la borghesia “democratica” sono riusciti a gestire e dissipare gli impulsi combattivi del popolo. La democrazia di allora, come quella di oggi, è stata una democrazia di classe, una democrazia del capitale.

Di fatto, il golpe è stato avviato dalla borghesia creola e dall’imperialismo che, con l’aiuto delle Forze Armate, hanno applicato senza pensarci su due volte tutta la loro macchina di violenza sui lavoratori e sul popolo.

È stato il capitale – la comunità imprenditoriale creola e straniera – che non ha esitato a difendere, con la repressione, la tortura e la morte, i propri interessi di classe superando la sua stessa legalità, la legalità borghese, che ormai non serviva più a contenere le forze popolari.

Il golpe non è stato solo contro Salvador Allende e i suoi partiti, ma contro quelli che dal basso si stavano rapidamente costituendo come soggetto politico indipendente e autonomo, andando anche oltre lo stesso Governo, creando organismi di partecipazione come il JAP, i cordoni industriali, i comandi comunali e altre istanze di potere popolare specifiche e indipendenti dallo Stato borghese, […].

La paura del capitale e dell’imperialismo era proprio per il fatto che il movimento dei lavoratori e il popolo, approfittando dello slancio dato dal trionfo di Allende, andassero oltre la legalità borghese e mettessero in discussione il potere reale e non solo il governo.

Le classi dominanti e l’imperialismo hanno risposto con la cospirazione golpista, l’assassinio di Schneider, il boicottaggio dell’economia e costringendo l’UP a firmare impegni costituzionali – legacci – molto prima che entrasse in carica come Governo.

Poi l’hanno messo alle strette spingendo per la sua capitolazione, almeno a partire dallo sciopero dell’ottobre del 1972.

Hanno creato la carenza negli approvvigionamenti, l’arresto del commercio e dei trasporti, hanno applaudito all’incorporazione dei militari nel governo e al tentativo di restituire le fabbriche espropriate. E nel mezzo della virtuale capitolazione del governo, l’incarcerazione e la tortura dei marinai anti-golpisti e l’approvazione della legge sul controllo delle armi sono state misure che hanno confuso le forze popolari e hanno contribuito al loro disarmo.

Ma volevano di più. Miravano alla sconfitta strategica dei lavoratori e del popolo. Questa era la vera finalità del colpo di Stato, per questo lo hanno anticipato sapendo che Allende avrebbe indetto un Plebiscito nei giorni successivi a martedì 11.

La loro mano non tremò allora, né è tremata oggi, per assassinare bambine, bambini e giovani cileni e mapuche, per approvare la legge del grilletto facile, la legge anti-occupazioni o militarizzare il Wallmapu.

Da Aylwin a Boric, le ricchezze naturali continuano ad essere consegnate alle multinazionali, rafforzando il capitalismo e applicando la repressione e l’inganno per mantenere controllate e intossicate le grandi masse popolari.

La lezione di questi 50 anni di lotta e di sconfitte subite, è che non bisogna mai e poi mai fidarsi delle borghesie locali o dell’imperialismo. Anche se si vestono da democratici, difensori dei diritti umani o progressisti, nel loro DNA sono codificati i segni del profitto, dello sfruttamento, del patriarcato, del colonialismo e del dominio sui popoli.

Un’altra lezione: dobbiamo combattere coloro che si arrendono e denunciare gli esitanti perché, con buone o cattive intenzioni, non fanno altro che indebolire e confondere le forze popolari.

Questo è stato il significato dell’Accordo per la Pace e la Nuova Costituzione del novembre 2019: la frammentazione delle organizzazioni popolari emerse nella Rivolta, trascinate dalla farsa costituente del 2021-2022; il sostegno a Boric nel ballottaggio del 2022 con la scusa di fermare il fascismo; la partecipazione al plebiscito del 4 settembre che (anche se avesse vinto l’“approvo”) avrebbe dovuto sottoporre il mandato a un parlamento controllato dalla destra, e così pure, con il nuovo processo costituzionale che oggi tiene il popolo – e anche lo stesso progressismo e la sinistra che si fida – bloccato in una trappola mortale. È il disarmo popolare e loro ne sono i responsabili.

Bisogna convincersene: solo il popolo aiuta il popolo, solo il popolo può costruire la forza emancipatrice del Popolo.

Di fronte alla barbarie che il capitale promuove ovunque e alla crisi che colpisce l’intera umanità, non resta altro che prepararci a costruire le nostre proprie forze, l’autodifesa della vita e la solidarietà, avere fiducia in noi stessi e a promuovere l’unità politica e sociale dei popoli.

E se vinceremo, lo faremo con l’eredità delle combattenti e dei combattenti di ieri che sono sempre presenti nelle nostre memorie e con la volontà generosa e incrollabile che si solleva contro il capitale e lotta per un mondo migliore. Non ci sono altre strade.

Rafael Agacino, Santiago, 11 settembre 2023

https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/09/11/chile-50-anos-del-golpe-de-estado-el-cinismo-de-boric-y-la-fake-izquierda/

Note:

– Rafael Agacino: docente universitario in varie università del Cile, economista, analista politico e sociale. Attivo nei movimenti sociali.

– JAP: Juntas de Abastecimiento y Control de Precios (note con la sigla JAP) erano unità amministrative locali create nell’aprile del 1972, durante il Governo di Allende. Le JAP essenzialmente erano comitati di controllo popolare di prezzi e distribuzione di alimenti, implementati per evitare la speculazione e l’accaparramento da parte dei settori oppositori del Governo.

– Accordo per la Pace e la Nuova Costituzione del 15 novembre 2019: proposto dalle destre governative agli altri partiti nel tentativo di spegnere le fortissime spinte della piazza e salvare la presidenza Piñera in evidente difficoltà. Gabriel Boric lo firmò a livello personale perché la coalizione che rappresentava non era d’accordo a offrire questa via d’uscita a un presidente che li stava facendo massacrare nelle strade, oltre al fatto che il percorso deciso nell’Accordo per arrivare a una nuova Costituzione era una vera e propria truffa. Utile la lettura di questo articolo del 19.11.2019.

– “Solo il popolo aiuta il popolo”: questo è stato uno degli slogan più diffusi durante il periodo della Rivolta oltre a quello sulla richiesta di una vera Assemblea Costituente in cui il popolo sovrano scrivesse le regole dell’Assemblea stessa e quindi la propria Costituzione.

* Resumen Latinoamericano, 11 settembre 2023.

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