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“Le basi militari Usa sono una minaccia per la pace”. All’Onu il grido di Okinawa

Ad una sessione del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu a Ginevra, il governatore giapponese di Okinawa, Denny Tamaki, ha portato direttamente alle Nazioni Unite il grido di protesta e lo scontro con il governo giapponese relativo alla massiccia presenza di forze militari statunitensi sul territorio sin dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Sono qui oggi per chiedere al mondo di esaminare la situazione a Okinawa”, ha detto Tamaki a Ginevra, sostenendo che la concentrazione di basi militari Usa a Okinawa, legate tra l’altro a problemi di ordine pubblico e criminalità, costituisca “una minaccia per la pace”.

A maggio migliaia di persone erano scese nuovamente in piazza chiedendo la chiusura della base militare di Okinawa.

Tamaki è il primo governatore di Okinawa a rivolgersi direttamente al Consiglio per i diritti umani da otto anni a questa parte, ha richiamato l’attenzione in particolare sui lavori di bonifica per il trasferimento a Henoko della base aerea statunitense di Futenma.

I lavori procedono nonostante i cittadini di Okinawa abbiamo espresso chiaramente la loro opposizione tramite un referendum democratico”, ha detto Tamaki.

Il governatore è tornato a ricordare che Okinawa, pur rappresentando lo 0,6 per cento della superficie totale del Giappone, ospita il 70 per cento delle forze militari statunitensi di stanza nel Paese.

Dopo l’intervento di Tamaki, un rappresentante del governo giapponese ha difeso i lavori in corso a Henoko, ricordando il recente via libera definitivo della Corte suprema giapponese e la necessità di trasferire la base di Futenma, che si trova nel centro di un’area abitata.

L’agenzia Nova ricorda che Okinawa, ha perso questo mese la battaglia legale intrapresa contro il governo nazionale nel tentativo di bloccare i lavori di bonifica del sito costiero che in futuro ospiterà una delle basi militari statunitensi nella prefettura.

La Corte suprema giapponese – il tribunale di più alto livello del Paese – ha respinto il 4 settembre l’appello presentato dalle autorità locali di Okinawa per fermare i lavori.

Il nuovo sito per la base militare, si trova a Henoko, e nei prossimi anni dovrebbe accogliere le infrastrutture, i mezzi e i militari statunitensi attualmente di stanza nella base aerea di Futenma, sita a sua volta a Okinawa nell’area densamente popolata di Ginowan.

I governi di Giappone e Stati Uniti avevano concordato già nel 1996 il trasferimento della base e la restituzione al Giappone del terreno occupato dalla base aerea di Futenma.

Okinawa, che fin dalla fine della Seconda guerra mondiale sopporta in misura sproporzionata l’onere legato alla permanenza delle forze militari statunitensi in Giappone, chiedeva però che la base fosse trasferita in un’altra prefettura del Paese, e sin dal 2015 ha negato i permessi per i lavori di bonifica per la nuova base, citando anche danni all’ambiente e alla fauna marina.

Il portavoce del governo giapponese, Hirokazu Matsuno, ha dichiarato il 4 settembre che Tokyo si aspetta da Okinawa di agire quanto prima in accordo col pronunciamento della Corte suprema. Il governatore della prefettura ha espresso la propria delusione durante una conferenza stampa: “Sino all’ultimo abbiamo sperato in un pronunciamento equo e neutrale. E’ davvero disdicevole”.

I recenti accordi tra Stati Uniti e Giappone, hanno intensificato enormemente la militarizzazione della regione nell’area del Pacifico in funzione anticinese. Oltre al Giappone gli Usa dispongono di basi militari nella Corea del Sud e nelle Filippine e l’intero dispositivo è sottoposto ad un rafforzamento complessivo.

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1 Commento


  • Lo Re

    Concordo in tutto. Solo la loro sporca ipocrisia e dei loro alleati atlantisti le definisce pateticamente forze di pace. Tutt’ altro sono avamposti strategici di controllo. Una volta con le basi la nazione e’ assoggettata per sempre alle politiche d’ egemonia e controllo mondiale u.s.a.
    Un sistema più che collaudato di provocazione ed intimidazione. Gl’ Usa i nuovi nazisti.

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