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Gaza. L’ospedale Al Shifa sotto attacco. Israele minaccia il Libano di “fare come a Gaza”

Il ministero della Sanità palestinese riferisce che l’ospedale al-Shifa è completamente al buio e isolato dopo essere stato colpito da un missile.

“Abbiamo iniziato a perdere vite umane – ha detto Muhammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale -. I pazienti muoiono di minuto in minuto, persino i bambini nelle incubatrici.

La struttura “è rimasta senza elettricità, internet, acqua e forniture mediche” ha aggiunto Abu Salmiya. Fonti mediche locali, affermano che l’ospedale è stato danneggiato da colpi d’artiglieria.

Un chirurgo dell’ospedale sentito dall’Ong Medici Senza Frontiere racconta che “Nelle ultime ore gli attacchi contro l’ospedale si sono drammaticamente intensificati. Il nostro staff ha segnalato una situazione catastrofica poche ore fa”, è scritto in un messaggio diffuso su X.

Medici Senza Frontiere ha dichiarato di non essere al momento in grado di contattare nessuno del personale dell’ospedale.
“Ci stanno uccidendo qui, per favore fate qualcosa” racconta un infermiere di MSF dal seminterrato dell’ospedale di Al Shifa, dove lui e la sua famiglia si stanno riparando dagli incessanti bombardamenti.

L’ospedale di Al Shifa è il principale complesso ospedaliero della Striscia di Gaza, con 700 posti letto, che fornisce cure d’emergenza e chirurgiche. Attualmente non ci sono altre strutture nella Striscia in grado di ricoverare e curare un numero così elevato di pazienti con ferite complesse, a volte potenzialmente mortali.

Nemmeno le ambulanze possono più muoversi per assistere i feriti e i bombardamenti ininterrotti impediscono ai pazienti e al personale di lasciare la struttura. Lo staff di MSF ad Al Shifa ha visto persone colpite mentre cercavano di fuggire dall’ospedale.

Gli appelli sono continui. Nelle scorse ore ha parlato il direttore del pronto soccorso dell’ospedale di Khan Younis lanciando un appello alla comunità internazionale: «Fermate questi crimini di guerra».

Israele intanto ha fatto sapere che si opporrà al ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese a Gaza dopo la guerra contro Hamas. La conferma è arrivata dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.

Non ci sarà un’autorità civile che educhi i propri figli a odiare Israele, a uccidere gli israeliani, a eliminare lo Stato di Israele. Non può esserci un’autorità che paga le famiglie degli assassini in base al numero degli assassinati. Non può esistere un’autorità il cui leader non abbia ancora condannato il terribile massacro del 7 ottobre 30 giorni dopo”, ha affermato Netanyahu, riferendosi al presidente palestinese Abu Mazen.  

Combattimenti nella Striscia di Gaza

Le Forze armate israeliane affermano di essere impegnate in intensi scontri con i miliziani del gruppo palestinese Hamas nell’area dell’ospedale di Al Shifa, nella città di Gaza. Lo riferisce l’emittente statunitense Cnn citando fonti militari di Tel Aviv.

Abu Obeida, il portavoce militare delle Brigate Al-Qassam, il braccio militare del movimento di resistenza palestinese Hamas, ha rilasciato sabato sera una registrazione audio che includeva aggiornamenti sui combattimenti tra Resistenza palestinese e militari israeliani.

I carri armati israeliani affrontano una feroce resistenza e intensi scontri, costringendoli a ritirarsi e a cambiare il corso della loro incursione“, ha detto Abu Obeida, riferendosi all’incapacità delle forze israeliane di avanzare nel mantenere una posizione permanente all’interno di Gaza City.

“I nostri combattenti emergono dal sottosuolo e sopra di esso, da sotto le macerie, e distruggono i loro veicoli corazzati e carri armati.

Abu Obeida ha annunciato che più di 25 veicoli militari sono stati completamente o parzialmente distrutti negli attacchi della Resistenza solo nelle ultime 48 ore. “Lo scontro è asimmetrico, ma spaventa e terrorizza la potenza più forte della regione”.

La dichiarazione è stata seguita da un video, diffuso dalle Brigate Al-Qassam, che mostra i carri armati israeliani bersagliati da parte di difese anti-artiglieria fatte in casa.

Vertice arabo-islamico di Riad. Algeria e Libano chiedono l’embargo verso gli alleati di Israele

I leader arabi e musulmani si sono intanto riuniti a Raid per un incontro che dovrebbe sottolineare la richiesta di porre fine ai combattimenti a Gaza prima che la guerra tra Israele e Hamas coinvolga altri Paesi.

Alcuni Paesi, tra cui l’Algeria e il Libano, hanno proposto di rispondere ai massacri di Gaza minacciando di interrompere le forniture di petrolio a Israele e ai suoi alleati e di interrompere i legami economici e diplomatici che alcuni Paesi della Lega Araba hanno con Israele.

Ma secondo alcuni diplomatici che hanno parlato a condizione di anonimato. tre Paesi – tra cui gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, che hanno normalizzato i legami con Israele nel 2020 – hanno respinto la proposta.

La dichiarazione approvata al vertice chiede la fine dell’assedio di Gaza e l’introduzione di aiuti umanitari. I Paesi hanno anche chiesto alla comunità internazionale di fermare le esportazioni di armi verso Israele.

Inizialmente era prevista la partecipazione dei soli 22 membri della Lega Araba, ma l’incontro è stato poi allargato all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), un’associazione più ampia di 57 Stati a maggioranza musulmana a cui appartengono i Paesi della Lega Araba.

Libano. Botta e risposta tra il leader di Hezbollah e il ministro della Difesa israeliano

In Libano Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un lungo discorso (il secondo in due settimane) ha affermato che le manifestazioni nel mondo contro Israele per la guerra a Gaza stanno esercitando pressioni sullo Stato ebraico e sui suoi alleati.

Vediamo migliaia di persone a Washington, New York, Londra e Parigi protestare contro Israele“, ha detto Nasrallah, aggiungendo che i leader occidentali che inizialmente avevano condannato Hamas per i massacri del 7 ottobre stanno ora sollecitando un cessate il fuoco.

L’unica voce che si distingue è quella degli Stati Uniti e del suo ‘seguace’, il Regno Unito“. Il leader di Hezbollah chiede che la pressione internazionale sia diretta sugli Stati Uniti che “hanno il potere decisionale per imporre un cessate il fuoco a Israele“.

I crimini a Gaza mostrano lo spirito brutale e senza limiti di Israele e la vera natura di questo regime”, ha detto Nasrallah, secondo il quale “il nemico israeliano cerca vendetta senza limiti morali, legali o umanitari, mostrando la sua vera natura”.

L’obiettivo dei crimini di Israele è soggiogare il resto della regione abbattendo la volontà dei popoli di rivendicare i propri diritti”. 

Nasrallah ha affermato che “il mondo arabo e islamico sta osservando il vertice di Riad. Non vi è alcuna richiesta di spostare eserciti e agire militarmente contro Israele, ma piuttosto di agire come un ostacolo e fare pressione sugli Stati Uniti affinché agiscano contro governo e minacciare con passi diplomatici per fermare l’aggressione“.

Nasrallah ha inoltre affermato che “la speranza risiede nel sostegno di vari fronti, in particolare della Cisgiordania“.

Ha lodato la “coraggiosa decisione” dei ribelli Houthi dello Yemen e dei loro leader, che hanno lanciato missili e droni contro Israele ed ha menzionato inoltre i recenti attacchi contro le forze statunitensi in Iraq e Siria, affermando che “le operazioni in corso contribuiscono alla liberazione dei due paesi dall’occupazione statunitense, ma l’obiettivo immediato è quello di fermare l’attacco a Gaza“.

La replica al discorso di Nasrallah è venuta dal ministro della Difesa israeliano Gallant il quale ha minacciato ritorsioni militari durissime contro il Libano.

Continuando ad attaccare il nord di Israele, Hezbollah è vicino al commettere un grave errore, trascinando il Libano in una guerra che potrebbe scoppiare” – ha dichiarato Gallant, in visita ai militare schierati vicino al confine con il Libano.

Se il Libano commette questo tipo di errori, coloro che ne pagheranno il prezzo in primo luogo sono i cittadini del Libano. Ciò che facciamo a Gaza, sappiamo come farlo a Beirut”, ha detto il ministro, spiegando che “finora non è stato utilizzato neanche il 10 per cento della forza dell’aeronautica israeliana a Gaza”.

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