Intervista con Majed Abusalama. Scrittore e attivista politico, co-fondatore di numerose organizzazioni, una delle quali è la Palestina parla in Germania. Nato a Gaza, vive ora tra Berlino e Tampere, dove sta terminando il suo dottorato di ricerca sulla generazione del blocco israeliano di Gaza.
Sei nato nel campo profughi di Jabaliya. Quello che vedi ora a Gaza è ancora il posto che hai conosciuto?
Sì, sono cresciuto a Gaza, sono andato alle scuole delle Nazioni Unite, ho vissuto la prima e la seconda Intifada. Ho visto lo sviluppo e cambiamenti in tutto questo tempo. I rifugiati avevano in un primo momento infrastrutture minime. Con il tempo, le città sono diventate più grandi e più popolate. Ora Gaza è una delle aree più densamente popolate del mondo e con poco e limitato spazio le persone costruiscono in altezza. Lo sviluppo urbano è stato riavviato dopo ogni aggressione israeliana.
Nel 2008 e nel 2009 i bombardamenti israeliani causarono un massacro e distrussero molto. Ma la gente ricominciò, ricostruì, provò a risolvere i problemi causati dal regime colonialista israeliano e dal blocco militare.
I bombardamenti del 2012 portarono distruzione. Poi di nuovo nel 2014 … E nel 2020 … Ad ogni accenno di sviluppo, seguirono un enorme collasso delle infrastrutture e la cancellazione di nuove memorie urbane.
Questo fa parte della violenza strutturale israeliana. Non solo vìolano i nostri corpi uccidendoci e ferendoci, ma cancellano e feriscono anche i nostri ricordi. Le immagini che abbiamo del nostro ambiente urbano, delle strade, delle piazze, degli edifici iconici – le distruggono.
Quello che vediamo adesso è il più estremo. Ogni volta è peggio, i bombardamenti e la distruzione aumentano. Nel corso degli anni la gravità, il dolore e l’intensità sono cresciuti. È una tattica per ingegnerizzare e gestire le persone: bombardano più brutalmente e poi offrono alcuni privilegi extra. Dopo ogni distruzione l’industria edile israeliana ottiene migliori opportunità di business.
I materiali che arrivano a Gaza provengono principalmente dal potere coloniale israeliano. Questo è un altro lato brutto del colonialismo di insediamento: ci assediano, ci bombardano e poi ci vendono materiale per costruire così ci possono poi bombardare di nuovo. Controllano i posti di blocco militari e le recinzioni che circondano Gaza e decidono cosa può entrare.
Le infrastrutture urbane e le immagini di Gaza sono state così ripetutamente cancellate attraverso le generazioni. La generazione dei palestinesi del blocco, che sono al centro delle mie ricerche, è stata la più sconvolta. Hanno visto la maggior distruzione, bombardamenti e continue cancellazioni delle loro case, città. Hanno perso molte persone, familiari, amici … Hanno dovuto riprodurli e rinascere più volte.
Ma la distruzione attuale è senza precedenti?
Sì. È un picco estremo di violenza eccessiva e gli esperti legali vi ravvisano gli estremi di genocidio. I bombardamenti … in particolare bombardamenti a tappeto significa che ci sono ripetuti attacchi su un edificio. Questo crea come la sensazione di un terremoto che scuote il corpo e fa saltare i battiti del cuore. Le persone stanno perdendo i membri della famiglia, vicini di casa… Il numero di civili uccisi è mostruoso. Intere famiglie sono state spazzate via. Ho amici che sono gli unici sopravvissuti – orfani. Tutti i loro familiari sono stati uccisi. La moglie di mio cugino e tre figli sono stati uccisi. È rimasto solo. Tredici anni della sua vita e della costruzione della casa sono stati spazzati via da un bombardamento israeliano.
Questo ci fa fare paragoni con il prezzo pagato dai nostri nonni durante la Nakba. Gaza non sarà mai più la Gaza di prima di questi bombardamenti, ma il pericolo incombente è ancora più grande.
Molti palestinesi avvertono che i bambini associano Israele e gli israeliani solo con bombardamenti, carri armati e distruzione, l’unica esperienza che hanno con loro. Gli effetti delle brutalità si estendono attraverso le generazioni?
Sì. E questa violenza si può anche radicalizzare. Credo che questo sia in realtà l’obiettivo dell’attuale regime fascista israeliano: far crescere e incoraggiare l’odio in modo che nessuno parli mai di una soluzione di Stato democratico. Fa parte delle infrastrutture dell’occupazione – la guerra psicologica. Possono legittimare lo Stato solo ebraico se possono affermare in modo convincente che non solo i palestinesi non sono ebrei, ma che i palestinesi non possono superare ciò che le forze israeliane hanno fatto e stanno facendo loro – dopo tali atrocità è impossibile vivere insieme amichevolmente.
Questa è la strategia israeliana a lungo termine di segregazione – usare le ingiustizie interiorizzate come ragione per una continua e crescente segregazione, per più bantustan palestinesi e il controllo superiore ebraico sulla terra. Il progetto sionista è sempre stato questo.
In risposta agli attuali bombardamenti israeliani di Gaza hai scritto Una lettera all’Europa da un palestinese . Assistiamo alla disumanizzazione dei palestinesi in molti media occidentali, in politica – e lo permettiamo. In che modo questo ci riguarda e avrà effetto sulle nostre società?
Quello che sta accadendo è un enorme sconvolgimento delle nostre società. Gli effetti sono avvertiti e ci saranno a molti livelli – economico, sociale, politico e comunitario. Gaza non sarà mai più la stessa. E noi, come esseri umani, non saremo più gli stessi – penso che siamo in uno stato che peggiora sempre di più. I traumi non finiscono mai. E Israele integra sempre più traumi con esperienze estreme, usandoli come meccanismi di controllo per la gestione degli esseri umani. Abbiamo generazioni di palestinesi che non hanno mai avuto esperienza di un civile israeliano, solo di risposte militari, di cecchini che sparavano a manifestanti pacifici o agricoltori, dell’assedio che ha peggiorato la disumanizzazione che è durata decenni. Questo li rende conformi ai gruppi di destra che in Europa e in tutto il mondo diffondono propaganda anti-musulmana. Ai loro occhi nessun movimento musulmano è un movimento di liberazione, sono tutti terroristi e nessuno di loro può essere un partner democratico.
Stiamo vivendo un momento pericoloso. Le persone in Palestina, a Gaza sono a rischio estremo. La ragione è a rischio. Dopo aver sperimentato o visto ciò che vediamo quotidianamente accadere alle nostre famiglie a Gaza – siamo cambiati, feriti.
La nostra vita palestinese consiste nel sostenere la speranza, che è il nostro dovere morale, nel sostenere la sopravvivenza e la resistenza. La situazione è estrema, ma in molti sensi non abbiamo mai vissuto una vita “normale”. Non è normale dover rispondere quotidianamente e resistere alle tattiche coloniali israeliane per controllare e gestire le persone. Eppure cerchiamo di condurre e continuare la nostra vita “normale”. Vogliamo rimanere umani.
Tuttavia, in Occidente, ora più che mai non siamo visti come uguali. Questa volta possiamo leggerlo molto chiaramente anche se lo conosciamo da 75 anni. Ma a volte, nei momenti più violenti vedi i volti più umani ed eroici delle persone. Come quelli che hanno salvato i sopravvissuti all’Olocausto o che hanno nascosto gli ebrei quando i nazisti sono venuti a cercarli. Ci sono persone che si mettono a rischio per umanità, che cercano di fermare le atrocità. Sono i veri umani, non quelli che sono silenti e neutrali. Oggi il mondo è davanti a una grande prova. Mentre i palestinesi vengono disumanizzati, delegittimati, vediamo come gli abitanti di Gaza condividono la poca acqua, pane e riso che hanno per poter sopravvivere insieme. Queste sono le azioni più umane – aver cura degli altri e condividere con loro.
Nel tuo attivismo presente e passato, collabori con gli attivisti anti-apartheid israeliani. Quanto è difficile e importante questo per contrastare la logica della segregazione che Israele sta cercando di instillare, come prima hai accennato?
È importante capire che gli israeliani anticoloniali e antisionisti sono molto pochi, forse un paio di migliaia. Hanno pochissimo potere in una società che è per lo più di destra. Anche i sionisti liberali che sostengono una soluzione a due Stati non sono inclini a che i palestinesi vivano con loro in uno stato democratico, anti-coloniale e anti-fascista.
Con i gruppi antisionisti e anticoloniali, come The Jewish Voice for Peace, condividiamo questa visione ed è per questo che è importante per noi lavorare insieme. Anche qui in Germania. Collaboriamo perché vediamo l’importanza della nostra comunicazione continua e per preparare il terreno per la realtà di uno Stato unico, per essere vicini insieme …
Per me l’unica realtà importante ora è la lotta per smantellare il regime colonialista e consentire ai rifugiati di esercitare il loro diritto di ritorno – alle loro case che hanno dovuto lasciare, ai villaggi da cui i loro nonni sono stati costretti ad allontanarsi durante Nakba. Il futuro deve essere di uguaglianza, dove nessuno è superiore all’altro. Ho cercato di contribuire a questo negli ultimi venti anni. Ogni volta che la soppressione del regime coloniale di insediamento cresce anche le nostre richieste crescono. E cresce la nostra responsabilità morale, che non è esclusiva verso la Palestina ma inclusiva di tutte le persone tra il fiume e il mare. Credo che la liberazione umana sia collegata alla liberazione palestinese, ma anche alla liberazione dei coloni ebrei che sono stati usati dal regime fascista, coloniale-di insediamento per occupare la terra.
Negli Stati Uniti vediamo una crescente resistenza ebraica anti-sionista al progetto colonialista israeliano. Rappresenta la maggioranza della gioventù ebraica e sostiene la lotta palestinese. Lavoriamo insieme, lottiamo insieme per l’uguaglianza e per i diritti di tutti. Rivediamo la realtà dell’apartheid e del regime colonialista. Il regime fascista, coloniale-di insediamento di destra non può più nascondere la sua criminalità. Chiunque può imparare e leggere ciò che Israele sta facendo. E i continui crimini contro l’umanità commessi per sostenere il regime colonialista e la supremazia ebraica mettono a rischio il popolo ebraico in tutto il mondo.
Sì, dobbiamo tenere le porte aperte e garantire che ci sia uno spazio decolonizzato per tutti gli oppressi e i colonizzati. Hanno bisogno di più spazio. È fondamentale che le voci e la narrazione palestinesi siano ascoltate e presenti. Se parliamo di liberazione, allora le voci più importanti devono essere degli oppressi e dei colonizzati.
La realtà della Palestina occupata è anche che l’oppressione viene talvolta dalle forze politiche palestinesi, che Israele ha costretto nel sistema coloniale di repressione. Lei ha menzionato l’importanza di essere pronti per una realtà di Stato unico democratico. Come possono i palestinesi e la società essere sostenuti al meglio?
I palestinesi in Palestina vengono messi in bantustan. Abbiamo a che fare con le analisi di Foucault su come sono gestite le persone attraverso il capitalismo. Le persone sono gestite attraverso la privazione. È politica della morte. Certo, ci sono sempre vie di riconciliazione. E gli oppressi sono quelli che più desiderano vivere in pace. Sappiamo cosa significa – perché sappiamo cosa significano guerra, perdita e spoliazione. Il trauma intergenerazionale ci dà questo enorme desiderio di liberazione, giustizia e uguaglianza.
Ma l’Occidente non può garantirlo. Abbiamo bisogno che tutto il mondo si alzi in piedi e dica no a Israele. Dobbiamo fermare il finanziamento di Israele, il commercio di armi con Israele. Lo status di Israele deve raggiungere lo status di apartheid del Sudafrica. Questo è l’obiettivo della campagna BDS – per boicottare, disinvestire e sanzionare. Questi sono gli strumenti che la gente ha e questa è l’unica via da seguire. Un regime fascista di destra non cambierà da solo. Abbiamo bisogno della rivoluzione del popolo. E penso che abbiamo soluzioni. Nessun popolo oppresso e colonizzato è rimasto oppresso e colonizzato per sempre. La liberazione ha un prezzo e spero solo che non dovremo pagare un prezzo molto più alto di quello che abbiamo già pagato.
L’apartheid sudafricana è stata contrastata anche dai lavoratori che si sono uniti ai boicottaggi a livello globale. Voi avete chiesto questo nel caso di Palestina e Israele. Ci sono sindacati in Europa che hanno sostenuto l’appello dei sindacati palestinesi per solidarietà, vediamo la solidarietà con la Palestina tra i tifosi di calcio, gli inviti degli accademici a fermare la ricerca e le cooperative accademiche. Questo può essere sufficiente?
Un esempio norvegese è buono. Il loro più grande sindacato con oltre un milione di membri ha votato per la solidarietà con la Palestina, per garantire la responsabilità di Israele e per vietare i prodotti degli insediamenti illegali. Anche i sindacati belgi e i vigili del fuoco di Barcellona hanno espresso un importante sostegno. I movimenti sindacali parlano la stessa lingua e i lavoratori capiscono. Quella Palestina è una lotta di classe, dove la classe elitaria cerca di proteggere i propri interessi economici. In tutto il mondo nelle strade in solidarietà con la Palestina vediamo i lavoratori, i migranti … non le élite. La Palestina si unisce a molte lotte: anti-imperialiste, anticapitaliste, anti-colonialiste, di classe … ricorda anche ai sindacati la loro identità morale di internazionalismo e solidarietà. Nelle strade lo capiamo.
Ho grande speranza nelle persone, anche che troveranno un modo per garantire lo spazio per la narrazione palestinese da ascoltare e spiegare agli altri perché questa è la nostra lotta comune. Gli Stati occidentali, tutti i governi europei sono complici nei crimini di guerra contro i palestinesi. Commerciano armi con Israele e importano prodotti di colonie di insediamento. Le tasse degli europei e dei lavoratori contribuiscono alle azioni israeliane contro i palestinesi. Credo che i sindacati e la gente protestino sempre di più. E questa è una forma molto semplice di solidarietà: assicuratevi che i soldi delle vostre tasse non siano investiti in crimini di guerra.
Pensa che valga la pena accedere alle sedi legali – il procedimento della Corte penale internazionale e l’uso della giurisdizione universale …?
Penso che valga la pena di essere in tutte le sedi. Tutti possono fare qualcosa, anche sul posto di lavoro. Se un lavoratore se che la sua azienda lavora con Israele, dovrebbe protestare. Questo è successo con i lavoratori di booking.com e Airbnb quando gli alloggi sono stati offerti in insediamenti israeliani illegali. Questo è immorale e illegale.I lavoratori hanno considerato i loro datori di lavoro, hanno contattato il movimento BDS … alcuni hanno cancellato queste offerte, hanno scritto appelli, alcuni hanno lasciato il loro lavoro. La struttura capitalista è forte, ma ribadisce che quella della Palestina è anche una lotta anticapitalista. Oggi vediamo che le aziende non sono tenute a rendere conto e noi, che siamo stati mercificati per servire gli interessi capitalisti, se danneggiano le persone in Palestina, in Africa, nel Sud globale, usando le risorse della gente per guadagnare più ricchezza. Questo è un chiaro circuito globale di violenza strutturale che deve essere fermato. L’imperialismo occidentale deve essere smantellato a tutti i livelli, oggi. Ora.
I tuoi nonni furono tra le vittime della Nakba. Furono costretti a lasciare i villaggi di Bayt Jirje e Isdud, l’odierna città israeliana di Ashdod. Come possiamo garantire il diritto di ritorno per tutti i rifugiati palestinesi senza aumentare la paura che il Governo israeliano diffonde contro i palestinesi? Cosa significherebbe ritorno, restituzione, riparazione e giustizia?
Ci sono architetti palestinesi e un importante ricercatore palestinese Salman Abu Sitta, che hanno lavorato su questa questione – il ritorno è possibile e come. Ci sono molti villaggi ancora lì e c’è abbastanza spazio per tutti nella terra. Il ritorno è fattibile. E i coloni sanno che sono venuti dall’estero e vivono sulla terra che non è loro, contribuendo alla pulizia etnica. Dovrebbero essere pagate le riparazioni e Israele è un paese abbastanza ricco e ha ricevuto molti aiuti – solo gli aiuti militari degli Stati Uniti ammontano a miliardi ogni anno e questo genocidio in corso a Gaza è già costato oltre 200 miliardi di dollari, con ulteriori aiuti in arrivo a Israele. Ci sono esperti legali e di trasformazione dei conflitti che possono trovare un modo e impostare un sistema come questo può essere fatto.
Quello che Israele sta cercando di fare è costruire la paura tra i coloni che saranno i prossimi rifugiati. Questo riporta i timori che risalgono all’Europa, all’Olocausto e alla pulizia etnica degli ebrei da lì, a come i sionisti per averli in Palestina hanno usato questo e al continuo antisemitismo cristiano contro gli ebrei. Prima della colonizzazione della Palestina gli ebrei vivevano in tutte le terre arabe. E capiamo che un nuovo torto non può essere giustificato con l’esperienza di un torto passato. Possiamo ottenere giustizia: tutti coloro che hanno sbagliato dovrebbero scusarsi e la comunità internazionale dovrebbe facilitare il processo con l’obiettivo che nessuno sia danneggiato. Tutti devono contribuire alla giustizia e all’uguaglianza e alla liberazione collettiva di tutti nella terra. Questo è quanto chiedono i palestinesi. Stiamo cercando di dire agli israeliani, agli ebrei, alla comunità internazionale che siamo pronti per una soluzione che non renderà più le persone rifugiate. Conosciamo il prezzo di essere un rifugiato, di aver perso persone e casa, di resistere a un regime colonialista e non vogliamo più danni.
La Palestina è sempre stata una comunità diversificata – ebrei, cristiani, musulmani, baha’i, drusi, sufi … – tutti vivevano insieme in Palestina. Non c’erano problemi etnici né antisemitismo, che sono sempre stati un problema europeo. Tutti erano solo palestinesi. Quella era la Palestina storica. Potremmo avere di nuovo una terra comune. E abbiamo abbastanza persone intelligenti che possono plasmare una risoluzione giusta e giusta per tutti. Questo è il sogno.
*Questo articolo è apparso originariamente su Mešanec in sloveno ed è stato tradotto per ZNetwork dall’autore per la pubblicazione in inglese.
NOTE:
Pag 1 N.1: https://contropiano.org/interventi/2023/10/29/una-lettera-alleuropa-da-un-palestinese-0165755
Pag 3 N. 2: https://contropiano.org/interventi/2023/10/29/una-lettera-alleuropa-da-un-palestinese-0165755
N. 4: https://znetwork.org/znetarticle/solidarity-make-sure-your-tax-money-is-not-invested-in-war-crimes/
N. 5: NdT: ZNetwork è un importante media indipendente dal 1977, dedicato all’avanzamento della visione e della strategia per un mondo migliore. https://znetwork.org/about-z/
(Traduzione di Flavia Lepre)
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa