Prima c’è stata la sentenza della Corte Costituzionale albanese che ha lo stoppato. Ieri si è scatenata una zuffa nell’aula del Parlamento di Tirana. L’accordo tra Italia e Albania sui migranti, sull’altra sponda del mare sta trovando diversi ostacoli sulla sua strada, scatenando la rabbia tra i deputati dell’opposizione albanese, che hanno interrotto l’apertura della sessione del Parlamento di giovedì.
La sicurezza aveva bloccato l’ingresso all’edificio del Parlamento ai deputati del Partito democratico, (centrp-destra e all’opposizione) protagonisti nelle scorse settimane di alcuni episodi di violenza all’interno dell’aula parlamentare.
Questo ha dato il via a un momento di forte tensione con i deputati di centro destra che hanno a loro volta bloccato l’accesso all’aula ai loro colleghi del Partito “socialista” (al governo). Alla fine questi ultimi sono dovuti entrare in Parlamento da un’entrata secondaria.
All’interno dell’aula i deputati hanno comunque acceso alcuni razzi e fatto rumore per disturbare la sessione di lavoro parlamentare.
Il Parlamento avrebbe dovuto votare il controverso accordo sull’immigrazione con l’Italia, ma il presidente della Camera Lindita Nikolla aveva rimosso il punto dall’ordine del giorno dopo che mercoledì la Corte costituzionale ne ha sospeso la ratifica.
La Corte costituzionale albanese ha annunciato la sospensione della ratifica dell’accordo sui migranti dopo che l’opposizione ha presentato un ricorso sostenendo che l’accordo viola la Costituzione e le convenzioni internazionali ratificate dall’Albania.
La Corte ha infatto accolto due ricorsi avanzati, in sede separata, dal Partito Democratico albanese e da altri 28 deputati sostenitori dell’ex premier Sali Berisha. Nei rilievi si sostiene che l’intesa con l’Italia viola le convenzioni internazionali sottoscritte da Tirana, circostanza che impone lo stop alla ratifica parlamentare fino a prossimo verdetto della Corte.
La ratifica parlamentare di Tirana dell’accordo tra Albania e Italia è sospesa fino alla sentenza della Corte Costituzionale, la quale ha tempo fino al 6 marzo per formularla. La prima sessione della Corte è prevista per il 18 gennaio del prossimo anno.
L’accordo “privato” tra la Meloni e il premier Rama dovrà attendere ancora un bel po’ prima di sapere che fine farà… in Albania. E poi c’è da vedere anche come andrà in Italia, nonostante l’ottimismo del ministro Tajani.
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