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ll giorno di Israele alla Corte Internazionale di Giustizia

Dopo la prima udienza tenutasi davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), durante la quale il Sudafrica ha motivato le ragioni per le quali chiede alla Corte di condannare Israele per il crimine di genocidio a Gaza, venerdì è stato il turno del team di difensori di Israele.

La difesa ha chiesto alla ICJ di fare cadere le accuse contro Israele perché infondate. Hamas è stato indicato come il responsabile unico di quanto sta avvenendo a Gaza. La reazione di Israele è stata presentata come un atto di autodifesa, conseguente agli attacchi dello scorso 7 ottobre.

I difensori hanno accusato il Sudafrica di riportare a caso le citazioni di ministri israeliani, che invocano e auspicano la distruzione di Gaza e dei palestinesi, che non avrebbero alcun ruolo nelle decisioni, perché queste vengono assunte dal gabinetto di guerra, di cui loro non fanno parte. 

Le truppe israeliane, hanno proseguito gli avvocati, dietro ordine del Governo, starebbero facendo del loro meglio per assumere tutte le misure necessarie per ridurre i danni ai civili nella Striscia e si comporterebbero in conformità al diritto internazionale in caso di guerra.

Se il diritto internazionale in caso di guerra consente a uno stato di radere al suolo il territorio su cui vive un popolo, sia esso riconosciuto internazionalmente come stato oppure no, mietendo un numero di vittime elevatissimo, ferendone e mutilando una quantità di persone enorme, in un periodo di tempo molto ristretto, rendendo orfani migliaia di bambini e permettendo di affamare e assetare un popolo, impedendogli di avere accesso alle cure e ad ambienti e strumenti idonei per fare gli interventi chirurgici necessari, questo deve essere immediatamente cancellato e chi l’ha votato deve scusarsi con l’intera umanità.

Ma ovviamente non è così e Israele lo sa, così come lo sanno i suoi alleati, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, che ripetutamente hanno chiesto a Israele di “contenere” gli attacchi e i danni ai civili.

Applaudito da una parte e criticato da un’altra, il procedimento avviato dal Sudafrica dovrebbe mantenersi dentro il perimetro giuridico, ma è ipotizzabile che le pressioni politiche sui giudici non verranno a mancare, per lo spessore delle parti in causa e il risvolto politico che questo caso inevitabilmente avrà a livello internazionale.

Sul banco degli imputati in fondo c’è Israele, considerata “l’unica democrazia del Medioriente” e alleata degli Stati Uniti, che rappresenta un popolo che ha conosciuto l’orrore dell’olocausto.

Ad accusarlo però di commettere un genocidio contro i palestinesi di Gaza c’è il Sudafrica, il paese di Nelson Mandela, terra che ha conosciuto l’orrore dell’aparthaid. Mandela aveva dichiarato: “Sappiamo troppo bene che la nostra libertà sarà incompleta senza la libertà dei palestinesi”.

E là, sotto il frastuono e la morte causata dalle bombe che cadono incessantemente, c’è Gaza, la terra dei palestinesi che, dalla nakba del 1948, non conoscono pace. In meno di tre mesi, circa l’1 per cento della popolazione palestinese è morta sotto gli attacchi israeliani e circa il 2,5 per cento è rimasta ferita.

Il senso di impotenza che si prova davanti alle immagini di Gaza ridotta in macerie fanno venir voglia di dire, nei momenti di maggiore sconforto, che non è importante (anche se in realtà lo è) che la ferocia riversata sulla Striscia venga definita “genocidio”, oppure “crimini di guerra” e “contro l’umanità” o “pulizia etnica”.

Ci si accontenterebbe che venisse riconosciuto che la morte violenta sotto le bombe oppure lenta, per fame, malattie e mancanza di medicinali, a cui la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, circa 2.5 milioni di persone schiacciate su un territorio di 360km2, è sottoposta, rappresenta semplicemente un crimine intollerabile e come tale deve essere contrastato dalla comunità internazionale.

Il Sudafrica ha il merito di provarci, mentre nessun segnale in tale direzione arriva dai Paesi che avrebbero il potere di fermare la strage in corso, Stati Uniti in primis. L’Unione Europea, grazie alla sua insipienza, ha purtroppo un peso specifico piuttosto contenuto nella politica internazionale. Si accontenta di scodinzolare dietro a Washington.

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8 Commenti


  • Giovanni Scavazza

    E’ una disdetta. Da tremila anni il popolo ebraico e’ stato sempre perseguitato in tutto il globo terracqueo. Settant’anni fa era stata proposta una soluzione per questo popolo, ma a perseguirla ci sarebbero voluti da entrambi le parti dei leaders della caratura di Nelson Mandela e soprattutto non avrebbero dovuto esistere le varie oligarchie dei due blocchi orientali e occidentali dello sterco del diavolo che ne condizionano e ne impediscono una soluzione equa per entrambi i popoli.


  • salvatore

    domanda: ci deve essere una ragione di questa atavica e globale persecuzione ?, io partirei da qui …….


  • Giovanni Scavazza

    Salvatore: Bongiorno. Nella storia del genere umano, a partire dal Paleolitico, decine e decine di minoranze etnica in tutti i cinque continenti hanno subito oppressioni, persecuzioni e stermini.


    • Redazione Contropiano

      Quindi non vale la pena di interrompere il trend?


  • Giovanni Scavazza

    …Queste sono le tragedie che mi vengono in mente ora a braccio, unite da un unico dramma: La follia umana!…
    Dai nativi americani (nord e sud America), agli Hero e Nama della Namibia, ai Maori, agli Ebrei, agli Armeni, ai Tutsi, in Canada, in Cambogia, in Ruanda, in Bosnia, in Ukraina nel 1932…


  • Giovanni Scavazza

    …interrompere il trend…


  • Lollo

    La storia insegna una sola cosa, minoranze o maggioranze o controllo risorse tutto vero, violenza chiama solo violenza. Il sangue chiama solo sangue. Come il ghiaccio chiama neve sui monti. Il trend non solo va’ interrotto, ma va capito che non ci sarà pace senza che i palestinesi abbiano un territorio con confini sicuri ed un accesso libero a Gerusalemme quale capitale quanto meno spirituale.


  • Pasquale

    Interrompere immediatamente questa aberrante tendenza nel mondo e da buoni Leninisti lottare per l’autodeterminazione di tutti i popoli.

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