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Colpiti duramente i soldati statunitensi al confine tra Giordania e Siria. Washington pensa alla rappresaglia

La Resistenza islamica dell’Iraq, il cartello che raccoglie formazioni sciite, ha preso di mira una base militare statunitense al confine tra Giordania e Siria uccidendo tre soldati Usa e ferendone altri 25.

La base, nota come Torre 22, è un piccolo avamposto annesso al campo profughi di Rukban, vicino al confine tra Iraq e Siria. Si trova a pochi chilometri di distanza dalla base Usa in Siria di al-Tanf, che è stata presa di mira decine di volte dalla resistenza islamica. Le truppe speciali statunitensi hanno utilizzato spesso la postazione attaccata in Giordania per entrare la Siria

Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di condurre un’operazione segreta contro l’Iran in risposta all’uccisione di tre militari statunitensi, nell’attacco sferrato sabato contro un avamposto delle forze Usa nel nord della Giordania”. Ad affermarlo è l’agenzia d’informazione economica “Bloomberg”, che cita fonti governative anonime.

Secondo l’indiscrezione raccolta da Bloomberg, gli Stati Uniti stanno valutando “varie opzioni” in risposta all’attacco della resistenza contro i militari statunitensi, “inclusa la possibilità di condurre una operazione segreta” contro obiettivi all’interno del territorio iraniano.

Secondo le fonti, la risposta degli Stati Uniti avrà intensità superiore a qualunque misura sinora intrapresa da Washington dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. 

La missione dell’Iran alle Nazioni Unite ha diffuso oggi un comunicato per negare il coinvolgimento di Teheran nell’attacco sferrato sabato contro un avamposto delle Forze armate Usa in Giordania, che ha causato la morte di tre militari statunitensi e il ferimento di altri 34. Nella nota, rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale iraniana “Irna”, la missione afferma che “l’Iran non ha alcun collegamento e non ha nulla a che fare con l’attacco contro la base Usa. C’è un conflitto tra le forze Usa e gruppi di resistenza nella regione, che si scambiano reciprocamente attacchi di rappresaglia”, prosegue la nota.

Dall’inizio della guerra a Gaza, la base militare statunitense di Al Tanf, così come le altre postazioni occupate dagli Usa tra Iraq e Siria, sono state più volte attaccate dalla resistenza.

I bombardamenti statunitensi sulle milizie Houthi di Ansarallah in Yemen, hanno dato agli Usa la sensazione di poter giocare come al solito la partita di un facile conflitto asimmetrico, ma stavolta è l’estensione e l’articolazione del fronte stesso del conflitto a complicare gli schemi militari statunitensi. Inoltre c’è l’anno elettorale e la debolezza di Biden a condizionare ancora di più. Ogni azione in campagna elettorale rischia l’errore e la paura dell’errore produce spesso errori ancora peggiori.

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1 Commento


  • Lollo

    Forse gli States sottovalutano la situazione generale, sarebbe un pessimo errore. Anche se la superiorità diretta, testa a testa, li colloca ancora al vertice della invincibilità ‘relativa’ le nazioni islamiche come lIran sono cresciute tanto. Ed ora si coalizzano. Scherzano con il fuoco, indulgendo in rappresaglie. Non gli conviene.

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