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Il militarismo inglese, tra barzellette e pretese belliciste

La retorica bellicista della Gran Bretagna, questa idea che relativamente presto ci sarà una grande guerra contro la Russia e bisogna prepararsi con nuovi armamenti e, perché no, anche con la leva militare (qui qualche esempio degli ultimi giorni).

Non solo non si sta placando ma contagia anche altri paesi dell’anglosfera – tipo l’Australia, dove spuntano articoli di tenore simile (tipo questo) – e, ovviamente, producendo apoteosi di cringe tipo l’articolo, con video annesso (guardatelo, mi raccomando) in cui Boris Johnson si mette a disposizione dell’esercito.

Resta da chiedersi, surrealismo di Johnson a parte, quale sia il motivo di questa retorica, e se si tratta solo di retorica o se davvero c’è il piano di portare la Gran Bretagna a un’economia di guerra.

Da un certo punto di vista potrebbe essere una buona idea perché le cose, pare, non stanno andando benissimo (qui qualche dato abbastanza agghiacciante).

Poi, se davvero ci si vuole impegnare nel contrasto globale alla Russia, non avendo più proxy tipo l’Ucraina a disposizione, bisogna rimettere in piedi un esercito decente, perché le truppe di cui la Gran Bretagna dispone al momento entrano tutte senza nessun problema, e standoci larghe, nello stadio di Wembley.

Poi, certo, potrebbe essere un modo di salvarsi la pellaccia, politicamente parlando: sì, siamo un governo penoso, ma tra poco dobbiamo andare in guerra quindi non è il caso di cacciarci coi forconi come avete fatto con Johnson e May.

Potrebbe anche essere un tentativo di deterrenza nei confronti della Russia, ovviamente (e l’orizzonte temporale così variamente spostato nel tempo – tre anni, otto anni, vent’anni, ma certo non il 2025) non pensiate che la partita si chiuda con l’Ucraina, non pensiate di essere l’unico stato che può triplicare la sua produzione militare e aumentare il numero dei propri effettivi, non pensiate che non possiamo o non vogliamo avviarci anche noi su questa strada.

Facile dirsi che bisognerà aspettare e vedere cosa succede: se davvero queste proposte di riforma verranno portate a termine (o meglio: se verranno avviate, perché per il momento le leggiamo solo sui giornali, e nemmeno su tutti); se dopo l’Ucraina si manderanno avanti i paesi baltici (l’articolo 5 è MOLTO meno lapidario di quanto la gente comunemente pensi, e di certo non si sacrificheranno né Manchester né, oltreoceano, Boston per Riga o Vilnius); se qualcuno, nell’Unione Europea, si scoccerà magari di essere solo la propaggine economica della NATO, e così via.

Ma, scherzi a parte (anche se non è cosa su cui scherzare, perché poi, come in Ucraina, qualcuno si fa male davvero), il motivo del risentimento albionico è chiaro: la Russia non gli farà più pescare il merluzzo nel mare di Barents, mettendo fine al vantaggiosissimo (per la Gran Bretagna) accordo che ha permesso ai pescherecci britannici di portarsi a casa, l’anno scorso, 566,784 tonnellate di merluzzo.

Per l’Ucraina magari un passo indietro lo facciamo, per il fish ‘n’ chips mai!

PS: no, non è cosa da scherzarci su. Gli USA pare stiano pensando di schierare nuovamente testate nucleari in Gran Bretagna, nel contesto delle “crescenti minacce russe”: https://www.theguardian.com/…/us-planning-to-station…. Quali minacce non si sa, ma intanto uno si porta avanti.

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