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La strage degli operatori umanitari prova l’intento genocida di Israele

Quando ti convinci che puoi fare qualsiasi cosa, tanto il tuo “protettore” si limiterà a una ramanzina benevola, allora finisce che la tua anima nera viene fuori senza più ritegno. Né maschere.

La strage dei sette operatori umanitari di una associazione statunitense è quel “troppo” che neanche lo scendiletto Biden può accettare mostrando pubblica indifferenza. Sia chiaro: “pubblica”, perché non può esistere nessun dubbio che per la Casa Bianca si tratta solo di uno “spiacevole incidente” che non cambia di una virgola l’atteggiamento verso Israele. Però costringe a mostrarsi almeno “afflitti” (questa è la parola che i ghostwritter del rimbambito sono riusciti a cavar fuori dal loro catafalco etico).

Parliamo di strage in senso tecnico, non solo o non tanto per il numero di morti (a Gaza ogni giorno avviene di molto peggio). Anche secondo il codice penale italiano, infatti, si dà “strage” quando si usa intenzionalmente esplosivo.

Non c’è stato infatti alcun “errore”. La ricostruzione dell’accaduto – compiuta dal quotidiano israeliano Haaretz sulla base di fonti interne all’esercito israeliano – è priva di incertezze.

I sette operatori (quattro occidentali, tre palestinesi) viaggiavano a bordo di tre vetture chiaramente contrassegnate, anche sul tetto. E, soprattutto, erano in frequente contatto con l’esercito israeliano proprio per evitare di essere comunque scambiati per dei “normali paestinesi”.

Le tre macchine, due delle quali blindate, secondo la sala operativa dell’Idf, ad un certo punto sarebbero state seguite a breve distanza da un camion con a bordo “un uomo armato”.

Nessuno sa se sia vero o meno (l’Idf ha ammesso che molte delle sue procedure di identificazione del “nemico” sono ormai compiute con il ricorso all’intelligenza artificiale, non più con informazioni dirette). Ma comunque il convoglio “misto” si ferma per una sosta in un magazzino e il camion non riparte insieme alle tre macchine.

Anche secondo gli osservatori militari israeliani “l’uomo armato” resta sul camion. Dunque non è a bordo di nessuna delle tre macchine. Che avanzano tranquille lungo il percorso concordato e approvato dall’esercito ocupante.

La sala operativa del quale, ad un certo punto, ordina ad un drone di entrare in azione e attaccare il convoglio, sparando un missile Hermes 450.

Una delle auto viene colpita ma miracolosamente le persone a bordo restano vive (non sappiamo se ferite, probabilmente sì). Le altre due si fermano, ovviamente, e li raccolgono.

Altrettanto naturalmente chiamano subito sia i responsabili della loro Ong che i propri contatti all’interno dell’Idf, per comunicare che stanno sotto attacco.

Implacabile, la sala operativa ordina al drone di sganciare un secondo missile che colpisce una delle due auto rimaste.

La terza ed ultima si ferma ancora una volta per raccogliere i colleghi. E menre sono fermi vengono tutti raggiunti da un terzo missile che “completa l’operazione”, per la soddisfazione professionale dei killer in poltrona da qualche parte.

La geolocalizzazione delle carcasse mostra che le tre auto sono state colpite nel raggio di due chilometri e mezzo, lungo la strada che costeggia il mare. La terza, l’unica completamente distrutta, è probabilmente quella non blindata.

Tutte e tre a una decina di chilometri dal “molo” improvvisato – costruito dalla stessa Ong su autorizzazione statunitense e israeliana – per far arrivare gli aiuti umanitari via mare (visto che Tel Aviv continua ad impedire che che i tir attraversino il valico di Rafah via terra).

«Il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir Al Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti portati a Gaza lungo la rotta marittima», spiega un portavoce della World Central Kitchen, cui appartenevano i sette caduti.

Non era la prima volta che la stessa Ong veniva presa di mira. Sabato un cecchino israeliano aveva sparato contro un’altra auto, nei pressi di un magazzino autorizzato, a Khan Younis, senza però riuscire a colpire il guidatore.

Se qualcuno dubitava delle intenzioni genocide di Israele ora è servito.

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5 Commenti


  • Pasquale

    Chi ancora nutre dubbi o fa l’ipocrita sulla condotta di Israele, chiunque esso sia, è semplicemente complice, quanto meno morale.


  • Mauro

    Oramai sparano a tutto ciò che si muove…Qualcuno li fermi…anche con le cattive…


  • Vannini Andrea

    L’ obiettivo giusto possibile necessario è la fine dell’ esistenza stessa dell’ ENTITÀ SIONISTA. Altro che due stati…


  • moreno stievano

    le possibilità sono due: o è stato l’uso dell’intelligenza artificiale che drammaticamente logica pura e fredda ha agito con un unico imperativo di distruggere il nemico, nonostante le possibilità che fosse presente fosse minima, oppure l’elite IDF ha freddamente deciso di colpire, mandando un segnale inequivocabile a tutti: Israele decide della vita o della morte di tutti, in questa guerra, non avete speranze. Le due ipotesi hanno un denominatore comune: la mancanza di umanità, questo conflitto ha raggiunto livelli di odio raramente raggiunti e l’esito può essere solo il genocidio.


  • sun tzu

    Bulletin Comaguer 556
    03 Avril 2024

    Supprimer l’UNWRA
    Le vieux projet sioniste semble prendre corps …
    aux Etats-Unis !
    L’attention publique a été attirée sur une ONG étasunienne la WORLD CENTRAL KITCHEN qui se met à distribuer de l’aide alimentaire à Gaza via le circuit expérimental léger mis en place par les Etats-Unis (un circuit plus lourd est en construction – voir in fine ) pour faire croire que les Etats-Unis ne sont pas complices du génocide mais sont au contraire soucieux d’éviter que les gazaouis ne meurent tous de faim.
    En effet la voiture blindée utilisée pour cette livraison ( la deuxième du genre) par cette ONG peu connue a été frappée à Gaza par un missile israélien (« par erreur ». prétend l’armée israélienne). Toute l’équipe comprenant des citoyens australiens britanniques et polonais a été tuée ainsi que les interprètes palestiniens qui l’accompagnait.
    Cette « erreur » a eu l’avantage de susciter la curiosité de l’équipe du site étasunien THE GRAY ZONE et voici le résultat de leurs investigations
    ***
    Le célèbre chef préféré du département d’État américain construit un quai d’aide à Gaza avec des décombres volés
    Wyatt Reed et Max Blumenthal· 27 mars 2024
    (Traduction Comaguer)
    Après avoir accusé pendant des années la Russie d’utiliser la nourriture comme une arme dans son conflit avec l’Ukraine, « l’ambassadeur culinaire » du département d’État, José Andrés, travaille avec le gouvernement israélien pour supplanter l’UNRWA en tant que principal fournisseur d’aide au nord de Gaza.
    Le célèbre chef [cuisinier] espagnol José Andrés, lié au département d’État, est devenu le canal privilégié par le gouvernement étasunien pour l’entrée de l’aide à Gaza, à la suite de la décision de l’administration Biden de suspendre le financement du principal fournisseur de nourriture, d’aide et d’éducation de l’enclave, l’UNRWA.
    L’opération semble conçue pour servir de mesure provisoire pour fournir des quantités minimales de nourriture à la population de Gaza frappée par la famine jusqu’à ce que l’armée américaine finisse la construction d’une jetée dans la mer Méditerranée et qu’un entrepreneur de l’ombre dirigé par d’anciens Marines américains et des responsables de la CIA soit en mesure de mettre en œuvre un programme d’aide appelé « Plan Blue Beach ».
    L’organisation d’Andrés, World Central Kitchen, a déjà terminé la construction de sa propre jetée, qui a été fabriquée à partir des tas de décombres de Gaza – une décision qui garantissait pratiquement que les matériaux de construction contenaient les restes d’humains tués par les bombardements israéliens.
    L’utilisation de bio-matière génocidaire dans la construction de la jetée a été carrément ignorée par les médias traditionnels, dont la couverture flatteuse des plans a plutôt dépeint Andrés comme une sorte de franc-tireur de super-héros se battant pour protéger les civils palestiniens face à l’indifférence internationale.
    Dans son empressement à faire l’éloge de ce chef louche, le Washington Post a faussement affirmé : « [Il s’agit] du premier navire transportant de l’aide à Gaza depuis 2005…il n’a pas été commandé par les Nations Unies ou par un dirigeant mondial, mais par un chef célèbre, José Andrés ». En vérité en 2008, des militants ont réussi à utiliser des bateaux pour acheminer de l’aide à Gaza à six reprises avant qu’Israël ne commence à couler les navires et à tuer des membres de leur équipage.
    Étrangement, ces médias anglophones ont généralement négligé de mentionner que WCK n’est en mesure d’opérer à Gaza qu’avec l’autorisation explicite de l’armée israélienne. Le New York Times a fait figure d’exception, notant dans un portrait élogieux du groupe d’Andrés que « l’armée israélienne a aidé à l’opération de World Central Kitchen, en assurant la sécurité et la coordination » et que « chaque étape a été effectuée avec la permission de l’armée israélienne ».
    « Rien n’entre sans la permission d’Israël », a concédé Andrés lui-même dans une interview à NBC News. Le chef a affirmé que l’unité israélienne COGAT, qui contrôle l’aide à l’enclave assiégée, « fait tout ce qui est en son pouvoir pour aider la population de Gaza », mais que ses « mains sont liées » par l’opération militaire.
    Juste avant son récent pivot vers Gaza, le WCK d’Andrés a passé plusieurs semaines à fournir des repas aux soldats israéliens après l’attaque du Hamas le 7 octobre.
    Le 16 octobre, lorsque la ministre espagnole des Droits sociaux de l’époque, Ione Belarra, a condamné Israël pour avoir mené un « génocide » à Gaza, Andrés a immédiatement pris la défense de Tel-Aviv et a exigé sa démission :
    « En tant que ministre, vous devez d’abord reconnaître que l’attaque du Hamas contre des civils est un acte terroriste… et qu’Israël défend ses citoyens .Ensuite vous pouvez demander la retenue et le respect pour la vie des civils à Gaza », a beuglé le chef aligné sur le gouvernement américain.
    « Soutenez-vous aussi la Russie ? Qui a tué des enfants, des femmes, des vieillards et des civils ? Andrés a continué. « Êtes-vous Pro Russie et Pro Hamas ? Vous ne représentez ni moi , ni l’Espagne.
    Elle ne mérite pas d’être ministre… Le président [Sanchez] devrait la démettre de ses fonctions…
    ***
    NOTES DE COMAGUER
    1-Le 21 Novembre 2023 Pedro Sanchez mettait fin aux fonctions de Ione Belarra comme ministre des affaires sociales. Ami personnel de Blinken le chef Andres serait donc aussi influent à Madrid….
    Ione Belarra poursuit son activité politique comme députée. Elue aux élections du 23 Juillet 2023 dans la coalition de gauche SUMAR, elle a ensuite quitté ce groupe pour rejoindre un groupe minoritaire « le groupe mixte » en même temps que 3 autres membres comme elle de Podemos.
    2-Le plan Blue Beach correspond à l’annonce faite par Biden dans son discours sur l’état de l’Union consistant en la mise en place par des militaires étasuniens d’un port étasunien léger au large de Gaza où serait débarquée l’aide étasunienne chargée à Chypre dans une base militaire anglaise. Ce port n’étant pas encore construit l’installation improvisée par WCK sert de prototype.
    Mais comme la présence de militaires étasuniens sur le sol palestinien est exclue l’acheminement à terre serait confié à WCK qui a pris les devants et essaie ainsi de s’imposer sur ce marché… avec l’appui de Blinken !
    De la bien sordide « cuisine humanitaire » !

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