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Gli Usa approvano 91 miliardi di aiuti militari e alimentano la guerra

La Camera statunitense ha infine approvato un enorme pacchetto di aiuti militari, raccolti nei Security Supplemental Appropriations Acts. Si tratta di un pacchetto di tre disegni di legge che prevede circa 95 miliardi di sostegno militare ai suoi alleati nelle più delicate aree di tensione internazionale.

La fetta maggiore di questi fondi andrà nominalmente all’Ucraina, 60,8 miliardi. In realtà, oltre 23 di questi resteranno negli Usa, per riempire gli arsenali svuotati dai precedenti aiuti, mentre il resto sarà diviso tra il finanziamento di operazioni statunitensi già in corso in Europa e acquisti di armi e servizi per l’Ucraina.

Il pericolo di questo nuovo pacchetto di aiuti è anche nel fatto che si prevede di consegnare a Kiev altri missili ATACMS, con i quali gli ucraini possono colpire in profondità in territorio russo. A meno che non si ritenga di fare danno agli “interessi nazionali”: nel qual caso, il Congresso dovrebbe esserne informato.

Una formula un po’ strana, artificiosa e piuttosto aleatoria, probabilmente frutto della lunga trattativa che ha preceduto il disegno di legge. Esso è stato al centro del confronto tra i democratici e i repubblicani, più intransigenti sul bilancio pubblico e sul rapporto con la Russia, a sei mesi dalle elezioni del nuovo presidente.

A questa “contrattazione elettorale” ha partecipato anche il direttore della CIA Bill Burns che, ascoltato dai deputati, ha fatto presente che senza questi aiuti l’Ucraina rischia di perdere entro l’anno. E del resto, una parte sostanziosa del pacchetto andrà ad alimentare il keynesismo militare su cui si regge l’economia a stelle e strisce.

È interessante notare che nel pacchetto sono previsti anche quasi 8 miliardi che andranno direttamente nel bilancio ucraino. La somma arriverà sotto forma di prestito, e starà al candidato che uscirà vittorioso il prossimo novembre decidere se cancellarlo o chiederne la restituzione.

Non che Kiev ne abbia davvero la capacità: l’Ucraina è già un paese fallito, che si regge su  trasferimenti come questo e sulle prospettive di ricostruzione. Per sostenerli ulteriormente, viene permesso al presidente di assegnare all’Ucraina anche gli assets russi congelati negli States (ulteriori 8 miliardi).

Quest’ultima è stata una questione e in un certo senso anche un tabù sin dal febbraio 2022. Perché è un modo semplice di reperire fondi, ma mette anche in crisi le regole del sistema finanziario che lo stesso Occidente governa e che vede il dollaro come ago della bilancia.

Potrebbe essere questo il vero autogol di Washington, sul lungo periodo, e mostrarne le gravi contraddizioni che hanno portato gli Usa a un clima da guerra civile. Chi vedrà infatti il dollaro come una riserva monetaria sicura, se da un giorno all’altro potrà essere confiscata a seconda dell’obbedienza o meno del proprio paese ai dettami della Casa Bianca?

Chissà se la classe dirigente statunitense se ne renderà conto prima del voto finale, che arriverà la prossima settimana dal Senato. Alla Camera sono i repubblicani a comandare (e la metà ha votato contro), ma al Senato sono i democratici, e il fatto che si sta già preparando il trasferimento delle armi non sembra far presagire il ribaltamento della norma.

Accanto al provvedimento per l’Ucraina ve ne sono altri due: uno per Israele e uno per l’Indo-Pacifico. Il primo raccoglie 26 miliardi per il conflitto in Medio Oriente, con oltre 5 miliardi per ripristinare al massimo della funzionalità lo scudo aereo e missilistico di Tel Aviv, dopo la ritorsione iraniana al terrorismo israeliano contro la sua ambasciata siriana.

Di questa somma, 9 miliardi saranno di aiuti umanitari per Gaza. In pratica, gli autori del genocidio verranno armati fino ai denti, a conferma del sostegno da Washington, che non verrà cancellato da una risoluzione dell’Onu sul cessate il fuoco, monca del nodo dell’occupazione sionista.

Mentre la causa politica dell’emancipazione del popolo palestinese viene ridotta di nuovo a una questione esclusivamente morale. Cui tra l’altro vengono assegnate briciole rispetto ai soldi spesi in armi.

Il disegno di legge sull’Indo-Pacifico ammonta invece a 8 miliardi. Un quarto di essi è per aiuti militari agli alleati della regione e in particolare a Taiwan, mentre 3,3 miliardi saranno usati per sviluppare le infrastrutture di sostegno alle flotte di sommergibili che operano nel settore.

A complemento di questo provvedimento, ne è passato anche un altro che prevede il bando di TikTok dagli Usa, se il proprietario cinese ByteDance non venderà le sue quote entro un anno. Un altro esempio di come il “libero mercato” e la vittoria dello “spirito imprenditoriale” sia un’altra favoletta che rivela la sua inconsistenza non appena si fa sentire la crisi del capitale occidentale.

Soprattutto, questo pacchetto passato ieri alla Camera statunitense mostra come siano proprio gli Usa il maggior pericolo per la pace nel mondo. Continuano ad alimentare l’esplosività e la tensione in tutte le aree di principale frizione di questa “terza guerra mondiale a pezzi” di cui siamo spettatori.

Per smettere di esserlo e per fermare questo avvitamento verso la guerra, che coinvolge anche l’Europa, le piazze si devono animare dei motivi della pace e della lotta alla filiera euroatlantica. I prossimi appuntamenti, dal 25 aprile alla manifestazione nazionale del prossimo primo giugno, saranno momenti con questo carattere.

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1 Commento


  • Tiberio

    Era ora si facesse chiarezza sui repubblicani yankee che sarebbero putiniani.
    Il 9 maggio sulla Piazza Rossa è da un pezzo che gli USA e compari sono assenti, la stessa data è fuorilegge in Ucraina.

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