Dopo i fatti del 7 ottobre, il riaccendersi del massacro sionista in Palestina ha provocato un’escalation che ha coinvolto tutto il Medio Oriente. Una delle aree di tensione maggiore è stato il Mar Rosso, con gli Houthi yemeniti che quasi da subito hanno cominciato a bersagliare le navi dei paesi a sostegno di Israele.
Dopo quasi otto mesi, è bene fare il punto sullo stato del traffico marittimo attraverso il Canale di Suez, nodo strategico in un mondo in cui vengono movimentate tonnellate e tonnellate di merci ogni giorno. Viene in aiuto il centro studi di Fedespedi, la Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali.
Nel rapporto appena pubblicato viene ricordato come nelle prime settimane del 2024 il numero di navi passate tramite Suez si è ridotto del 50%. La scelta di usare la rotta intorno all’Africa ha portato all’aumento del costo dei noli rispetto al 2023 del 44%, e ha anche ritardato la data di arrivo prevista per diverse imbarcazioni.
I porti italiani hanno visto una flessione del traffico del 3,2% nel primo trimestre del 2024. Sul sito della Fedespedi si legge che “la programmazione delle nuove rotte sta avvantaggiando i porti del Mediterraneo più vicini allo stretto di Gibilterra come Tangeri (terminal Eurokai registra una crescita del 26%) e i porti spagnoli (complessivamente in crescita del 12,1%)“.
Il presidente della Federazione, Alessandro Pitto, sottolinea che questa riduzione va collegata anche al rallentamento del “commercio internazionale nei primi due mesi dell’anno: esportazioni +0,6% e importazioni -10,4%“. L’Organizzazione Mondiale del Commercio prevede che nel 2024 gli scambi tornino a crescere, ma continuano a pesare le incertezze economiche e geopolitiche.
Ad aprile il porto di Genova ha registrato un calo dei volumi in uscita del 60%, il Pireo del 58%. Insomma, i problemi del trasporto marittimo non sembrano vicini a essere risolti, e non lo potranno fare i nuovi lavori al Canale di Suez.
Infatti, recentemente il presidente egiziano Al-Sisi ha ribadito la volontà di raddoppiare il Canale, di cui i sostanziosi proventi si sono dimezzati negli ultimi mesi. L’idea risale già al 2014, e ora sembra si voglia accelerare su questa imponente iniziativa.
È evidente che però il nodo centrale rimane la stabilità della regione. L’intelligence degli Stati Uniti ha detto che considera possibile che gli Houthi abbiano fornito armi ad Al-Shabaab, organizzazione sunnita somala, considerata legata ai pirati delle coste del Corno d’Africa.
I funzionari statunitensi, afferma la CNN, sono preoccupati del “grado di coinvolgimento che l’Iran può avere nell’accordo“, anche se sembrano escludere questa possibilità. Ma se il rapporto tra i due gruppi a cavallo del Mar Rosso divenisse occasione di ulteriori escalation occidentali, è difficile immaginare la normalizzazione della situazione nella regione.
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