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Venezuela. I golpisti volevano sequestrare alcuni osservatori internazionali, anche italiani

Dopo il rientro in Italia degli osservatori internazionali presenti alle elezioni in Venezuela, emergono particolari inquietanti sulle violenze di strada avvenute una volta chiuse le urne e dichiarato il risultato che ha visto la vittoria con il 51% di Nicolas Maduro.

La delegazione del Capitolo Italiano della Rete in Difesa dell’umanità (composta da Luciano Vasapollo, Rita Martufi e Salvatore Izzo, direttore di FarodiRoma) nella serata del 29 luglio e la mattina del 30 ha assistito personalmente a episodi di violenza come l’assalto ai bus degli osservatori internazionali e l’assedio ai loro hotel, con momenti di grande tensione nel corso dei quali sono stati esplosi colpi di pistola e lanciate pietre in direzione appunto delle delegazioni straniere e delle equipe di funzionari ministeriali e giovani stagisti che li hanno coadiuvati. La sensazione di essere oggetto di quell’inaudito tiro a segno ha ovviamente terrorizzato anche la delegazione italiana di REDH, anche se è riuscita a mantenere la calma.

L’impressione che si è avuta a caldo ha trovato ora conferma nelle indagini in corso: i golpisti volevano sequestrare alcuni osservatori di vari paesi (era stata preparata una lista di sette nella quale figurava anche il nome dell’italiano Vasapollo) e servirsene per un possibile scambio.

Come cittadini italiani Vasapollo, Martufi e Izzo hanno espresso il loro imbarazzo per la linea seguita del ministro degli esteri Antonio Tajani a nome del governo Meloni: invece di preoccuparsi dell’incolumità delle delegazioni straniere (europee e italiane comprese) che erano esposte a una situazione molto rischiosa e preoccupante, il capo della nostra diplomazia ha chiamato al telefono la Machado, pluripregiudicata e certamente mandante dei disordini.

Gli osservatori italiani rientrati hanno ricevuto una lettera dall’Ambasciata Venezuelana di Roma, che li ringrazia per il coraggio dimostrato nel loro servizio di sostegno al voto dei cittadini del Venezuela.

Il copione delle violenze di questi giorni in Venezuela è stato dunque lo stesso delle crisi indotte da queste violenze dopo le precedenti due elezioni presidenziali ed è evidente che vi sia una “sinergia” con le centrali di fakenews che operano per gettare discredito sul Chavismo, allontanare gli altri governi latino-americani da Caracas e rendere poi plausibili gli attacchi (per ora solo di tipo economico) da parte degli USA, che tuttavia non escludono un intervento militare.

 

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