“Vogliono preparare l’opinione pubblica internazionale ad un possibile attacco militare USA al Venezuela per ‘restaurare la democrazia e i diritti’ e mantenere alta la tensione con Cuba che da 60 anni resiste a un blocco infame”, denuncia Luciano Vasapollo, decano di economia alla Sapienza e da pochi giorni rientrato da Caracas dove con altri 900 tra docenti, sindacalisti e giuristi di 109 paesi ha svolto il ruolo di “accompagnatore internazionale”, certificando la regolarità del voto del 28 luglio.
A quelle elezioni è seguita una campagna mediatica internazionale per fomentare odio verso i due paesi che rappresentano l’alternativa più credibile al capitalismo americano, del quale dimostrano di poter fare a meno.
Secondo il docente, “l’attacco a Cuba e al Venezuela, per ora si è concretizzato in una guerra commerciale e in una incredibile strategia mediatica. Nel caso di Cuba si vuole colpire la sua capacità politica, cioè il fatto che la sua solidarietà internazionale attiva nel Sud del mondo mette in moto processi di autodeterminazione e di decolonizzazione, mentre il Venezuela è nel mirino per le sue risorse: con la guerra che c’è tra Russia e Ucraina e quella di Israele il mercato del petrolio e delle risorse è diventato molto più difficile, quindi controllare il Venezuela significa acquisire per i paesi colonialisti e nordcentrici e imperialisti il controllo del petrolio del gas e dell’oro, del coltan e del litio quindi questa è la questione”.
“Un elemento sconcertante – continua Vasapollo – è inoltre la questione della doppia cittadinanza, venezuelana e italiana, di alcune delle persone che hanno commesso gravi reati in questi ultimi giorni, prendendo d’assalto edifici pubblici, attentando alla vita di persone, sparando e tirando sassi, ad esempio, su alberghi e bus che ospitavano le delegazioni internazionali che accompagnavano le elezioni.
A quanto risulta, però, tutti i 1500 fermati, quindi anche gli italo-venezuelani, hanno precedenti penali per reati pesanti, in particolare molti per spaccio. E il Ministro degli Esteri italiano parla di ‘nostri connazionali prigionieri politici’, ignorando che altri italiani erano oggetto di attacchi criminali in Venezuela in quelle stesse ore”.
“Lo lo voglio dire chiaro – scandisce Vasapollo – in Venezuela non c’è nemmeno un prigioniero politico, basta con questa farsa degli oppositori in carcere: si tratta di delinquenti, gente con precedenti penali per spaccio, rapinatori, eccetera che sono stati assoldati per creare disordini,, quindi stanno in galera per reati comuni di delinquenza non per reati politici, cioè loro hanno fatto i blocchi, hanno incendiato hanno fatto sparatorie, hanno ammazzato e hanno fatto feriti: tutti reati comuni”.
Quanto a Cuba, che viene tirata in ballo come sostenitrice del Venezuela (il che per noi è un merito), Vasapollo ricorda che “tutto questo accade alla vigilia dell’anniversario della nascita di Fidel Castro, la cui eredità politica e morale continua ad essere ispirazione per chi difende i diritti umani e la giustizia sociale in tutto il mondo”.
Nello specifico, nonostante il sistema elettorale venezuelano di fatto non sia violabile in quanto i voti vengono scrutinati sia a livello centrale dopo essere stati inviati con il collegamento telematico, sia localmente, sezione per sezione, grazie al supporto cartaceo inserito da ogni singolo elettore nell’urna, le agenzie internazionali danno per scontato i brogli affermando che “le elezioni hanno sancito la vittoria del partito di governo di Nicolás Maduro, nonostante i resoconti dei seggi elettorali, pubblicati dall’opposizione, indichino il contrario”.
E non segnalano certo che tale documentazione, evidentemente falsa, non è stata nemmeno presentata alla Corte Suprema a sostegno di un eventuale ricorso dell’opposizione. Ma descrivono invece come “pacifiche” le manifestazioni della Piattaforma Unita Democratica (Pud) che, afferma l’agenzia statunitense AP, “rivendica la vittoria alle elezioni del 28 luglio con un 70% delle preferenze, in base ad un conteggio indipendente”. La stessa fonte parla di “24 morti e oltre 2.200 arresti tra le fila dell’opposizione”.
“Siamo davanti a una totale mistificazione”, afferma Vasapollo, che ricorda le violenze seguite alla prima proclamazione dei risultati: “abbiamo assistito a un piano organizzato, finalizzato a un colpo di stato, che si è servito di gruppi fascisti e di sbandati assoldati, pagati in parte con dosi di droga”.
“Purtroppo – osserva l’economista – l’opposizione in Venezuela non ha una sua articolazione civile, ma resta espressione corrotta di una borghesia possidente abituata ai suoi eserciti privati, bande di mascalzoni che domenica sera hanno compiuto non una protesta di qualche tipo ma semplicemente atri criminali di devastazione”.
“Leggendo i resoconti delle fonti internazionali ci si vergogna di essere giornalisti”, confida il direttore di FarodiRoma, Salvatore Izzo, che con Rita Martufi ha accompagnato Vasapollo in Venezuela come delegazione del Capitolo italiano della REDH, la Rete in difesa dell’umanità.
“La vittoria di Maduro alle elezioni presidenziali – osserva Izzo – probabilmente non era stata prevista, e anche questo dato fa riflettere perché testimonia lo scollamento tra chi guida l’Impero e la realtà. E di fatto ha scatenato una serie di incredibili fake news per creare non solo discredito sulla Rivoluzione Bolivariana, come da tempo accade anche con quella Castrista, ma soprattutto costruire una realtà parallela totalmente sganciata dai fatti, dove diventano i paladini della democrazia e dei diritti quei teppisti che dopo aver tentato l’attacco a Palazzo Miraflores per uccidere Maduro, nella notte tra il 29 e il 30 luglio hanno spostato le loro azioni criminali verso gli osservatori internazionali: ci hanno circondati, aggrediti e fatto oggetto del lancio di pietre e di colpi di arma da fuoco”.
Non solo, descrive Vasapollo, “i media occidentali, compresi purtroppo quelli italiani, dipingono falsamente come autori di un furto ai danni della democrazia chi ha prevalso nelle urne, perché ha interpretato il desiderio di giustizia sociale e di pace del popolo venezuelano, superando tra l’altro la grave crisi inflazionistica innescata dalle sanzioni applicate da USA e UE a Cuba e Venezuela al solo scopo di sovvertire gli equilibri politici scaturiti da libere elezioni”.
Vasapollo richiama poi l’attenzione sulla tendenza dei media occidentali a “delegittimare le istituzioni venezuelani sulla base di semplici illazioni”, e rilevato che proprio in queste ore la Corte suprema di giustizia “continua la perizia iniziata il 5 agosto 2024 per produrre una sentenza definitiva, le cui decisioni sono definitive e vincolanti”.
Ma le agenzie e i media occidentali nemmeno vogliono distinguere tra realtà e polemica politica e proclamano: “la maggior parte degli osservatori ritiene che la Corte suprema di giustizia sia asservita al potere e non possa quindi emettere un verdetto libero e trasparente”.
* da Il Faro di Roma
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