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Netanyahu non cede sui corridoi militari a Gaza. Negoziati inutili. Colpita nave diretta in Israele

Il primo ministro israeliano Netanyahu non ha cambiato la sua posizione sul mantenimento del controllo militare sul Corridoio Philadelphia – zona cuscinetto lungo il confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza – riporta il Times of Israel citando una fonte diplomatica anonima dell’ufficio del primo ministro.

La fonte smentisce l’affermazione di funzionari statunitensi i quali avevano detto al Washington Post che Netanyahu aveva offerto alcune concessioni sulla questione in una telefonata con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ieri.

Israele dunque non accetta che i militari israeliani si ritirino dal cosiddetto Corridoio di Philadelphia, confermando che era questo e non lo scambio dei prigionieri il vero nodo del negoziato su Gaza. Fra le condizioni per il raggiungimento di un accordo con Israele sul cessate il fuoco a Gaza, il movimento palestinese Hamas chiedeva proprio il ritiro completo delle forze armate israeliane dalla Striscia, compreso il Corridoio Philadelphia.

Ieri sera l’ufficio del primo ministro israeliano Netanyahu, ha smentito alcune indiscrezioni che erano state diffuse dai media in precedenza. In un comunicato, l’ufficio del premier ha dichiarato: “Israele insisterà sul raggiungimento di tutti i suoi obiettivi di guerra, così come sono stati definiti dal gabinetto di sicurezza, compreso il fatto che Gaza non costituisca mai più una minaccia per la sicurezza di Israele. Ciò richiede la messa in sicurezza del confine meridionale”.

Una fonte aveva riferito al portale di informazione statunitense “Axios” che il presidente Usa avrebbe avuto un colloquio telefonico con il primo ministro israeliano per esortarlo a mostrare maggiore flessibilità, in modo da raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza. Secondo quanto dichiarato da una fonte di “Axios”, la conversazione si sarebbe incentrata sulla nuova richiesta di Netanyahu che le Forze armate israeliane rimangano dispiegate lungo il Corridoio di Filadelfia. Negoziatori israeliani e funzionari statunitensi hanno affermato che questa nuova richiesta rappresenta un ostacolo significativo per un possibile accordo.

L’Asse della Resistenza intanto continua a colpire obiettivi israeliani e internazionali sia dal Libano che nel Mar Rosso.

Le sirene dei razzi in arrivo dal Libano hanno suonato anche questa mattina nella città settentrionale israeliana di Kiryat Shmona e nelle comunità circostanti di Tel Hai e Kfar Yuval.

Nel Mar Rosso una nave petroliera, la Sounion, è stata colpita dai raid lanciati dagli Houthi afferma l’Operazione Aspides dell’Unione Europea. Tuttavia, non è chiaro se la nave sia ancora in fiamme. Un cacciatorpediniere francese ha raccolto i 29 marinai della petroliera.

La nave, diretta al porto israeliano di Eilat, ha affermato di essere stata avvicinata per la prima volta da due piccole imbarcazioni con circa 15 persone a bordo e ha riferito di un breve scambio di colpi di arma da fuoco durante l’incidente a 77 miglia nautiche (142 km) a ovest del porto yemenita di Hodeidah, ha detto l’UKMTO, l’agenzia navale britannica.

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