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Hezbollah alza il livello delle regole di ingaggio

 Dopo quasi un mese dall’assassinio di colui che è stato descritto come il comandante dello Stato Maggiore di Hezbollah, Sayyid Fouad Shukr (Mohsen), e dopo il continuo scambio di bombardamenti tra Israele e Hezbollah, avvenuto quotidianamente, Hezbollah ha intrapreso un’operazione militare considerata la prima fase della risposta all’assassinio del suo comandante militare.

Questo omicidio era stato pianificato da Israele con un obiettivo chiaro per Benjamin Netanyahu, contemporaneamente all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. Ma perché la risposta di Hezbollah è stata considerata sia una risposta che non una risposta?

Questo è stato spiegato dal suo leader, Sayyid Hassan Nasrallah, nel suo discorso di domenica sera, quando ha denominato l’operazione “Il Giorno dei Quaranta”, poiché è avvenuta verso le cinque del mattino del 25 agosto, in occasione dell’anniversario di Husain ibn Ali, il martire della famiglia del Profeta Muhammad, probabilmente per incitare lo spirito della resistenza libanese.

In ogni caso, è importante notare che finalmente “la decisione è stata presa”, e Hezbollah ha risposto all’assassinio del suo comandante militare Mohsen, lasciando a Iran la decisione di rispondere o meno all’assassinio di Haniyeh.

Nel commentare il ritardo di Hezbollah nel rispondere per quasi un mese, Nasrallah ha spiegato che il ritardo era dovuto al fatto che Hezbollah voleva dare spazio ai negoziati tra Cairo e Doha per fermare la guerra a Gaza. Questo obiettivo è condiviso non solo da Hezbollah e Hamas, ma anche da tutto l’asse della resistenza, comprese le alleanze con l’Iran.

Tuttavia, come spesso accade, gli americani, insieme agli israeliani, hanno temporeggiato e usato questo tempo non per negoziati sostanziali, ma per rafforzare la loro presenza militare nella regione. Netanyahu vuole prolungare la guerra per rimanere al potere, sperando nell’elezione del suo amico di destra Donald Trump, ed è lui che pensa solo all’espansione del territorio di Israele.

Esattamente come pensano i fascisti ministri israeliani, come Itamar Ben Gvir, Bezalel Smotrich e lo stesso Netanyahu, e la maggior parte della cricca del Likud. Inoltre, hanno preso il tempo necessario per rafforzare la loro presenza militare nella regione con l’aggiunta di aerei Stealth e altro ancora.

 Successivamente, hanno iniziato a dire che la loro presenza militare aveva svolto la funzione di dissuadere l’Iran e Hezbollah dal rispondere. Nel frattempo, l’Iran e Hezbollah hanno utilizzato il loro tempo per arrivare a una soluzione ottimale che permettesse di rispondere senza trascinare gli americani in una guerra regionale con l’Iran.

Tra le numerose opzioni esaminate dai gruppi dell’asse della resistenza, tutte concordavano sul fatto, che raggiungere l’obiettivo di fermare la guerra avrebbe evitato all’Iran, a Hezbollah e allo Yemen di dover rispondere singolarmente agli attacchi diretti subiti a Teheran, Beirut e Hodeida.

C’era anche l’opzione di una risposta collettiva, che avrebbe significato aprire le porte dell’inferno su Israele con migliaia, o addirittura decine di migliaia, di missili e droni provenienti da tutte le direzioni, accendendo così la guerra regionale totale.

Tuttavia, l’opzione preferita era che ciascun membro rispondesse individualmente, mantenendo le attuali regole, senza permettere a Israele o agli Stati Uniti, di affermare di aver raggiunto la deterrenza, ovvero il silenziamento dei fronti di supporto, specialmente quelli yemeniti e libanesi.

L’annuncio di Hezbollah, di aver risposto all’assassinio di Fouad Shukr, ha chiarito la natura delle risposte dell’asse della resistenza: non ci sarà una risposta collettiva.

Così, i gruppi dell’asse della resistenza dimostrano di non volere una guerra regionale totale, preferendo invece fermare la guerra o farla continuare come una guerra di logoramento, con la possibilità che il fulcro della guerra si sposti, rendendo il conflitto con Hezbollah il fronte principale.

Per quanto riguarda le notizie secondo cui un altro paese potrebbe rispondere dopo Hezbollah, probabilmente si tratta dello Yemen, che è noto per la sua capacità di interrompere il traffico marittimo da e verso Israele attraverso il Mar Arabico e il Mar Rosso. Tuttavia, le capacità dei missili e dei droni yemeniti di raggiungere Israele sono limitate, a causa della distanza geografica, stimata a oltre 1.800 chilometri.

La risposta di Hezbollah allevia la pressione sull’Iran, che ha dichiarato, tramite il suo ministro degli Esteri, di preparare una risposta ufficiale e legale, che prevede la presentazione di una denuncia contro Israele presso la Corte Internazionale.

Una risposta militare arriverà dopo una preparazione adeguata. Hezbollah e l’Iran hanno osservato l’allerta e il panico all’interno di Israele, in previsione di una risposta e hanno “esagerato” nel prendersi il tempo necessario per infliggere il massimo danno possibile a Israele, sia economicamente che moralmente.

Tuttavia, la risposta di Hezbollah, che è ancora in sospeso, come abbiamo detto, è stata spiegata da Hassan Nasrallah come una prima fase della risposta all’assassinio di Shukr, lasciando intendere che ci potrebbero essere fasi successive, che potrebbero avvenire nei prossimi giorni o settimane.

La seconda fase è stata l’invio di droni verso la base di Glilot e il quartier generale della divisione 8200 vicino a Tel Aviv, completando così la risposta all’assassinio di Shukr, anche se potrebbe essere necessaria un’ulteriore risposta. Come si può interpretare questo enigma?

Nasrallah ha risposto confutando la falsa narrazione israeliana di un attacco preventivo che avrebbe sventato la risposta di Hezbollah, affermando che tutto dipende dal fatto che i droni abbiano raggiunto i loro obiettivi.

L’attacco di Hezbollah era composto da due fasi: la prima consisteva nel lanciare 340 razzi Katyusha su 11 siti nel Golan e in Galilea, con l’obiettivo di distrarre la cupola di ferro per facilitare la seconda fase, ovvero l’invio di droni verso i loro obiettivi vicino a Tel Aviv.

Israele ha affermato di aver impedito il raggiungimento degli obiettivi, ma Nasrallah ritiene che i droni abbiano raggiunto i loro bersagli e che l’operazione abbia ottenuto il suo scopo. Se dovesse emergere che i droni non hanno colpito le due basi israeliane, Hezbollah potrebbe dover rispondere nuovamente. L’importante è che la situazione di conflitto sul campo è ancora in corso.

A Gaza, la resistenza continua nonostante le perdite, soprattutto tra i combattenti, e la rabbia popolare contro i crimini israeliani ha permesso a Hamas di reclutare un numero di combattenti molto superiore rispetto a quelli caduti. In questo modo, Hamas non è scomparsa da Gaza, e il discorso sul “giorno dopo” si è dissolto.

I negoziati di Biden sono in una fase di stallo, in attesa che Hamas si arrenda, accettando le condizioni imposte da Netanyahu, che includono il mantenimento dei valichi di Philadelphia e Netzarim, e non la fine della guerra, ma una semplice tregua temporanea, riducendo il numero e la tipologia dei prigionieri palestinesi inclusi nell’accordo.

La risposta di Hezbollah implica, innanzitutto, che la risposta dell’Iran non sarà più intensa di quella di Hezbollah, ma sarà naturalmente più forte rispetto a quella di aprile scorso, cioè non sarà solo una risposta simbolica.

In secondo luogo, la risposta non ha aperto la strada a una guerra regionale, poiché gli Stati Uniti stessi hanno dichiarato che affrontare Hezbollah è responsabilità primaria di Israele, mentre il compito dell’America è affrontare l’Iran solo nel caso in cui scoppiasse una guerra totale.

Tuttavia, ciò che Hezbollah e Israele sono abituati a definire “regole d’ingaggio” ora significa che queste regole sono cambiate, con il cessare della pressione globale su Israele e la continuazione dei suoi crimini di guerra quotidiani.

La possibilità che i droni raggiungano Tel Aviv e l’interruzione del funzionamento dell’aeroporto di Lod indicano che Hezbollah potrebbe aumentare la pressione reale su Israele nei prossimi giorni, senza necessariamente trascinare gli Stati Uniti in una guerra contro l’Iran.

In realtà, l’asse della resistenza ha ancora molte sorprese per Israele in questa guerra di logoramento, a condizione che gli Stati Uniti vengano neutralizzati e il loro intervento limitato al sostegno militare con munizioni e supporto politico, mantenendo un coinvolgimento a distanza nel Mar Rosso in uno scontro con lo Yemen.

 Tra le tattiche che hanno innalzato il livello delle regole d’ingaggio vi è l’invio di attentatori suicidi da parte di Hamas e della Jihad a Tel Aviv, Netanya e Gerusalemme Ovest, una possibilità prevista fin dall’inizio della guerra.

 * Giornalista opinionista del giornale Al Ayyam.  

https://www.al-ayyam.ps/ar/

Traduzione Bassam Saleh

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